Benedetto Tozzi (1910-1968)
La mostra intende omaggiare e riscoprire la figura di Benedetto Tozzi (Subiaco 1910 – 1968), alla luce di un rinnovato interesse verso la pittura tra le due guerre e, in particolare, quella relativa alla cosiddetta “Scuola romana”.
Comunicato stampa
Benedetto Tozzi (1910-1968): dalla pittura tonale alla visione espressionista
Dal 3 luglio al 14 agosto 2016
A cura di Manuel Carrera
Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea
Piazza Santa Vittoria, 2
00022 Anticoli Corrado (Roma)
www.museoanticoli.it
Inaugurazione: 3 luglio 2016 ore 11:30
La mostra intende omaggiare e riscoprire la figura di Benedetto Tozzi (Subiaco 1910 – 1968), alla luce di un
rinnovato interesse verso la pittura tra le due guerre e, in particolare, quella relativa alla cosiddetta “Scuola
romana”. La mostra al Museo di Anticoli Corrado propone una selezione di opere che documenta l’evoluzione
artistica di Benedetto Tozzi, dal tonalismo venato di malinconia dei primi anni Trenta all’espressionismo
drammatico instillato dalle esperienze belliche vissute sulla propria pelle, anche attraverso un confronto con
alcuni dei protagonisti della pittura del suo tempo.
I moti dell’anima artistica di Benedetto Tozzi svelano un forte legame con la propria terra, dalla quale colse gli
aspetti più intimi legati alla liricità del paesaggio impervio solcato dal fiume Aniene e la sua Valle: una
connessione profonda con Subiaco e le sue memorie storiche, fonti d'ispirazione ma anche di acuta sofferenza di
fronte alle lacerazioni che la guerra inflisse alla sua città.
Lungo la Valle dell’Aniene, una costellazione di piccoli centri diede ospitalità ai tanti artisti italiani e stranieri che
dall’Ottocento in poi si dispersero nelle piccole comunità vallive: Cervara, Saracinesco, Cineto, ma soprattutto
Anticoli Corrado. Proprio Anticoli Corrado rappresentò per Benedetto Tozzi il cenacolo artistico più congeniale
alla sua personalità: un affollato atelier dove operavano personalità di primo piano, quali Fausto Pirandello, Attilio
Selva, Pietro Gaudenzi, Emanuele Cavalli, Giuseppe Capogrossi e molti altri, in grado di offrire occasioni di
confronto e dibattito sui temi della ricerca espressiva, nonché sul difficile clima politico di quegli anni. Vi erano
poi gli amici anticolani: Sergio Selva, Enrico Gaudenzi, i fratelli Toppi (Mario, Carlo e Margherita), con i quali
Tozzi instaurò una frequentazione fraterna che durò tutta la vita. Ancora oggi perdura il ricordo dei tanti
momenti nei quali la creatività artistica si confondeva con gli aspetti più bohemien della vita quotidiana in questo
singolare cenacolo, nel quale feste e baccanali avevano il sapore di un preludio liberatorio ai tragici eventi della
seconda guerra mondiale. Alcune opere di questi pittori saranno esposte in mostra per offrire una panoramica del
dialogo che intercorreva tra loro e il pittore sublacense.
Il catalogo della mostra sarà corredato di ricerche inedite e approfondite, frutto della collaborazione che in questa
occasione il Museo inaugura con la Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università “Sapienza”
di Roma.
BIOGRAFIA: Benedetto Tozzi (Subiaco 1910 – 1968)
Benedetto Tozzi nacque il 13 maggio del 1910 a Subiaco da famiglia borghese, una delle poche benestanti della
città, che lo mandò a studiare al Seminario dell'abbazia Benedettina di Subiaco.
Abbandonati in giovane età gli studi umanistici, si recò a Roma ove frequentò il Liceo artistico e l’Accademia di
Belle Arti. Si fece subito notare per le sue capacità, ereditate forse dal pittore Turri, bisnonno materno, e ben
presto ricevette degli incarichi prestigiosi. Lavorò difatti come disegnatore al Governatorato di Roma ove seguì
gli studi del piano regolatore della Capitale e collaborò con Mario Sironi, come vincitore di concorso, alla
realizzazione di opere pittoriche per varie manifestazioni governative. Erano quelli gli anni in cui il regime
fascista tendeva a dare di sé un’immagine di fastosa solennità e richiedeva la collaborazione degli artisti, in tale
ricerca di vaniloquente pomposità. Tozzi, però, anche se fece le sue prime esperienze in questo clima, ben presto
si pose in una situazione di fronda e si accostò al gruppo della Scuola Romana. Ma il desiderio di nuove
esperienze e l’esigenza di approfondire la sua ricerca lo portarono a lasciare Roma ed egli si recò dapprima in
Francia, poi a Tripoli ed a Trieste. Per incarico del Ministro della Cultura fu anche nell’isola di Rodi ove, insieme
a Pietro Gaudenzi, Mario Toppi ed Enrico Gaudenzi, affrescò la chiesa di S. Francesco con scene sulla vita del
Santo ed il castello, che divenne poi sede del Governatorato, con scene di genere sul lavoro e la vita familiare.
Ebbe modo così di conoscere gli artisti Afro, Mirko ed Alessandro Monteleone i quali operavano per lo stesso
castello di Rodi con pitture e sculture.
Tornato a Subiaco, frequentò gli artisti del cenacolo di Anticoli Corrado. Sposò la nobildonna Rosina Ciaffi dalla
quale ebbe sei figli. Insegnò per oltre vent'anni nella scuola media e nell'Istituto "G. Braschi" di Subiaco come
professore di disegno e storia dell'arte. Intorno a 1938 lasciò lo studio di Via Margutta n. 51 a Roma, che
condivideva con Pericle Fazzini, per recarsi in Francia. La sua esperienza francese la fece principalmente sulla
Costa Azzurra, il cui ricordo è presente in alcune opere dove predominano i toni rossi. La seconda guerra
mondiale disperse gli artisti del cenacolo di Anticoli Corrado e Tozzi andò a combattere, come ufficiale
d’artiglieria da montagna, sul fronte francese, a Pola, a Zara e a Trieste. Fu decorato con la Croce di Guerra al
valor militare con due Campagne effettive. La Fine della guerra lo colse in Francia, da dove tornò alla casa
sublacense a piedi e con mezzi di fortuna. Qui giunto, partecipò attivamente alla Resistenza con il gruppo
partigiano di liberazione nazionale dai nazi-fascisti della Valle dell’Aniene costituitosi dopo l’8 settembre del
1943. A Subiaco dopo i bombardamenti del maggio-giugno 1944 trovò una città distrutta, un mondo disfatto: Il
suo studio saccheggiato. Il paesaggio sublacense tutto macerie e rovine, le proprietà familiari devastate. Dopo la
guerra e le sue brutali conseguenze, venne con tragica puntualità la morte di alcuni familiari. L'animo sconvolto
dell'artista si riversò ancora una volta sulle tele e la pittura divenne violenta, lampeggiante, eppure proprio per
questo particolarmente apprezzata dalla critica del tempo, anche grazie alla sua assidua presenza a mostre
nazionali di rilievo.
Morì in preda ad una forte depressione il 14 agosto 1968, a soli 58 anni, all’ospedale “Arnaldo Angelucci” di
Subiaco.