Avanguardia Russa
85 importanti opere dell’Avanguardia russa
giungono per la prima volta in Italia dai musei regionali russi, in un emozionante dialogo
con la collezione di icone di Intesa Sanpaolo.
Comunicato stampa
“Ricomporre la storia dell’Avanguardia russa costituisce ogni volta una nuova sfida, che può offrire inedite prospettive o distruggere ormai radicati pregiudizi,
che si mescola alla conoscenza della storia delle idee o che sollecita lo sguardo ‘innocente’ del nuovo spettatore” (Nicoletta Misler e John E. Bowlt).
E in effetti la mostra che si apre l’11 novembre prossimo negli spazi delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari,sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, propone
un racconto assolutamente inedito del fenomeno dell’Avanguardia russa – per approccio e opere esposte – cogliendone la pluralità espressiva, ma anche i filoni tematici principali
e soprattutto la suggestiva matrice comune.
Per la prima volta, infatti, il pubblico italiano potrà ammirare 85 opere dell’Avanguardia russa che provengono dai Musei regionali di Ivanovo, Kostroma, Jaroslav’ e Tula.
Un’occasione dunque importante, promossa da Intesa Sanpaolo, CSAR - Centro di alti Studi sulla Cultura e le Arti della Russia all’Università Ca’ Foscari di Venezia (costituito nel marzo 2011),
Foundation for Interregional Projects di Mosca, Ivanovo Art Museum e organizzata nell’ambito dell’Anno dellaCultura e Lingua russa in Italia e della Cultura e Lingua italiana in Russia.
L’iniziativa, su progetto di Mikhail Dmitriev, Presidente della Foundation for Interregional Projects, con il sostegno e il patrocinio del Ministero della Cultura della Federazione Russa e del
Governo della Regione di Ivanovo e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica italiana, vanta il coinvolgimento della città e del territorio grazie alla collaborazione con il Comune di Vicenza.
Le opere esposte testimoniano il gusto e le scelte degli stessi protagonisti dell’Avanguardia, che agli inizi degli anni Venti tentarono la formazione utopistica di Musei di Cultura Pittorica diffusi su tutto il territorio;
o, viceversa, opere “rinnegate” dal potere sovietico, dagli anni Trenta in avanti, quando, guardate con sospetto e paura, vennero inviate nei fondi dei musei regionali e lì dimenticate fino agli inizi degli anni Novanta.
Così, se di solito la nostra conoscenza delle tendenze artistiche che si susseguono in Russia all’inizio del Novecento è affidata a una serie di notissimi capolavori
e a pochi prestigiosi protagonisti, Kandinskij, Malevič, Rodčenko, pure presenti in mostra con lavori chiave (pensiamo al Cuneo viola di Kandinskij, alla fondamentale opera suprematista di Malevič del 1915
dal Museo di Ivanovo o a Composizione n 61 di Rodčenko del 1918), la lunga serie di inediti esposti a Vicenza consente di osservare il fenomeno dell’Avanguardia russa
da nuovi punti di vista, con nuove chiavi di lettura. Che significa anche: mettere in luce figure ancora poco conosciute e che acquisiscono nuovo valore come Olga Rozonova
(lei insieme alle altre artiste definite dal poeta cubo-futurista Benedikt Livčic “vere Amazzoni, cavallerizze scite”) o evidenziare tematiche essenziali per la storia dell’Avanguardia russa,
come quella del rapporto con l’arte popolare e la pittura di icone.
E in effetti, a Palazzo Leoni Montanari la mostra – curata da Silvia Burini direttore dello CSAR, da Giuseppe Barbieri direttore della scuola dottorale inter-ateneo in Storia delle Arti di Ca’ Foscari,
da Mikhail Dmitriev e Svetlana Volovenskaja, rispettivamente direttore e curatrice dei programmi della Foundatiom for Interregional Projects –
sviluppa una puntuale quanto sorprendente comparazione visuale e semantica con le straordinarie icone russe della collezione permanente di Intesa Sanpaolo,
la più importante raccolta privata,in tal senso, dell’Europa Occidentale.
Un dialogo affascinante che evidenzia le radici – orientali – e rivela le dinamiche della memoria.
I protagonisti dell’Avanguardia russa, pur nella loro pluralità espressiva – resa palese dal titolo stesso diquesta mostra – hanno cercato di costruire, dalle fondamenta, un nuovo modello di società e di mondo;
ma questo nuovo mondo s’innesta su radici lontane e profonde. L’icona è l’origine, la matrice, sia dal punto di vista formale
– la cosiddetta prospettiva rovesciata, le inedite associazioni cromatiche, l’enorme laconismo combinato con un’enorme tensione plastica – sia da quello spirituale.
Ciò diventa palese nel confronto tra alcune icone scelte e le opere del gruppo del “Fante di quadri” e dei cosiddetti “neo primitivisti”;
appare potentemente nella “nuova” iconostasi proposta al primopiano della Galleria, con al centro l’opera di Rodčenko (Composizione n. 61) e ai lati l’Arcangelo Michele e l’Arcangelo Gabriele del XVI secolo, provenienti da Tver;
emoziona, laddove alcune opere dell’Avanguardia vengono letteralmente “immerse” nella collezione permanente di icone di Palazzo Leoni Montanari
che assume, come è evidente, un aspetto inedito nel confronto con le bellissime opere di Kandinskij qui collocate.
Ma sono molte altre ancora le suggestioni offerte da questa mostra, che intende innanzitutto mettere in luce le due tendenze principali della ricerca artistica, interna al fenomeno dell’Avanguardia:
la prima più vicina all’espressionismo e più frammentaria nelle manifestazioni, pensiamo a Gončarova, Filonov e Kandinskij,
la seconda prossima al cubo-costruttivismo e certamente più omogenea nei suoi esponenti di punta, – Malevič, Tatlin, Rodčenko – e nei loro seguaci.