Behemoth. The deep surface
Riunendo opere degli artisti più diversi, per scelte poetiche e strutture formali, per luoghi di provenienza e contesti culturali, la mostra si presenta come un percorso “a volo radente” lungo la superficie dei lavori presentati.
Comunicato stampa
Riunendo opere degli artisti più diversi, per scelte poetiche e strutture formali, per luoghi di provenienza e contesti culturali, la mostra si presenta come un percorso “a volo radente” lungo la superficie dei lavori presentati. Una ricognizione che stimola la curiosità dello sguardo e ha come punto focale il puro dato visivo dell’oggetto artistico, la superficie, la texture, il pigmento, l'oggetto utilizzato come semplice elemento compositivo.
La mostra vuole essere un omaggio a Behemoth, il pesce cosmico, creatura mitica annoverata nel libro di Jorge Luis Borges Manuale di zoologia fantastica del 1957. Nel testo il pesce cosmico è l'ultima creatura sotto una serie di altre creature mitologiche che sostengono la terra, separandola dall'acqua e dall'oscurità. A questo soggetto l'immaginazione visionaria di Aldo Mondino ha donato un paio di lunghe gambe umane, di giacomettiana memoria nel 1969, e poi, riprendendo le forme dei bronzi di Degas nel 1995, come quella qui esposta.
La nuova creatura, cui le mani del poeta hanno così concesso di intraprendere un viaggio, accoglie i visitatori all'ingresso della galleria per accompagnarli in questo viaggio, insieme sospeso, reale e immaginario.
Si dice che Behemoth, aprendo per la prima volta i suoi occhi nell’aria, abbia scoperto il lento mutare della superficie marina che lo circondava. Nel suo sguardo sorpreso l’orizzonte era divenuto un caleidoscopio di colori che mutano per forma e per intensità; e che ad ogni passo il mondo sembrava scomporsi e ricomporsi nelle tessere di un mosaico che la luce rende vivo, visibile e segreto.