Barbara Bloom / Joan Jonas
La Galleria Raffaella Cortese è lieta di presentare la terza mostra personale dell’artista americana Barbara Bloom, che coinvolgerà due dei tre spazi espositivi della galleria, e la seconda mostra personale in galleria dell’americana Joan Jonas, pioniera riconosciuta della performance e del video.
Comunicato stampa
La Galleria Raffaella Cortese è lieta di presentare la terza mostra personale dell'artista americana Barbara Bloom, che coinvolgerà due dei tre spazi espositivi della galleria. In mostra saranno opere inedite, concepite e realizzate appositamente per l'occasione.
L'Assenza e la sua rappresentazione sono state, per quasi 40 anni, un tema costante di ricerca e indagine nel lavoro di Barbara Bloom. Impronte digitali, tracce di rossetto, filigrane, macchie di tè, impronte di passi, testi invisibili, cancellature, depennamenti, Braille ed ellissi... sono le sue forme e i suoi oggetti preferiti. Questi legami tra il visibile e l'invisibile sono da sempre una presenza frequente nella ricerca dell'artista. Un aspetto altrettanto incisivo del lavoro di Barbara Bloom è rappresentato dal suo rapporto con la Letteratura e, in particolare, con i libri e i testi dei suoi autori preferiti che vengono utilizzati come "portatori di senso" e di cui spesso Bloom suggerisce dettagli impliciti nelle sue opere. L'artista ha più volte dichiarato che avrebbe potuto essere una scrittrice, probabilmente una romanziera, ma in qualche modo è finita a fare la cosa sbagliata (e ha involontariamente "accettato" di essere un'artista visiva).
Nello spazio n.7, sette tappeti di una tonalità grigio-verdeacqua aleggiano in bilico a diverse altezze dal pavimento. Ogni tappeto presenta sulla sua superficie un pattern di punti in rilievo che formano un testo in Braille. L'artista ha deciso di utilizzare testi descrittivi che accentuassero la complessità e la malinconia nella "lettura" dell'opera: un cieco dalla nascita, infatti, pur comprendendo il testo non potrà avere un'immagine visiva di ciò che il testo descrive; una persona vedente, invece, non leggendo il Braille, potrà semplicemente osservare l'oggetto.
Gli scritti che Bloom ha scelto sono una vasta gamma di descrizioni del tempo e delle condizioni atmosferiche, ossia un qualcosa che influisce su tutti noi e che tutti noi possiamo percepire. Appartengono a diversi autori e sono dunque trattati con stili diversi: Raymond Chandler, André Gide, James Joyce, Gabriel Garcia Marquez, Cormac McCarthy, Haruki Murakami; in più, un riferimento autobiografico nella descrizione delle statistiche meteorologiche di Los Angeles l'11 luglio, 1951 alle 2am (il suo luogo e data di nascita).
Nello spazio n.1 è esposta la serie fotografica Works for the Blind. Ogni lavoro è la fotografia di un'illusione e su ognuno è riportata una frase in Braille. La stessa frase è anche stampata, bianco su nero, a parole ma nelle dimensioni di un francobollo. Le immagini e i testi (di Wittgenstein, Barthes, o Dorothy Sayers) fanno riferimento alla difficoltà di vedere le cose per quello che sono realmente, ma pochissime persone saranno in grado di leggere l'opera nella sua completezza. I vedenti potranno osservare la fotografia dell'illusione (anche se non comprenderanno com'è stata realizzata), ma la maggior parte non percepirà il senso del testo, troppo piccolo da leggere; i non vedenti, invece, potranno leggere il testo (il plexiglass è tagliato in corrispondenza del testo in Braille, che può essere toccato), ma non potranno osservare la fotografia. L'unica cosa chiara è che ognuno di noi è cieco.
In questo spazio è esposta anche la serie fotografica Eyes Closed. Bloom ha passato molto tempo in sale cinematografiche nel mondo, per cui, in un modo o nell'altro, gran parte dei film che ha visto erano sottotitolati e quelle parole erano sempre approssimazioni inadeguate dei dialoghi; tuttavia, l'autorità loro conferita dall'essere scritte le rendeva più solide e strutturate del dialogo fugace.
