Beyond Skin
Una mostra in cui temi quali trascendenza e misticismo, uniti a simbolismi di varia natura – intellettuali, etnici e religiosi – si dipanano in tre vie pittoriche dalle nature nettamente differenti ma inconsapevolmente convergenti verso uno spirito collettivo europeo fortemente attuale.
Comunicato stampa
Tube Culture Hall è lieta di presentare la mostra “Beyond Skin”, group show delle artiste Anousha Payne (1991, Londra), Tal Regev (1985, Londra) e Charlott Weise (1991, Görlitz) a cura di Maria Chiara Valacchi; una mostra in cui temi quali trascendenza e misticismo, uniti a simbolismi di varia natura – intellettuali, etnici e religiosi – si dipanano in tre vie pittoriche dalle nature nettamente differenti ma inconsapevolmente convergenti verso uno spirito collettivo europeo fortemente attuale.
Friedrich Shelling nel suo trattato dal titolo “Sistema dell'Idealismo Trascendentale” definisce Trascendentale quell’intuizione intellettuale con il quale l’IO crea, e allo stesso modo fa convivere, il complesso matrimonio tra stato conscio ed inconscio, di spirito in relazione con la natura circostante. Leggere il mondo è possibile solo grazie a questo unicum indivisibile ma allo stesso tempo ideale; un’astrazione che trova la sua forma di concretezza nella creazione dell'opera artistica dove – parafrasando lo stesso Shelling –tale intuizione divenuta finalmente obiettiva, si fa oggetto.
“Beyond Skin” è il titolo manifesto di una libera e lucida volontà di abbracciare, attraverso la pittura, un'armonica coscienza trascendentale; un momento estatico di illimitata e profonda consapevolezza di un universo sommerso fatto di intimità spirituali, ossessioni e molteplici riferimenti culturali. Anousha Payne, Tal Regev e Charlott Weise si spogliano degli strati più superficiali di ciò che le circonda e dei comodi cliché che l’Art System contemporaneo “prescrive” ai giovani artisti, per realizzare un flusso di immagini eteree, e spesso criptiche, necessarie a condividere la complessa e talvolta inconsapevole vastità dell’animo interiore.
Il lavoro di Anousha Payne è quello che si sofferma maggiormente sull’aspetto spirituale; nelle sue opere il rapporto con la componente “folk”, il simbolismo religioso e le sue potenzialità talismaniche è la costante imprescindibile che dà corpo ai suoi archetipi estetici dai significati volutamente ermetici, almeno ad una prima osservazione. Un'enigmaticità che è essa stessa incipit del suo processo creativo, e che trasferisce nelle sue tele grazie ad un sistema di libera associazione e di automatismo psichico, modellando delle vere e proprie icone svincolate da qualsiasi riferimento, o collocazione, spazio-temporale. Mani, serpenti, corpi liquidi, ma soprattutto la continuità delle sue linee che sembrano perennemente crescere e germogliare, tracciano una nuova grammatica, un vero e proprio alfabeto, forse così primitivo quanto la scrittura o forse così incredibilmente visionario da proiettarci nell’imponderabilità del futuro prossimo.
Se per Payne il corpo è un mezzo tramite il quale inviarci degli stimoli pseudo-narrativi, per Tal Regev il corpo è il mezzo perfetto per parlarci – paradossalmente – dell’incorporeità; la figura umana è sempre un’iridescente fonte di luce propria sull’orlo di una deflagrazione di particelle e la sua presenza costantemente immersa nell’impalpabilità di informi nubi cromatiche. Un ambiente ambiguo che, anche grazie alle sue eteree nuance pastello, ci illude di essere dinanzi ad una scena gioiosa e pacifica, sebbene, alla fine, esse tentino solo di velare la descrizione di stati psichici profondi come le tensioni irrisolte tra noi e il nostro corpo o lo squilibrio tra individualità e la collettività tutta. Una sintesi pittorica perfettamente in bilico tra delicatezza e inquietudine che, come nel ricordo di un sogno, si esplica più nell’assenza di elementi descrittivi – solitamente pochi e impalpabili – che nella sua costruzione di dettagli. Corpi e volti che interagiscono in forma ideogrammatica, linee ondulate come rettili, talismani a forma d’occhio e ancora riferimenti al mondo della biologia e della medicina, alle viscere umane e persino ai cambiamenti sociali in corso causa pandemia, ci vogliono stimolare a non sottovalutare la potenza delle forze invisibili, probabilmente anche energetiche, che ci circondano.
