Betty Danon – Enigma di fondo
La galleria Tiziana Di Caro è felice di ospitare la seconda mostra personale nei suoi spazi di Betty Danon (Istanbul, TR, 1927 – Milano, IT, 2002) intitolata Enigma di fondo.
Comunicato stampa
La galleria Tiziana Di Caro è felice di ospitare la seconda mostra personale nei suoi spazi di Betty Danon (Istanbul, TR, 1927 – Milano, IT, 2002) intitolata Enigma di fondo, che inaugura sabato 24 novembre 2018, alle ore 19:00.
La mostra include una selezione di libri d'artista appartenenti a vari periodi della sua produzione e una serie di disegni realizzati nel corso degli anni Settanta. Queste opere seguono cronologicamente quelle presentate nell'ambito di Geometrie anni Settanta: tra logico e poetico, programmato e casuale, prima mostra dell'artista ospitata qui in galleria nel 2017.
In Geometrie anni Settanta: tra logico e poetico, programmato e casuale avevamo raccontato l'approccio che Betty Danon aveva avuto con l'arte, attraverso collage e pitture (tonali) geometriche, che partivano dal cerchio e il quadrato. Questi, nel tempo si sono sintetizzati e del cerchio non rimane che un punto, mentre del quadrato un lato, una linea. Punto e linea sono elementi di approdo, ma anche di partenza, e l'attitudine all'astrazione si enfatizza fino a lasciare il posto ad immagini visibili, ma anche udibili, con la trascrizione del suono attraverso le immagini.
L'espressione Enigma di fondo fa riferimento al processo del divenire, in dinamica interazione con l'imponderabile profondità dell'essere, una polarizzazione della realtà su cui Danon ha sempre riflettuto e di cui parla nella sua dichiarazione di poetica del 1975.
La mostra si apre con Poesie nel quadrato, un libro d'artista del 1973 che contiene cinque poesie organizzate graficamente nello spazio, appunto, di un quadrato. Danon abolisce gli spazi e le interlinee rendendo difficile la lettura dei versi, e manifestando la chiara intenzione di confondere la scrittura e le immagini, il senso delle parole e l'aspetto delle stesse.
Verso la metà degli anni Settanta Betty Danon fissa su un nastro il suono determinato dallo scorrere della punta di una matita su un foglio. Tracciando delle linee si aveva la possibilità di ascoltare il gesto dello scrivere. Questa azione divenne prima una performance e poi un libro.
Super L.P., questo è il titolo, fu pubblicato nel 1975 e racchiude una poesia in sette versi: punto-linea/soffio punto-linea/respiro punto-linea/spazio punto-linea/sospiro punto-linea/grido punto-linea/pausa punto-linea/silenzio. I versi non sono descritti solo con le parole, ma anche con l'alternarsi di punti e linee. Con questa azione/libro e utilizzando contestualmente parola e segno, Betty Danon racconta le tappe dell'esistenza umana, partendo dal primo soffio e terminando all'ultimo silenzio.
In mostra c'è un esemplare di Punto – linea, che Betty Danon considerava il suo libro più importante, perché, seppur in una estrema sintesi grafica, racchiude l'aspetto più determinante della sua poetica. Pubblicato nel 1976 Punto – linea parte da una “tautologia” che si vede in una pagina, dove tracciando una linea, l'artista scrive la parola “linea”. Questa traccia viene vista da Mirella Bentivoglio, la quale se ne innamora suggerendole di continuare a lavorare in questa direzione in cui i significanti e i significati si sovrappongono e sostituiscono. Il libro è la raccolta di alcune delle possibili composizioni in cui il punto e la linea si manifestano.
Lo stesso tema viene trattato anche in I & I pubblicato nel 1978. “Foneticamente I & I (io e io in inglese) mette in discussione la grammatica del soggetto, pone l'accento sullo sviluppo problematico dell'Io in crisi, nel suo complesso dialogare con l'”Altro io”, decisamente determinante in quanto “Ombra”' (Betty Danon, 1978).
Nel corso degli anni Settanta la ricerca sul segno e sulla parola continua a generare analogie e lavori sempre più vicini al confine tra l'astrazione e la rarefazione. Questo è il momento delle partiture asemantiche, opere di grande enfasi lirica in cui già si riconosce il concetto che precede le “partiture astratte”. Betty Danon racconta che dalle esperienze dei collages e delle pitture geometriche aveva conservato il punto e la linea, in qualità di elementi primari che sintetizzavano tutte le forme e, poeticamente, anche l'universo intero. Ad un tratto trasforma la linea in rigo musicale e il punto in nota, iniziando a lavorare utilizzando come base il pentagramma. Sovrappone la carta da lucido al foglio pentagrammato, per poi lavorare col pennino e l'inchiostro bianco eseguendo interventi manuali; le sovrapposizioni davano l'impressione della profondità, creando delle ombre che sembrano al contempo echi. Erano le Partiture Astratte con cui Betty Danon si è imposta sul panorama internazionale. Opere misteriose in cui l'arte non solo si guarda, ma si ascolta. Le partiture astratte sono la sintesi di una fissità geometrica data dalle linee del pentagramma e la fantasia lirica resa attraverso un'esperienza gestuale fatta di movimenti veloci, ma precisi e al contempo vivaci. “Erano simulacri di scritture tracciate sul pentagramma, che si presentavano con una certa fluidità e apparente coerenza. Le consideravo come una manifestazione di una dinamica interiore, spontanea e assolutamente inimitabile”. (Betty Danon)