Barbara Nahmad – Eden
Barbara Nahmad propone nella mostra momenti di vita quotidiana in città, nelle scuole, nelle strade, nei kibbutz a margine del deserto, accostandoli a immagini più intime di un mondo che era – a tutti gli effetti – molto giovane.
Comunicato stampa
Un quartetto è un microcosmo. È una sintesi dell’intera
esperienza umana. Al suo interno nasce una fratellanza
forzata nella quale sono tenuti sotto controllo tutti gli
istinti umani, una fratellanza che è una condizione necessaria
in ogni comunità che vuole portare a termine il proprio compito.
L’arte non può comunicare la realtà come i cinegiornali.
Non ha nemmeno la forza di falsificarla.
Al massimo potrà proporre una sintesi distillata di prospettive e relazioni umane.
Nathan Shaham
Il Museo Ebraico di Bologna (MEB), in occasione della Notte Europea dei Musei, inaugura sabato 21 maggio la mostra «EDEN» di BARBARA NAHMAD.
Curata da Vittoria Coen, la mostra raggiunge Bologna dopo Tel Aviv - dove ha riscosso un ottimo consenso nel 2014 – Como e Milano, e sarà l’evento della Notte Europea dei Musei, che, ormai da anni, rappresenta un appuntamento di grande rilevanza nella programmazione primaverile del Museo ebraico. La Notte Europea dei Musei si svolge in tutti i paesi firmatari della convenzione culturale del Consiglio d'Europa.
EDEN è dedicata al periodo dei primi anni Cinquanta in Israele e invita con delicatezza i visitatori ad un’osservazione priva di pregiudizi di un periodo poco conosciuto.
EDEN come l’inizio di un nuovo mondo, come visione del futuro aldilà della realtà contingente, paradiso in terra a cui approdare in cerca di una nuova vita, luogo in cui i sogni diventano veri. Infanzia di una nazione.
Ma anche luogo di forti ideali e conflitti, e di desiderio, non solo per gli ebrei della diaspora, ma per ciascun popolo e singolo essere umano alla ricerca del proprio spazio vitale.
Trentacinque opere, alcune di grandi dimensioni, in un allestimento non comune; una pittura evocativa che concede molto alla morbidezza delle forme, senza alcuna insistenza iperrealistica.
Barbara Nahmad propone nella mostra momenti di vita quotidiana in città, nelle scuole, nelle strade, nei kibbutz a margine del deserto, accostandoli a immagini più intime di un mondo che era – a tutti gli effetti – molto giovane. L’artista coglie suggestioni tra vecchi libri e ricordi, foto di famiglia e rotocalchi di quei tempi così pionieristici: sguardi e luoghi in cui iniziò una nuova storia, che può aiutare, tra l’altro, a comprendere anche l’impasse e l’esigenza di rinnovamento dell’Europa dei nostri giorni.
L’Israele di quei tempi, fu un mondo pieno di giovani, di ragazzini scalzi, a scuola o intenti a giocare per strada, sulla sabbia, nel deserto, emblemi di pura vita e immaginazione. Un mondo in cui tutto era nuovo. Colpiscono, in queste opere, i volti degli uomini, pionieri scuriti dal lavoro nei campi, una mano sull’aratro e l’altra sui libri. Colpiscono i volti di donne e ragazze, decise, emancipate, capaci di organizzare il lavoro e la quotidianità domestica e consapevoli del loro ruolo nella continuità del popolo ebraico. Colpiscono i volti dei tanti bambini che procedono insieme senza paura, con o senza gli adulti, come accade nel kibbutz.
È intorno al kibbutz infatti che ruota tutta la vera originalità di quegli anni, sia come pensiero sociale e politico, sia come utopia realizzata attraverso la società collettivista, come se tutti insieme, grandi e piccoli potessero crescere più liberi e più forti.
Barbara Nahmad utilizza le vecchie foto come «oggetti trovati» per poi scavarli con la pittura, svuotando, sottraendo, tenendo solo ciò che è necessario al suo racconto scarno ed essenziale. Il riferimento con le immagini di partenza è sempre più distante, le figure più imprecise, i paesaggi solo disegnati, con una linea flebile. La tecnica antica dell’olio su tela, in questo vuoto silenzioso è come se tornasse a parlarci, sussurrando all’orecchio come fanno i bambini tra loro, che si può fare qualcosa. Anche noi, nella Vecchia Europa.
Vittoria Coen nella presentazione in catalogo scrive: «La pittura si conserva in tutta la sua pienezza, ma in una dimensione di effetto monocromo da cui nascono dipinti che sembrano di sabbia. Le immagini raccontate da Nahmad ricche di partecipazione, sono evocative e realistiche al tempo stesso. Il fascino degli ocra e dei grigi, di ombre e di improvvisi guizzi di luce valorizza l’intensità di un vissuto attraverso la varietà dei volti, delle espressioni nella fatica, a volte nelle privazioni di una vita spartana ma incredibilmente proiettata verso il futuro».
BARBARA NAHMAD | BIOGRAFIA
Barbara Nahmad è nata nel 1967 a Milano, dove vive e lavora. Si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1990.
Principali mostre personali: 2000 / Studio d'Arte Cannaviello a cura di Alberto Fiz; 2005 / Yesterday Now, Fondazione Bandera, Milano; 2005 / Tavole della Protesta, Istituto italiano di Cultura, Ljubljana, Slovenia; 2008 / Canto General, Ermanno Tedeschi Gallery, Milano e Roma; 2010 / All'ultimo respiro, Ermanno Tedeschi Gallery, Milano; 2013 / Galerie De Tween Pauwen, Den Haag, The Nederlands / 2014 Eden, Ermanno Tedeschi Gallery, Tel Aviv; 2015 / Eden quando tutto il mondo era giovane, Spazio Natta, Como; 2016 / Eden, Federico Rui Arte Contemporanea, Milano.
Principali mostre collettive: 2000 / PAC, Milano; 2004 / XIV Quadrenniale di Roma, Anteprima, Torino; 2007 / Arte italiana 1968-2007 Pittura, Palazzo Reale, Milano; 2007 / New reality painters, PAC, Milano; 2009 / Face to Face, Dètournement Venise 2009, 53ima Biennale di Venezia, Venezia; 2009 / Campolungo, L’orizzonte sensibile del Contemporaneo, Complesso Monumentale del Vittoriano, Roma; 2011 Elevazioni e permutazioni, Museo Ebraico, Venezia; 2015 / Imago Mundi, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Fondazione Cini, Venezia.