Balestrini | Sauer | Pavlensky
Frittelli arte contemporanea inaugura la stagione estiva con tre mostre dedicate a tre artisti diversi per generazione e tipologie operative, legate idealmente dalla riflessione su tematiche politiche ed esistenziali, dall’indagine sui meccanismi del potere e sulle forme di controllo e censura insite nella comunicazione e negli spazi architettonici della società contemporanea.
Comunicato stampa
Frittelli arte contemporanea è lieta di invitarvi all’inaugurazione delle mostre
Nanni Balestrini
Vogliamo tutto
in collaborazione con Fondazione Mudima, Milano
Eva Sauer
A meditation on violence
Pyotr Pavlensky
439754
in collaborazione con Galleria PACK, Milano
21 giugno – 8 settembre 2018
Luogo / Frittelli arte contemporanea, via Val di Marina 15 - Firenze
[email protected] [email protected]
telefono + 39 055 410153
Inaugurazione / giovedì 21 giugno
ore 18 apertura mostre
ore 18.30 presentazione
ore 20 aperitivo
ore 21 Il pubblico della poesia reading performance a cura di Rosaria Lo Russo
con Giusi Merli, Gianna Deidda, Rosanna Gentili, Rosaria Lo Russo, Fausto Berti e Matteo Zoppi
live electronics Francesco Perissi con la collaborazione di Tempo Reale
Orari di apertura / lun-ven ore 10 - 19 sab-dom su appuntamento
Artisti: Nanni Balestrini, Eva Sauer, Pyotr Pavlensky
Frittelli arte contemporanea inaugura la stagione estiva con tre mostre dedicate a tre artisti diversi per generazione e tipologie operative, legate idealmente dalla riflessione su tematiche politiche ed esistenziali, dall'indagine sui meccanismi del potere e sulle forme di controllo e censura insite nella comunicazione e negli spazi architettonici della società contemporanea.
Nanni Balestrini. Vogliamo tutto, in collaborazione con Fondazione Mudima (Milano), presenta la produzione visiva di Nanni Balestrini (Milano, 1935) degli anni '70 e '80, che ricostruisce – come scrive Manuela Gandini nel testo che accompagna la mostra – l’atmosfera sociale e politica degli anni di piombo e di quelli reaganiani. Dal cupo susseguirsi di parole pesanti, piene di petrolio e inquietudine, ai più colorati e apparentemente leggeri collage e gouache degli anni Ottanta. La visione di Vogliamo tutto – titolo espropriato al libro cult di Balestrini (1971) che ispirò intere generazioni con la storia dell’operaio Alfonso – è la sintesi delle illusioni umane e dell’incontrastato potere della rappresentazione mediatica. Le frasi e le lettere sminuzzate sono apocalittiche e leggere a un tempo. Con una buona dose di veggenza, questi lavori anticipano l’avvento della virtualità e delle sue insidie. Il manifestarsi di quel tecno-mondo antropofago fatto di video e parole che si mangiano il reale.
Le Stanze ospitano la personale di Eva Sauer (Firenze, 1973): A meditation on violence è una ricerca sugli spazi architettonici pubblici. Alcuni mostrano come i vari detentori del potere, attraverso il tempo, hanno costruito muri, barriere ed edifici in tal modo che attraverso l’architettura possano imporre regole, controllare i cittadini ed infine fare propaganda per il “reggente”.
Altri invece raccontano delle infiltrazioni mafiose nelle ditte costruttrici – testimoni sono vari incompiuti architettonici costruiti con materiale talmente scarso che le forze dalla natura, levigando scale, insinuandosi attraverso piante le cui radici spaccano il cemento troppo sabbioso, hanno trasformato gli edifici in sculture.
