Barbara Nejrotti – Antologica d’incanto
La mostra “Antologica d’incanto” racconta e delinea il percorso creativo che Barbara Nejrotti compie a partire dal 2014, con la messa a punto del suo linguaggio espressivo attraverso una peculiare tecnica di cucitura, plasmando così il suo stile originale.
Comunicato stampa
La mostra “Antologica d’incanto” racconta e delinea il percorso creativo che Barbara Nejrotti compie a partire dal 2014, con la messa a punto del suo linguaggio espressivo attraverso una peculiare tecnica di cucitura, plasmando così il suo stile originale e unico. Nel primo periodo di attività artistica sono le emozioni umane e l’affinamento della tecnica a prevalere, facendo emergere la profondità del suo iniziale linguaggio. L’arte figurativa che si esprime in questa fase trasmette il desiderio di connettersi all’altro, attraverso l’empatia che crea con un percorso molto coinvolgente. Durante il lockdown del 2020, quando la vita si ferma, l’artista si trova a un bivio, rappresentato proprio da quella tela cucita al telaio. Affascinata e ispirata dall’opera del Maestro Leonardo Mosso, scopre nelle geometrie leggere un nuovo linguaggio. La geometria diventa ricerca di perfezione e di equilibrio, coinvolgendo profondamente il sentimento umano. L’artista si libera della razionalità, esplorando un percorso di equilibrio e purezza. Le opere in questa fase sono prevalentemente bianche ed esprimono questa ricerca inconscia. Attraverso l’arte della cucitura sulla tela, Nejrotti cattura il tempo in un momento eterno. Ora i suoi quadri, ispirati agli Spazialisti del Novecento, vanno oltre, creando uno spazio-tempo unico. Le figure geometriche cucite proiettano ombre che diventano la rappresentazione tangibile di un tempo ‘fermo’. Ogni spessore tra le tele è un tassello di questa dimensione temporale, una testimonianza visiva dell’arte che coniuga passato, presente e futuro.
Dieci anni di sperimentazione dunque, raccontati in modo cronologico attraverso tre sezioni, ognuna connotata da una lettura critica Un progetto espositivo fortemente voluto da Luigi Mazzardo che l’artista conosce nel 2018, in occasione della Mostra curata da Liletta Fornasari alla Galleria d’Arte Contemporanea di Arezzo.
Liletta Fornasari esamina infatti il primo percorso figurativo dell’artista, incentrato soprattutto sulle emozioni dell’essere umano. Nella sezione successiva, intitolata “Fluttuazioni Quantiche Dinamiche Spazio-Tempo”, Luigi Mazzardo presenta un’analisi approfondita del lavoro dell’artista e del sentimento che lo pervade. Vittorio Rachetti contribuisce con una visione complessiva del percorso creativo dell’artista.
Spazio Musa è un luogo contemporaneo nel centro storico della città di Torino ed è frutto di un intervento di restauro molto suggestivo. Luigi Mazzardo ha scelto questo luogo per celebrare i dieci anni di attività di Barbara Nejrotti.
Barbara Nejrotti vive e lavora a Torino. Dopo anni dedicati alla sperimentazione, nel 2014 trova la propria dimensione espressiva fondendo insieme diverse tecniche, dalla lavorazione del legno al cucito, dalla pittura al taglio. Con lei nasce la “tecnica dello spessore”, di cui è depositaria, per mezzo della quale, sia concettualmente che fisicamente, sutura le figure in modo tale che mantengano spessore nella trama delle opere. Dopo il debutto nel 2015 con la Galleria A.muse, nel 2016 con la curatela di Ermanno Tedeschi realizza la sua prima personale e partecipa a numerose mostre collettive in Italia e all’Estero, tra le quali nel 2017 al Parlamento Europeo di Bruxelles e nel 2018 alla Chagall House di Tel Aviv. Dal 2019 collabora con la Galleria Ferrero di Ivrea con cui partecipa anche ad un’esposizione collettiva alla Clen Gallery di New York. Dal 2020, dopo l’incontro con il Maestro Leonardo Mosso, organizzato dal noto Designer Enrico Baleri, passa definitivamente all’astrazione di matrice spazialista.
“Nelle opere straordinariamente eleganti di Barbara Nejrotti, l’abilità, mai scissa da una profondità intellettuale spirituale, è il frutto di un atto creativo manifestatosi quasi per caso e poi diventato espressione di un’interiorità profonda e desiderosa di essere raccontata.“
Liletta Fornasari, Storica e critica d’arte
“Un delicato minimalismo strutturale sottende a un fondamentalismo radicale: una fede indubitabile nella rivelazione dell’arte come pratica di tessitura infinita di relazioni. Una composizione meticolosamente strutturata in un ritmo di moduli ripetuti e contrapposti, annodati con una tecnica antica di filamenti leggeri ma tenaci, in grado di resistere alle stagioni dei monsoni e di attraversare gli uragani della storia. C’è un’intelligenza latente nei materiali più docili, c’è tutta la pazienza e la resilienza che occorre per passare per la cruna di un ago“.
Vittorio Raschetti, Giornalista e critico d’arte
“L’intento di Barbara Nejrotti è di dare forma a energie nuove che vibrano nel mondo e in ogni momento di personale emozione, dove la presa di coscienza dell’esistenza di nuove forze e inedite necessità porta a considerare gli strumenti tradizionali in modo altro, trasformando la tela da palinsesto a struttura portante e base di accadimenti”.
Luigi Mazzardo, Curatore della mostra con Maria Libera Amato