Barbara Bloom è nata nel 1951 a Los Angeles. Vive e lavora a New York. Il suo lavoro è stato esposto in importanti istituzioni quali: Museo Boymans van Beuningen, Rotterdam; Stedelijk Museum, Amsterdam; Museum of Contemporary Art, Los Angeles; La Biennale di Venezia; Kunstverein München, Monaco; Art Gallery of New South Wales, Sydney; The Serpentine Gallery, Londra; Kunsthalle di Zurigo; Württembergischer Kunstverein, Stoccarda; Carnegie Museum of Art, Pittsburgh;Leo Castelli Gallery, New York; SITE Santa Fe;Louisiana Museum of Modern Art, Danimarca; La Bienale de Venezuela, Caracas; Museum Friedricianum, Kassel; Parrish Art Museum, Southampton; Wexner Center for the Arts; Cooper-Hewitt Design Museum; International Center of Photography, New York; Martin-Gropius-Bau, Berlino; The Jewish Museum, New York.
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Joan Jonas
via a.stradella 4
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Raffaella Cortese è lieta di presentare la seconda mostra personale in galleria dellamericana Joan Jonas, pioniera riconosciuta della performance e del video.
A partire dagli anni 60, ha posto la soggettività femminile al centro del proprio lavoro, attraverso un complesso repertorio linguistico fatto di gesti, narrazione e immagini in movimento. Sperimentatrice instancabile, Jonas esplora le possibilità insite nella natura interdisciplinare dell'arte: una caratteristica che l'ha resa un punto di riferimento per artisti delle più giovani generazioni.
Le opere più recenti di Joan Jonas si concentrano principalmente sulla fragilità della natura e il suo rapporto con la dimensione umana, come in Reanimation, in parte ispirato agli scritti dell'autore islandese Halldór Laxness, e They Come to Us without a Word, la sua grande installazione alla 56a Biennale di Venezia, solo per citarne alcune.
Nelle sue installazioni, video e performance, nulla è semplicemente descritto, ma piuttosto evocato attraverso i sensi. "Anche se l'idea del mio lavoro riguarda la questione di come il mondo stia così rapidamente e radicalmente cambiando, non analizzo il soggetto direttamente o in modo didattico", ha dichiarato Jonas. "Piuttosto, le idee sono evocate poeticamente attraverso i suoni, le luci e laccostamento di immagini di bambini, animali e paesaggi."
La mostra in galleria vuole rendere omaggio al riconoscimento internazionale che Joan Jonas ha avuto in questultimo periodo: dalla sua grande mostra itinerante Light Time Tales presentata inizialmente allHangar Bicocca di Milano e ora in mostra alla Malmö Konsthall alla sua straordinaria installazione nel Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia.
L'artista presenterà una serie di opere provenienti direttamente dallinstallazione della Biennale, un video e un wall drawing concepito appositamente per le pareti dello spazio espositivo in via Stradella 4.
Joan Jonas nasce a New York nel 1936. Vive e lavora a New York.
Negli ultimi 15 anni è stata docente di Arti Visive al MIT ed è attualmente Professor Emerita nel Programma del MIT di Arte, Cultura e Tecnologia (ACT) allinterno della facoltà di Architettura + Pianificazione. Nel 2009 l'artista ha ottenuto il primo premio annuale Lifetime Achievement Award del Guggenheim. Nel 2015, ha rappresentato gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia, dove ha ricevuto una menzione speciale.
Jonas ha avuto retrospettive all'Hangar Bicocca, Milano (2014) e Malmö Konsthall, Malmö (2015), Queens Museum of Art di New York (2003), Staatsgalerie, Stuttgart (2000), e allo Stedelijk Museum, Amsterdam (1994). Ha esposto a Documenta V, VI, VII a Kassel. Le è stata commissionata uninstallazione e successiva performance dal titolo Lines in the Sand per Documenta XI, ricreata poi alla Tate Modern di Londra, e presso The Kitchen, New York nel 2004. Ha inoltre esposto e presentato performance in istituzioni come: Haus der Kulturen der Welt, Berlino; Sigmund Freud Museum, Vienna; Dia:Beacon, Beacon, New York; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Museu d'Art Contemporani de Barcelona; Le Plateau e Jeu de Paume/ Hotel de Sully, Parigi; Renaissance Society, University of Chicago, Chicago, Illinois.