Augusto Cernigoj Grafico – Opere uniche e rare
A trent’anni dalla sua scomparsa la Galleria Cartesius rende omaggio ad Augusto Cernigoj
( Trieste1898-1985), indimenticato e straordinario artista legato alla cultura slovena , ma di statura autenticamente mitteleuropea, con una rassegna di opere grafiche uniche e rare.
Comunicato stampa
A trent’anni dalla sua scomparsa la Galleria Cartesius rende omaggio ad Augusto Cernigoj
( Trieste1898-1985), indimenticato e straordinario artista legato alla cultura slovena , ma di statura autenticamente mitteleuropea, con una rassegna di opere grafiche uniche e rare. La Mostra si inaugura sabato 5 dicembre alle ore 18.
“Valentino Ponte ha raccolto per questa Mostra –scrive Franco Rosso nella presentazione- una serie di lavori grafici unici e realizzati tra il 1959 e la fine degli anni ’70 , che si rivelano una selezione molto utile per comprendere tutti gli aspetti della espressività creativa di Augusto Cernigoj. D’altronde acqueforti, puntesecche, xilografie, linoleografie, sono sempre stati gli strumenti più adatti per mettere alla prova le sue doti di sperimentatore, che lui interpretò sempre con intonazione disinvoltamente ironica, con quella leggerezza e distanza che è caratteristica dell’artista che conosce il mestiere. Una certa sbrigatività esecutiva nulla toglie al virtuosismo grafico e conferma l’approccio ironico, nomade e dialettico di Cernigoj con la grafica, sempre in polemica con un certo formalismo imperante. Spesso la struttura è “a griglia”, una soluzione introdotta dagli artisti delle avanguardie e fatta propria dall’appassionato costruttivista Cernigoj che vi riconosce un contenitore ideale di segni e frammenti, un alveare dove riporre esperienze, ricordi, idee, una sorta di paradigma provvidenziale in un mondo senza sosta e senza pace, dove l’impostazione bidimensionale e geometrica consegna all’artista l’autonomia e l’autenticità”.
AUGUSTO CERNIGOJ GRAFICO
Opere uniche e rare
5 – 23.12.2015
Galleria Cartesius
Trieste – Via Carducci 10
Orario: da martedì a sabato
10.30 –12.30 / 16.30-19.30
AUGUSTO CERNIGOJ –Opere grafiche uniche o rare
A trent’anni dalla sua scomparsa la Galleria Cartesius rende omaggio ad Augusto Cernigoj
( Trieste1898-1985), indimenticato e straordinario artista legato alla cultura slovena ( entrambi i genitori erano originari della Valle del Vilpacco) ma di statura autenticamente mitteleuropea.
Nel 1919 Augusto Cernigoy ha 21 anni, è appena rientrato dal fronte e accetta un lavoro come verniciatore di scafi navali al Cantiere San Marco di Trieste. Qualche anno dopo mette su famiglia e Gustavo Pulitzer Fanali, direttore dello studio di architettura Stuard lo riscatta dalle ristrettezze commissionandogli quadri e decorazioni per le celebri motonavi italiane Conte di Savoia, Victoria, Saturnia e Vulcania : si cimenta con figure di barche, di marinai, porti e porticcioli, ed è un tema che metaforicamente interpreta la preoccupazione dell’artista per il lungo viaggio che si appresta ad affrontare attraverso i mari e i porti dell’arte. Sarà un viaggio lungo più di sessanta anni, che si snoderà con sviluppo sinusoidale approdando ai porti del costruttivismo, del dada, dell’espressionismo, del realismo, del cubismo e dell’intera gamma dell’astrazione. Lui che era nato a Trieste, che aveva compiuto gli studi in una scuola austriaca, arruolato nell’esercito austriaco per partecipare alla prima guerra mondiale, per poi ritornare a Trieste italiana e sconvolta, emigrato a Postumia (nel frattempo diventata italiana) e infine approdato a Bologna per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, affronta la navigazione del mondo dell’arte con un indomito atteggiamento ludico nei riguardi delle manifestazioni artistiche ed esistenziali, con gaiezza e senso dell’humor, rimanendo sempre fedele ad una concezione artistica fondata sull’attiva partecipazione dell’arte nella sfera educativa e sociale, sempre proteso all’ invenzione di un sistema linguistico-espressivo adeguato al ritmo incalzante del progresso tecnico e scientifico, aggiornando costantemente in modo radicale il rapporto tra arte e vita, tra artista e società. Dopo il periodo costruttivista , che Cernigoj vive come interpretazione totale del mondo, come metodo didattico e strumento artistico utile alla rieducazione degli animi nel quale gli aspetti estetici sono al servizio degli ideali e della società “per comprendere la geometria psichica del tempo”, negli anni ’30 si immerge nella realtà: ma non è l’accettazione di un richiamo “all’ordine” imposto dalla contingenza politica, bensì la presa d’atto che l’espressione realista è l’unico mezzo rimasto per comunicare con il pubblico. Negli stessi anni, Cernigoj acquista un torchio calcografico con il quale stamperà per tutta la vita: ed è una scelta quasi anticipatrice di un nuovo progetto e sicuramente riflette la volontà di ritagliare un suo spazio, di avvicinare un nuovo pubblico –ancorchè limitato- con un antico mezzo di moltiplicazione delle immagini. Acqueforti, puntesecche, xilografie, linoleografie, diventano gli strumenti più adatti per mettere alla prova le sue doti di sperimentatore, che lui interpreta sempre con intonazione disinvoltamente ironica, con quella leggerezza e distanza che è caratteristica dell’artista che conosce il mestiere. Negli anni ’60 sperimenta nuove procedure grafiche: stampa su fondini di giornali e manifesti, prepara matrici senza incidere ma aggiungendo solo materiali collanti per creare rilievi, si avvicina alla “collografia” in un misto di tecniche alla Goetz e Hayter. Valentino Ponte ha raccolto per questa Mostra –ricordo una serie di lavori grafici unici o comunque rari, realizzati tra il 1959 e la fine degli anni ’70 , che si rivelano una selezione molto utile per comprendere tutti gli aspetti della espressività creativa dell’artista. Una certa sbrigatività esecutiva nulla toglie al virtuosismo grafico e conferma l’approccio ironico, nomade e dialettico di Cernigoj con la grafica, sempre in polemica con un certo formalismo imperante. Spesso la struttura è “a griglia”, una soluzione introdotta dagli artisti delle avanguardie e fatta propria dall’appassionato costruttivista Cernigoj che vi riconosce un contenitore ideale di segni e frammenti, un alveare dove riporre esperienze, ricordi, idee, una sorta di paradigma provvidenziale in un mondo senza sosta e senza pace, dove l’impostazione bidimensionale e geometrica consegna all’artista l’autonomia e l’autenticità. Quell’artista riconoscibile in un film che Alessio Zerjal alcuni anni fa ha dedicato ad Augusto Cernigoj, il quale -nella fase finale della pellicola – esegue un disegno colorato. Quando questo è terminato, anche l’artista appare interamente colorato come il suo disegno: alla fine straccia il suo lavoro e lancia i fogli di carta al vento. Quello che rimane nel finale è soltanto l’artista, trasformato dal suo stesso lavoro, colorato cioè del suo stesso disegno.
Avrebbe certamente sottoscritto i versi di Andrei Voznesenskij: Nel secolo della ragione e dell’atomo,/ noi siamo gli ostetrici del nuovo./ Questa sorte infernale / ci si addice e ci piace”.
Franco Rosso
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