A meditation on violence si interroga sulla mentalità umana, ma anche sulla natura stessa: In molte immagini del cinema distopico, la natura dilagante riconquista ciò che le è stato tolto: un processo questo, che infonde una sensazione di pace e sicurezza. Tuttavia se osserviamo più attentamente, vediamo le piante soffocarsi a vicenda nel tentativo di conquistare un posto alla luce. Il ritorno apparentemente pacifico alla natura non è altro che una lotta per la sopravvivenza e la continuità. L'umanità persegue questa lotta su un piano diverso; ma a differenza di altri animali e piante, lasciamo tracce: infinite rovine.
Le Stanze fanno da sfondo anche alla cronaca per immagini di alcune delle azioni più estreme dell’artista russo Pyotr Pavlensky (Leningrado, 1984), la cui pratica artistica è mossa dalla volontà sincera di concentrare l’attenzione su ingiustizie sociali e politiche nella Russia odierna e per esteso mettere il dito su grandi temi quali la politica, i diritti umani, la censura e la libertà di espressione e di pensiero. Il titolo della mostra realizzata in collaborazione con la Galleria PACK (Milano), 439754, rappresenta il numero assegnatogli in carcere dove attualmente si trova in attesa di giudizio in seguito alla sua ultima azione in cui ha dato fuoco alla porta della sede di Banque de France in Place de la Bastille a Parigi. Saranno presenti in mostra fotografie in grande formato e diversi scatti documentativi che raffigurano attimi di 5 azioni diverse, realizzate nell’arco di 5 anni. L’arte di Pyotr è non-commerciale: per onorare il suo pensiero, le opere non sono in vendita.
Il pubblico della poesia è una sintesi appassionata della poesia balestriniana di quel decennio cruciale per il nostro Paese che va dal 1969 al 1979: anni in cui i poeti lottavano con la collettività per riprendersi il mandato sociale del loro discorso politico, etico e estetico, con la parola che poteva agire come fiore utopico di sovversione e pratica di sovvertimento in irrisioni beffarde, stralunate e giocose, nel ritmo travolgente e totalizzante della poesia come performance, della poesia come bene pubblico oltre che per il pubblico, della poesia come musica della parola: gli anni della "cometa rossa" Demetrio Stratos, eroe epico di una trasformazione soffocata ma irreversibile. Nescit vox missa reverti: come scrisse Orazio; la poesia quando è tale segna un'epoca con suono immortale. La poesia epica di Balestrini ha attraversato il secondo Novecento con la sua voce forte e unica, cantando la nascita, la vita e il passaggio dalla prassi rivoluzionaria e della fantasia al potere agli anni del riflusso; una "leggenda giovane" è l'avanguardia di Nanni Balestrini, una leggenda che continua a riecheggiare e produrre nuovi poemi.
L'evento è realizzato in collaborazione con Teatro delle Arti (Lastra a Signa, FI) e Tempo Reale (Firenze).
Per informazioni:
www.frittelliarte.it
www.teatropopolaredarte.it
www.temporeale.it
Frittelli arte contemporanea inaugura la stagione estiva con tre mostre dedicate a tre artisti diversi per generazione e tipologie operative, legate idealmente dalla riflessione su tematiche politiche ed esistenziali, dall'indagine sui meccanismi del potere e sulle forme di controllo e censura insite nella comunicazione e negli spazi architettonici della società contemporanea.
Nanni Balestrini. Vogliamo tutto, in collaborazione con Fondazione Mudima (Milano), presenta la produzione visiva di Nanni Balestrini (Milano, 1935) degli anni '70 e '80, che ricostruisce – come scrive Manuela Gandini nel testo che accompagna la mostra – l’atmosfera sociale e politica degli anni di piombo e di quelli reaganiani. Dal cupo susseguirsi di parole pesanti, piene di petrolio e inquietudine, ai più colorati e apparentemente leggeri collage e gouache degli anni Ottanta. La visione di Vogliamo tutto – titolo espropriato al libro cult di Balestrini (1971) che ispirò intere generazioni con la storia dell’operaio Alfonso – è la sintesi delle illusioni umane e dell’incontrastato potere della rappresentazione mediatica. Le frasi e le lettere sminuzzate sono apocalittiche e leggere a un tempo. Con una buona dose di veggenza, questi lavori anticipano l’avvento della virtualità e delle sue insidie. Il manifestarsi di quel tecno-mondo antropofago fatto di video e parole che si mangiano il reale.
