Bert Theis – Aggloville
Temi come urbanesimo sostenibile, ecologia politica e gentrificazione sono al centro della sua ricerca artistica che, da anni, cerca di contrapporsi allo sviluppo del modello urbano neoliberista in contesti geopolitici diversi, dall’Europa all’Asia Orientale.
Comunicato stampa
Venerdì 6 marzo, alle ore 18.00, nell’ambito del programma artistico 2015 del PAV e con il sostegno della Compagni di San Paolo, inaugura Aggloville, mostra personale di Bert Theis, a cura di Marco Scotini.
Il peculiare carattere del PAV, spazio interstiziale tra realtà urbana ed elemento naturale, tra i ritmi della metropoli contemporanea e quelli dettati dal susseguirsi delle stagioni, rende il museo scenario ideale per le opere dell’artista Bert Theis. Temi come urbanesimo sostenibile, ecologia politica e gentrificazione sono al centro della sua ricerca artistica che, da anni, cerca di contrapporsi allo sviluppo del modello urbano neoliberista in contesti geopolitici diversi, dall’Europa all’Asia Orientale. La stessa ricerca viene presentata al PAV con Aggloville, personale dell’artista che raccoglie maquettes, studi progettuali, video e stampe digitali su tela, sviluppati nel corso di venti anni di attività, a partire dal Padiglione Potemkin Lock, concepito per la Biennale di Venezia del 1995.
Gli elementi basici con cui Bert Theis interviene negli agglomerati pubblici e nei contesti sociali sono tratti dalle costruzioni tradizionali dei parchi, quali piattaforme e padiglioni. Ma ciò che caratterizza tali strutture è il fatto che esse delimitino un campo che, di fatto, è lasciato vuoto: introducono l’indefinito, l’incerto e il provvisorio nel cuore della distribuzione del tutto disciplinata della città contemporanea. Aprono uno spazio che si sottrae al controllo, un’area non qualificata in anticipo, ma ogni volta da ridefinire attraverso iniziative collettive. Ogni piattaforma è un enigma che porta lo spettatore/fruitore alla libera interpretazione della funzione e del senso che ad essa vorrà attribuire. Così le opere di Theis si offrono come dispositivi relazionali, capaci di creare comunità temporanee, a tramutarsi in teatri d’incontri e situazioni.
“Non c’è più ombra di dubbio: nel paradiso l’uomo nasce sdraiato, nudo sotto una palma”: con questa rivendicazione ironica del tempo originario, l’artista introduce il suo lavoro Le dita della mano, realizzato a Volterra nel 1998 e proposto nell’ambito di Aggloville in forma di maquette. Dieci isolette verniciate di bianco e nel formato di letto a due piazze ciascuna, sono accompagnate da una palma mediterranea ombreggia su di loro. Utopia settecentesca per eccellenza, l’isola deserta è la meta del viaggio, la promessa della fuga verso nuove terre, nuove avventure. E’ il risveglio dopo il naufragio e il ritorno del nostos allo stato di natura, al paradiso originario.
Per chi é coinvolto nei conflitti generati dalla trasformazione urbana neoliberista e nelle lotte per il diritto alla città, le domande fondamentali sono: Un'altra città è ancora possibile? Un'altra vita nelle nostre città è possibile? Aggloville visualizza queste domande agglomerando elementi diversi fra di loro: paesaggi coperti di giungla come quelli del Congo-Brazzaville, quartieri e isolati come quelli di Alphaville di Godard, sentieri immaginati come quelli di Dogville di Lars Von Trier.
Bert Theis (Lussemburgo, 1952) fa parte di quella generazione di artisti, emersi nel corso degli anni Novanta, che attraverso i loro lavori hanno creato nuove possibilità per le pratiche nello spazio pubblico. I suoi lavori hanno una dimensione filosofica, sociale e politica; la maggior parte di questi sono stati creati a partire da spazi specifici della città. Nel corso degli ultimi dieci anni, è stato tra gli organizzatori di due progetti a lungo termine, Isola Art Center e out-Office for Urban Transformation, entrambi riconducibili all'ambito del conflitto urbano tra gli abitanti del quartiere di Isola, il governo della città di Milano e una compagnia multinazionale statunitense.
Nell’ambito della mostra Aggloville, le Attività Educative e Formative propongono l’attività di laboratorio Green specific in cui le riproduzioni di particolari scenari urbani vengono rielaborate attraverso l’introduzione di un connettivo naturale, che genera un contesto ibrido e imprevedibile.
Un’idea trasformativa di zone specifiche, nelle quali il verde si riappropria di un suo spazio vitale, dando vita a un ambiente fecondo che genera nuove prospettive visive e narrative.