Basta che non si sassi in giro

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE PER L'ARTE
Via del Mandrione, 105 • HUB 5 • 00181 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
18/11/2014

ore 19

Artisti
Derek Di Fabio, Manuel Scano, Giovanni Sortino
Curatori
Daniela Bigi
Generi
arte contemporanea, collettiva

Derek Di Fabio, Manuel Scano Larrazábal e Giovanni Sortino, scelti tra quanti si sono mossi negli spazi progetto con quell’attitudine al confronto, all’autorganizzazione, alla ricerca, che ha accompagnato il rifiorire della dimensione indipendente, provengono da percorsi autonomi.

Comunicato stampa

Con la seconda residenza/cantiere del Progetto Mandrione dedicato alla scena emergente italiana, il grande capannone di via del Mandrione 105, sede della Fondazione per l’Arte, dalla metà di ottobre è tornato a farsi spazio operativo, luogo di verifica e realizzazione di idee progettuali, grazie alla presenza di tre artisti particolarmente stimati all’interno del panorama dell’arte che sta prendendo forma in questi anni.

Derek Di Fabio, Manuel Scano Larrazábal e Giovanni Sortino, scelti tra quanti si sono mossi negli spazi progetto con quell’attitudine al confronto, all’autorganizzazione, alla ricerca, che ha accompagnato il rifiorire della dimensione indipendente, provengono da percorsi autonomi, da geografie distanti e si esprimono con forti differenze, eppure c’è un terreno comune che essi percorrono, indagano, c’è un filo che lega i loro interessi, le loro amicizie, le loro necessità poetiche e che li porta di tanto in tanto a ritrovarsi, in Italia come in altri paesi d’Europa, e a condividere contesti ideativi ed espositivi.

I tre artisti – invitati da Daniela Bigi, ideatrice e curatrice del Progetto Mandrione – sono arrivati in Fondazione alla metà di ottobre, e di giorno in giorno hanno trasformato il grande spazio vuoto in un personalissimo studio collettivo, dove tra i materiali e gli strumenti di lavoro, gli oggetti trovati in giro o prestati/donati da altri artisti, le prove da scartare e le opere già finite con le quali costruire la mostra finale, hanno portato avanti un discorso molto più complesso di quanto non avessero potuto immaginare sulla carta, liberi di mettere in atto anche processi mai tentati e di confrontarsi con tecniche mai esplorate.
Sul fondo delle varie ricerche corrono alcune parole chiave, o forse parole in codice: isola, spiaggia, autentico, arcaico, colore, leggero, doppio, struttura – ma anche, di conseguenza – arcipelago, teatro, originario, pittura.

Il cantiere della Fondazione si è arricchito inoltre, come è ormai consuetudine, dei passaggi di figure del settore, tra artisti, collezionisti, galleristi, critici, curatori, tutti coinvolti per un confronto o, semplicemente, per la condivisione di un tempo o di un ragionamento, di giorno feriale e di giorno festivo, al di là dei ritmi e dei riti abituali. E si è anche animato per la collaborazione e l’amicizia di chi lavora da anni nei cantieri vicini e difende con orgoglio il carattere artigianale, produttivo, vivace di una delle periferie romane dalla storia più complicata. Un paesaggio sia umano che fisico stringente.

Il 18 novembre il capannone cambia volto, lo studio caotico torna a farsi spazio espositivo, e la mostra costruita tutti insieme per settimane trova ora il suo compimento e il suo display. Basti che non si sassi in giro, l’ironico titolo che l’accompagna, non necessita di spiegazioni, è l’intuito che deve fare da guida.

Questo secondo appuntamento del Progetto Mandrione si è avvalso del prezioso supporto di Banca Leonardo e Carioca.

PROGETTO MANDRIONE
Il Progetto Mandrione ha preso avvio lo scorso maggio con un primo appuntamento dedicato a Giuseppe Buzzotta, Gianluca Concialdi, Andrea Kvas, Vincenzo Schillaci.
Ideato e curato da Daniela Bigi, si prefigge di restituire, in modo diretto e a partire dal fare, il terreno di pensiero, la ricerca espressiva, i percorsi di approfondimento della generazione di artisti che sta segnando gli anni dieci, lasciandone affiorare, cantiere dopo cantiere, la fisionomia complessa, le traiettorie culturali, gli esiti formali.
Fondato sulla condivisione del luogo e del tempo del lavoro, il progetto si articola ogni volta in due step. In una prima fase, una residenza di un mese porta gli artisti a lavorare gomito a gomito alla realizzazione di una serie di opere e alla costruzione corale di una mostra. In un secondo momento, superata la fase produttiva, il cantiere cambia volto, cambia funzione, e si trasforma a tutti gli effetti in sede espositiva.

