Beatrice Meoni – Febbre
Con la mostra Febbre Beatrice Meoni presenta la sua recente produzione, un corpus di lavori che hanno come filo conduttore il fenomeno del tarantismo, che nell’intersezionalità dei suoi significati le dà la possibilità di sfiorare e percorrere una trama intricata di legami con la natura, con gli insetti, con i corpi, con la magia, con i riti collettivi, con le tradizioni popolari e con la danza. Si tratta di opere che segnano in modo più netto quella graduale evoluzione che sta investendo la sua pratica.
Comunicato stampa
Con la mostra Febbre Beatrice Meoni presenta la sua recente produzione, un corpus di lavori che hanno come filo conduttore il fenomeno del tarantismo, che nell’intersezionalità dei suoi significati le dà la possibilità di sfiorare e percorrere una trama intricata di legami con la natura, con gli insetti, con i corpi, con la magia, con i riti collettivi, con le tradizioni popolari e con la danza. Si tratta di opere che segnano in modo più netto quella graduale evoluzione che sta investendo la sua pratica.
Alla stregua delle tarantolate che una sola volta all’anno agivano fuori dall’ordine costituito, esprimendo in modo selvaggio, compulsivo e isterico le proprie angosce, Beatrice sconvolge l’ordine del suo linguaggio pittorico (quello a cui ci ha abituati), per mostrare ciò che prima rimaneva sotterrato nella sua psiche.
Questi dipinti ritraggono tutto il suo mondo, svelandolo nella sua apparente caoticità.
Non sono, infatti, solo delle rappresentazioni di oggetti, ma dipinti-confessione, autoritratti dell’artista in forma di composizioni di piccole cose che popolano in modo sempre più prepotente la dimensione del quadro.
Sono oggetti e immagini cerniera tra il dentro e il fuori, che provengono dal passato e dal presente, dalle parole, dai ricordi, dai desideri, dalle cose e dai corpi.
Piccoli souvenir, scarpe, bucce di banana, attrezzi da cucina, ritagli di giornale, libri, appunti e bambole di carta trovano una loro dimensione e una loro voce.
Si fa strada una metafisica del reale, dove la pittura è interpretazione e emersione dell’esperienza personale e collettiva, che si dà nella sua dimensione fisica, psicologica e spirituale.
Febbre, scrive Beatrice Meoni, come quella che scuote i corpi delle donne pugliesi morse dalla taranta, come quella che muove il pittore nel suo fare, il pittore per il quale la pittura è autenticamente un modo di vivere.
Beatrice Meoni (Firenze, 1960)
Vive e lavora a Sarzana (SP)