Una ricchezza iconografica presente anche nelle grandi tele di Charlott Weise ma, al contrario, quale convinta traduzione del mondo reale e per mezzo di una figurazione intuitiva e muscolosa, senza ripensamenti. Weise, questo reale lo fa chiaramente dipingere al suo inconscio; composizioni orgiastiche, metamorfiche, immaginifiche, storie contaminate dalla letteratura, il teatro e dai media con le quali abbraccia la complessità della storia del mondo e della pittura. Nel suo immaginario anche il mondo della femminilità ha un ruolo importante; per questo motivo ricorre spesso all’uso alcuni storici personaggi o stereotipi femminili, immersi in situazioni banali o stranianti. Essa (la femminilità) non si manifesta solamente al livello illustrativo ma anche dal punto di vista prettamente materico; ecco quindi l’uso alcuni tipici “strumenti” di bellezza come rossetti o trucchi – pigmenti anch’essi come quelli pittorici – che, insieme alla sua gestualità, sono il giusto connubio per parlare di se e della propria voce inconscia. I suoi dipinti sono come sogni anch’essi, chiare proiezioni oniriche inondate di illusioni e paure, ma dalle ripercussioni mnemoniche più ossessionanti.
“Beyond Skin” è una mostra dall’intensità intermittente e alla costante ricerca di differenti forme ipnagogiche che, convertite nella prodigiosa formula trascendentale di Shelling, ci parlano, senza mai svelarci troppo, del mondo, di noi e di ognuna di loro.
Opere di: Anousha Payne, Tal Regev, Charlott Weise
Anousha Payne (Londra, 1991)
Laureata al Camberwell College of Arts nel 2014. Le sue mostre più recenti includono A New Art World, Guts Gallery, London; The Fores Project Residency, London; A Protective Act, Platform Southwark, London;Vessels, Island Gallery,Bruxelles; Our ashes make great fertilizer, Public Gallery; Villa Lena, Tuscany (I); Fibra, Oaxaca; Disir, Kristian Day, London (UK); Into the Soft, C4 Projects, Copenhagen (DK); Something Else, Victoria Gallery, Samara, Russia; Papercuts by Kristian Day, Saatchi Gallery, London (UK); Something Else, Triumph Gallery, Moscow (Russia); Wild Encounters, Guest Projects, London (UK) and HOT MILK, Post_Institute, London (UK).
Tal Regev (Londra, 1985)
Dopo aver studiato alla Goldsmith Univeristy di Londra, ha conseguito la laurea al Royal College of Art nel 2017.
Nel 2019 ha ottenuto una borsa di studio a Roma dalla Derek Hill Foundation. Per il 2021 ha in programma una residenza d’artista presso la St. Moritz-Art Academy (Svizzera).
Tra le principali mostre personali e collettive ricordiamo: Alice Folker Gallery (Copenhagen, DK); Magazins généraux (Paris-Pantin, F); Unit 601f (New York, USA); Petits Serres (Paris, F).
Charlott Weise (Görlitz, 1991)
Originaria della Germania, vive e lavora in Belgio. Tra le principali mostre ricordiamo: GEM (Den Haag); W139, (Amsterdam, NL); Belmacz (Londra, UK); Ginerva Gambino (Colonia, Germania); Lower Green (Norwich, UK); Wschód (Varsavia, PL); Formato Comodo (Madrid, E); De Atelies (Amsterdam, NL).