Le Stanze ospitano la personale di Eva Sauer (Firenze, 1973): A meditation on violence è una ricerca sugli spazi architettonici pubblici. Alcuni mostrano come i vari detentori del potere, attraverso il tempo, hanno costruito muri, barriere ed edifici in tal modo che attraverso l’architettura possano imporre regole, controllare i cittadini ed infine fare propaganda per il “reggente”.
Altri invece raccontano delle infiltrazioni mafiose nelle ditte costruttrici – testimoni sono vari incompiuti architettonici costruiti con materiale talmente scarso che le forze dalla natura, levigando scale, insinuandosi attraverso piante le cui radici spaccano il cemento troppo sabbioso, hanno trasformato gli edifici in sculture.
A meditation on violence si interroga sulla mentalità umana, ma anche sulla natura stessa: In molte immagini del cinema distopico, la natura dilagante riconquista ciò che le è stato tolto: un processo questo, che infonde una sensazione di pace e sicurezza. Tuttavia se osserviamo più attentamente, vediamo le piante soffocarsi a vicenda nel tentativo di conquistare un posto alla luce. Il ritorno apparentemente pacifico alla natura non è altro che una lotta per la sopravvivenza e la continuità. L'umanità persegue questa lotta su un piano diverso; ma a differenza di altri animali e piante, lasciamo tracce: infinite rovine.
Le Stanze fanno da sfondo anche alla cronaca per immagini di alcune delle azioni più estreme dell’artista russo Pyotr Pavlensky (Leningrado, 1984), la cui pratica artistica è mossa dalla volontà sincera di concentrare l’attenzione su ingiustizie sociali e politiche nella Russia odierna e per esteso mettere il dito su grandi temi quali la politica, i diritti umani, la censura e la libertà di espressione e di pensiero. Il titolo della mostra realizzata in collaborazione con la Galleria PACK (Milano), 439754, rappresenta il numero assegnatogli in carcere dove attualmente si trova in attesa di giudizio in seguito alla sua ultima azione in cui ha dato fuoco alla porta della sede di Banque de France in Place de la Bastille a Parigi. Saranno presenti in mostra fotografie in grande formato e diversi scatti documentativi che raffigurano attimi di 5 azioni diverse, realizzate nell’arco di 5 anni. L’arte di Pyotr è non-commerciale: per onorare il suo pensiero, le opere non sono in vendita.
Il pubblico della poesia è una sintesi appassionata della poesia balestriniana di quel decennio cruciale per il nostro Paese che va dal 1969 al 1979: anni in cui i poeti lottavano con la collettività per riprendersi il mandato sociale del loro discorso politico, etico e estetico, con la parola che poteva agire come fiore utopico di sovversione e pratica di sovvertimento in irrisioni beffarde, stralunate e giocose, nel ritmo travolgente e totalizzante della poesia come performance, della poesia come bene pubblico oltre che per il pubblico, della poesia come musica della parola: gli anni della "cometa rossa" Demetrio Stratos, eroe epico di una trasformazione soffocata ma irreversibile. Nescit vox missa reverti: come scrisse Orazio; la poesia quando è tale segna un'epoca con suono immortale. La poesia epica di Balestrini ha attraversato il secondo Novecento con la sua voce forte e unica, cantando la nascita, la vita e il passaggio dalla prassi rivoluzionaria e della fantasia al potere agli anni del riflusso; una "leggenda giovane" è l'avanguardia di Nanni Balestrini, una leggenda che continua a riecheggiare e produrre nuovi poemi.
L'evento è realizzato in collaborazione con Teatro delle Arti (Lastra a Signa, FI) e Tempo Reale (Firenze).
Per informazioni:
www.frittelliarte.it
www.teatropopolaredarte.it
www.temporeale.it