Baran – Urbanità fuggenti

Informazioni Evento

Luogo
VILLA BADOER
Via Giovanni Tasso , Fratta Polesine, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
01/04/2015
Contatti
Email: melaniaruggini@gmail.com
Artisti
Baran
Generi
fotografia, personale

Dopo Progetti bruciati l’artista veneziano Baran si rimette in gioco, stavolta usando come mezzo espressivo la fotografia. Urbanità fuggenti è il titolo del nuovo ciclo di opere, realizzato in quei luoghi urbani ove è più presente l’opera dell’uomo.

Comunicato stampa

Dopo Progetti bruciati l'artista veneziano Baran si rimette in gioco, stavolta usando come mezzo espressivo la fotografia. Urbanità fuggenti è il titolo del nuovo ciclo di opere, realizzato in quei luoghi urbani ove è più presente l’opera dell’uomo.
Gli scatti di Baran si potranno apprezzare in anteprima all'interno della manifestazione Polesine Fotografia, dove saranno esposti nella splendida cornice di Villa Badoer, a Fratta Polesine, dal 1 al 12 aprile.
Mentre dal 15 aprile faranno tappa nello studio Spazi Aperti di Adria, dove rimarranno fino al 30 giugno.

Nella sua esperienza da architetto, Baran ha sviluppato un rapporto molto profondo, quasi simbiotico, con la dimensione urbana e con il territorio in cui l'uomo agisce e si confronta quotidianamente. Dalla sua analisi dei luoghi, egli è giunto alla conclusione secondo la quale l'uomo contemporaneo non è più in grado di percepire realmente il mondo in cui vive, abbagliato com'è dalla tecnologia e dal mondo virtuale della rete.
Nel suo sguardo disincantato e razionale, Baran è convinto che l'uomo abbia difficoltà a percepire la dimensione spaziale della città, nelle sue più piccole sfumature, come la luce che filtra da un vicolo o le ombre che crea un portico.

In queste fotografie, l'artista predilige la ripresa da terra e in movimento, trascinando con sé, nel suo tragitto urbano, la macchina fotografica. Con la ripresa fotografica, Baran esplora e fa proprio il soggetto per poi distaccarsene progressivamente. E' nell'assenza di definizione del soggetto che l'artista scopre la vera essenza delle cose, che dovrà stimolare a sua volta lo spettatore ad un lavoro psicologico ed introspettivo, di analisi e riflessione sul proprio essere e sul proprio divenire.
Queste immagini, prive di contrasti e di nitidezze, caratterizzate da colori privi di saturazione, avvolgono lo spettatore in una sorta di limbo dell’immaginario.

Come spiega Baran in riferimento alla nuova serie di opere: “In questa società l’artista ha il compito di trovare una nuova dimensione e aiutare l’uomo ad uscire dalla condizione di passività in cui versa. L'artista dovrà quindi entrare in una condizione ascetica e spirituale per ricercare l’essenza della vita, quella sintesi che potrà stimolare il suo simile a guardarsi dentro, ad avere consapevolezza di sé, comprendendo che la sua vera natura è quella di vivere il presente”.

Urbanità fuggenti non raccontano un luogo, stimolano piuttosto l'uomo a ritrovare l'essenza della propria dimensione urbana, rivelando micro tracce di un'architettura o di un luogo usuale, che tuttavia l'osservatore recepisce con estraneità, non avendolo fatto proprio attraverso l'intima conoscenza. In questo processo indotto di riappropriazione dei luoghi, l'artista fa intravvedere alcuni dettagli, concentrandosi maggiormente sulle sfumature degli oggetti, e conducendo l'osservatore verso un percorso introspettivo depurato da immagini precostituite e finite. In questo cammino verso la consapevolezza del rapporto uomo- architettura, Baran si annulla per favorire la comunicazione tra l'opera e il fruitore, arrivando ad affermare: “l'artista non sono io”.

Biografia
Baran (nome d’arte di Andrea Barasciutti) è artista ed architetto. Nasce a Venezia nel 1964 in una famiglia di artisti; nel 1992 si laurea in architettura. Gli oltre vent’anni di professione lo portano a maturare un’architettura artigianale fatta di dettagli, matericità ed equilibrio, occupandosi anche di restauro monumentale e approfondendo tematiche storiche ed archeologiche. Affiancata all’architettura c’è sempre la sua arte, fatta di disegni, pittura, scultura, fotografia ed installazioni. Nel 2011 si ritira nella campagna ferrarese e decide di cambiare rotta: rendere pubblica la sua profonda espressione intellettuale e culturale, ossia la sua arte, che era rimasta latente dietro il mestiere palladiano. Dopo lunghe ricerche ed elaborazioni nel campo della pittura e della scultura informale risalenti agli anni giovanili, la sua arte diventa sempre più concettuale. Con il ciclo “Margini”, Baran riflette sulla condizione umana di emarginazione e di vuoto sociale, segnando la tela solo ai bordi del suo biancore. Con il ciclo “Progetti Bruciati” denuncia, con tele, sculture ed installazioni, lo stato corruttivo della politica italiana ed il perverso meccanismo degli appalti. Nel 2015 abbandona colori, forme e storie personali per dedicarsi alla ricerca dell’essenza con sculture, installazioni e fotografie, in cui rinuncia al suo io dedicandosi solamente alla centralità del fruitore dell’opera, diventato ormai il vero protagonista del suo fare. Le sue opere iniziano ad essere esposte nel 2013 presso importanti fiere e gallerie con notevoli riscontri di critica e pubblico, in particolare a Roma, Padova, Vienna e Budapest. Nel 2014 espone con successo a Londra e nel 2015 presso il Septem Maria Museum di Adria.