La Fondazione per l’Arte, impegnata in questo progetto di ricerca dedicato alla scena italiana, sta lavorando alla costruzione di una rete di realtà analoghe in ambito nazionale ed europeo, finalizzando le proprie energie alla valorizzazione degli artisti italiani e alla costruzione di progetti di scambio internazionale fondati sulla condivisione di percorsi e posizioni.

INFO: [email protected] • www.fondazioneperlarte.org

DEREK DI FABIO
“Mi interessa estendere le possibilità dei materiali al rapporto tra gli abitanti e gli oggetti di uno spazio, focalizzandomi sulla consistenza di queste relazioni in modo da rinforzare il soffice e disgelare ciò che è rigido. Il lavoro dovrebbe coinvolgere le persone come un gioco, qualcosa di complementare alle nostre vite, la cui esperienza ci permetta di rimodellare le nostre fonti e i materiali attorno a noi.
Sono nato nell’interland milanese nel 1987 ed ho studiato all’Accademia di Brera. Collaboro con Cherimus dal 2010 e dal 2012 lavoro con Isa Griese come 2008daughters, organizzando performance partecipative in forma di workshop.
Ho appena concluso d’orchestrare Yslands audioguide che esplora i confini che uniscono una comunità ad un luogo (Almanac Inn, Torino 2014).
Nel 2013 ho lavorato a due solo-show, When the sun is out, his house-shaped face bathes in it (Almanac Projects, Londra) e Free Range Winter Banana (Pavillon Social, Lucca).”

MANUEL SCANO LARRAZÁBAL
Di madre venezuelana e padre sardo, è nato a Padova il 27 ottobre 1981 e vive a Caracas dal 1983 al 1992. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e continua la sua formazione partecipando a workshop con artisti e curatori internazionali presso la Fondazione Spinola Banna e la Fondazione Antonio Ratti. Nel novembre 2011, partecipa a Torino ad uno strano esperimento di convivenza durato una settimana ideato da Roberto Cuoghi e Gian Antonio Gilli. Riflettendo sull’automatismo di quelle azioni svolte quotidianamente e riutilizzando gli stessi materiali fino al loro esaurimento, Manuel Scano oppure Manuel Larrazåbal o ancora Manuel Scano Larrazàbal, ridefinisce le proprie abitudini, e di conseguenza, la conformazione dell’opera ragionando sul concetto di appartenenza, sulla dislocazione del soggetto e sul suo contraddittorio destino. È il racconto di esodi senza riposo e delle peripezie senza fine di un’identità che si confonde e si dilata.
Tra le mostre personali: 2013, Man Uel Larr Azábal S Can!O, Room Galleria, Milano; 2012, Cleo Fariselli/Manuel Larrazábal, CRIPTA747, Torino; 2011, Mirror project n°2, Barriera, Torino. Tra le mostre collettive: 2014, Contromichael, Museo dell’Alto Garda Arco con MART, Arco; The Remains of the Day, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno; Corso Aperto, Fondazione Antonio Ratti, Como; 2013, Arimortis, Museo del 900, Milano; T-A-X-I, Almanac, Londra; 2012, RECORD, Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia; 2011, Posso errare, ma non di core, GC. AC, Monfalcone; 2010, Certo sentimento,Torino; SI Sindrome italiana, Le Magasin, Grenoble.

GIOVANNI SORTINO
“Giovanni Sortino nasce a Sant’Agata di Militello nel 1986 e vive a Galati Mamertino, un comune nel Parco dei Nebrodi, fino al 2004. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 2011 è studente alla Staatliche Hochschule für Bildende Künste Städelschule di Frankfurt/Main.
L’interesse di Giovanni è rivolto alla ricreazione di piccole differenze attraverso un uso alchemico di materiali, attese, processi, strumenti. Dalla scelta di un colore la sua pittura si fa sistema di passaggio fra strati e livelli, in cui si condensa lo scarto che svela il riferimento a un’identità. I suoi quadri sono come fette di formaggio svizzero, buoni da mangiare ma anche sistema grafico di un incidente (Ti voglio bene Caterina)”
Mostre personali: Gianluca, Ian, Paola, Ash, Giovanni, Jack y Strenz, Frankfurt/Main (2014), Ber_____la/fa, L’a Project space, Palermo (2013), Enhance yr spectrum (in collaborazione con Ian Edmonds), Gum studio, Torino (2012). Fra le mostre collettive: 2013 Apollo, Weltkulturenmuseum, Frankfurt/Main ; 2013 Crema di mente, Sala del Lazzaretto, Napoli; 2012 Polline e cerniere, Casa Morigi, Milano; 2011 A due passi dal mare, L’a Project space, Palermo.