Babi Badalov
Spesso, nella frontiera tra l’Oriente e l’Occidente, la cultura opera come uno strumento per la diplomazia politica e clientelare. Di fronte a questo sterile status quo, Badalov propone un’esplosione di diversità dialogica – ai limiti tra calligramma e slogan, poesia e politica – nell’unico linguaggio comune che tutti possono capire, la libertà che rappresenta l’espressione artistica.” Juan Pablo Macias
Comunicato stampa
"Il lavoro di Babi Badalov si materializza dagli scontri culturali che testimonia nel suo spostamento tra geografie e lingue diverse. Apolidia, proveniente dell’Azerbaijan, paese nei confini tra l’occidente e l’oriente, tra post-comunismo e neo-capitalismo, il suo lavoro è un piano d’articolazioni di situazioni di cultura. Calligrafie, immagine, oggetti, suoni e sogni, conformano il palinsesto di una Babilonia frammentata e stressata geopoliticamente.
Il suo tragitto è una critica constante all’omologazione culturale che frantuma in pezzi uguali l’eterogeneità della vita.
Il progetto proposto per CARico MAssimo, prevede un intervento pittorico a muro, tele, disegni e collage, articolando una critica a quest’omologazione culturale e all’abuso nei sistemi di legittimazione artistica.
Spesso, nella frontiera tra l’Oriente e l’Occidente, la cultura opera come uno strumento per la diplomazia politica e clientelare. Di fronte a questo sterile status quo, Badalov propone un’esplosione di diversità dialogica - ai limiti tra calligramma e slogan, poesia e politica – nell’unico linguaggio comune che tutti possono capire, la libertà che rappresenta l’espressione artistica." Juan Pablo Macias