Bergomum. Un colle che divenne città
Viaggio nella Bergamo romana. 40 anni di scavi in un archeoracconto.
Comunicato stampa
In arrivo la prima, grande mostra che ricompone in un racconto complessivo le tracce archeologiche della storia millenaria di Bergamo, unica città lombarda a nascere e crescere su un colle.
Il quadro frammentario restituito dai tanti ritrovamenti e dalla rete delle aree archeologiche riportati in luce da decenni di scavi sotto la pelle della città, oggi viene integrato dagli studi, dalla tecnologia interattiva e dalla realtà aumentata, per far riaffiorare dal sottosuolo l’immagine e la vita di Bergamo antica città romana.
Il visitatore si cala nei panni di un antico romano, che percorre il tragitto che conduce nel cuore di Bergomum. Un viaggio che è destinato a cambiare il modo di guardare la città.
Nell’arco di circa 40 anni sono stati condotti scavi archeologici nella Città Alta di Bergamo che hanno riportato alla luce le tracce di una millenaria occupazione del colle.
La quantità dei dati archeologici emersi fino ad oggi, integrati dagli studi geologici, petrografici, archeobotanici e antropologici, permette di delineare un quadro approfondito degli aspetti urbanistici, della componente sociale, delle attività economiche, dei contatti a breve e vasto raggio e delle forme dell’arte e della spiritualità.
Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo con il Civico Museo Archeologico e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, BERGOMUM. Un colle che divenne città, ospitata dal 16 febbraio al 19 maggio 2019 a Palazzo della Ragione nel cuore di Città Alta, è realizzata con la collaborazione dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Bergamo e di Fondazione Adriano Bernareggi, grazie al sostegno di Regione Lombardia e con il contributo di Provincia di Bergamo, Uniacque e Immobiliare Percassi.
Non una “tradizionale” mostra archeologica ma un archeoracconto che narra le vicende della città di Bergamo dalle origini all’età romana, e poi si fa mostra diffusa, in un gioco continuo di rimandi al vicino Museo Archeologico e alle aree archeologiche urbane in questi anni rese visitabili.
Il colle di Bergamo fu abitato fin dall’età del Ferro, ma è dall’intervento urbanistico e architettonico dei Romani che nacque Bergomum, una città romana a tutti gli effetti, dotata di tutti quegli elementi di spettacolarità tipici delle città d’altura, punto di riferimento di un vasto territorio solcato da percorsi commerciali e fonte di materie prime.
In mostra rivedremo Bergomum con il suo cardine e il suo decumano, il suo foro monumentale tra il Palazzo del Podestà e il Teatro Sociale, il teatro per la rappresentazione di tragedie e commedie nella zona più settentrionale di piazza Mascheroni, l’anfiteatro per gli amatissimi ludi gladiatorii nel giardino della Crotta, appoggiato alle pendici orientali del colle di San Giovanni, le botteghe (tabernae) e le terme pubbliche nell’attuale Piazza Mercato del Fieno dove trascorrere la giornata giocando a palla, curando il corpo, mangiando e bevendo, leggendo in biblioteca.
Bergomum era inserita in un sistema commerciale che la collegava anche ai luoghi più lontani dell’Impero, portando in città perfino marmo dalla greca isola di Taso, balsamari in vetro dall’area siro-palestinese e ostriche dalla costa pugliese. E poi l’ingegnoso sistema di acquedotti, fontane e cisterne, i luoghi di culto, le necropoli. E, naturalmente, le domus impreziosite di affreschi, pavimenti a mosaici, arredi preziosi, e i loro abitanti, i Bergomensi uomini e donne, padroni, liberti e schiavi. Dal cavaliere Publius Marius Lupercianus al commerciante Caius Statius Faustus, dal paedagogus Rubrius Teophilus con la moglie Septumia Prima agli schiavi Martia e Primula, dalle famiglie degli Antonii e dei Valerii al liberto Marcus Betutius.
L’allestimento della mostra, curato dall’architetto Silvana Sermisoni all’interno del Palazzo della Ragione, crea una sorta di mise en scène teatrale: come papiri srotolati nella sala di una biblioteca romana, carte bianche calano dall’alto, svelando passo passo i molteplici volti della Bergamo romana documentati da una selezione di oltre 450 reperti riportati alla luce dalle campagne di scavo: affreschi, mosaici, bronzi finemente lavorati, monete, un rarissimo balsamario in vetro, vasi, lucerne, lapidi, calici di vetro, statuette in terracotta dei gladiatori più in voga, oggetti di vita quotidiana, per la casa e la cura della persona.
Videoproiezioni, paesaggi sonori, Beacon che dialogano con i dispositivi mobili e installazioni interattive, curati da Studio BASE2, fanno emergere il colle di Bergomum dalle acque plioceniche, ci accompagnano dentro i luoghi della città romana con i suoi suoni e i suoi abitanti, ci immergono dentro antiche cisterne ricolme d’acqua, ci invitano a scoprire, strato dopo strato, le emergenze archeologiche rinvenute.
E nella Cinearena, curata da Lab80, i visitatori potranno assistere ai giochi gladiatori così come ricostruiti al cinema, dai film peplum degli anni ’60 e ’70 ad oggi.
Il percorso della mostra prosegue, poi, direttamente sul territorio urbano. Una piccola e conclusiva tappa espositiva è allestita anche nel vicino Museo e Tesoro della Cattedrale, dove lo scavo archeologico ha fatto affiorare alcune domus romane sopra le quali sono state edificate la cattedrale paleocristiana e, successivamente, quella romanica. Di qui prende il via un itinerario alla scoperta di tutte le emergenze archeologiche visibili e visitabili in Città Alta, tra le quali ci si potrà muovere in autonomia, guidati dalla App “Bergomum”. Sarà visitabile in orari definiti anche l’Area archeologica di vicolo Aquila Nera, solitamente chiusa al pubblico.
Accompagnano la mostra un catalogo pensato come strumento di divulgazione delle conoscenze archeologiche (Lubrina Bramani Editore), visite guidate da archeologi, conferenze di approfondimento, attività didattiche curate dal Centro Didattico Culturale del Museo Archeologico (prenotazioni a [email protected]).
Bergomum, inoltre, non è un’operazione a tempo, ma pensata in previsione del riallestimento del Civico Museo Archeologico, nel quale dopo il periodo espositivo il progetto sarà trasferito e reso permanente.