Bianco. Dalle stanze segrete al candore della luce
Seguendo il colore bianco, simbolo di purezza e spiritualità, opere diverse per materia, tecnica, funzione e forma emergono dai depositi per dialogare tra loro e suggerire nuove interessanti proposte di lettura.
Comunicato stampa
Dal 20 dicembre 2014, la nuova mostra BIANCO Dalle stanze segrete al candore della luce, ai Musei Civici di Palazzo Mosca a Pesaro, apre in occasione delle feste di Natale e prosegue fino al 31 maggio 2015. Seguendo il colore bianco, simbolo di purezza e spiritualità, opere diverse per materia, tecnica, funzione e forma emergono dai depositi per dialogare tra loro e suggerire nuove interessanti proposte di lettura.
E' il bianco l'elemento che connota la prima mostra tematica di valorizzazione del patrimonio civico. Un'esposizione dove il colore candido collega tra loro più di 200 opere diverse per materia, tecnica, funzione, forma, periodo, ambito culturale e collezione; opere in gran parte provenienti dai depositi e dunque restituite alla 'preziosa' luce della pubblica fruizione. Promosso dal Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e da Sistema Museo, l'evento è a cura di Alessandro Marchi della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche e Benedetta Montevecchi con il contributo di Francesca Banini ed Erika Terenzi dello staff scientifico dei Musei Civici.
Un affascinante percorso espositivo che passa dal candore del marmo e dell'alabastro, all'iridiscenza della madreperla, al bianco tipico della porcellana, all'eleganza di pizzi e merletti, fino alla raffinatezza assoluta di manufatti in avorio.
L'esposizione si articola in tre sezioni: Terraglie Porcellane Tessuti, Marmi Alabastri Gessi, Avori Madreperle. La prima sala accoglie tessuti ricamati e oggetti da cucito in avorio, eleganti porcellane e terraglie pesaresi dell'Ottocento; tra queste gruppi plastici di soggetto profano, oggetti d'uso comune e di culto, stoviglie da mensa. Nella seconda si trovano sculture in marmo ed alabastro del Sette e Ottocento, quasi tutte d'arredo e all’antica, come imponevano l’etichetta e le mode dei nobili dell'epoca: busti di imperatori romani, profili aristocratici, mitologici e tondi devozionali a sfondo religioso. Nell'ultima sala sono presenti manufatti provenienti dai laboratori dediti alla lavorazione della madreperla promossi dai Francescani di Terra Santa fin dal Seicento, oggetti devozionali e stipi intarsiati in avorio.
In mostra anche alcuni ritratti e vedute che raffigurano le opere esposte; così l'abbigliamento di personaggi d'alto lignaggio con colletti ornati da trine richiama analoghi manufatti tessili, l'allegoria della scultura introduce alla sezione dei marmi e i dipinti con capricci architettonici sono accostati a modelli di tempietti marmorei, in origine eleganti centrotavola che sovrastavano le tavole principesche tra Sei e Ottocento.
Alla base di tutto il bianco, colore che in Occidente si è caricato di implicazioni simboliche diverse e che, a partire dall'età moderna e in particolare nell'estetica neoclassica, viene adottato per esprimere ideali di perfezione formale; è lo storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann nei suoi Pensieri sull'imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura (1755) che consacra definitivamente il mito del bianco elevando i candidi capolavori della statuaria greca a modelli di bellezza ideale.
Ed è proprio per indagare il concetto del bianco a 360° e non solo attraverso il senso della vista, che l'inaugurazione di sabato 20 dicembre, sarà arricchita da un evento molto speciale, realizzato in collaborazione con il Conservatorio di Musica G. Rossini: 'Il rumore bianco in Musica', a cura di Eugenio Giordani e David Monacchi. Una breve performance degli insegnanti di musica elettronica offrirà la possibilità di conoscere il 'rumore bianco' - particolare tipo di rumore connotato dall'assenza di periodicità e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze - e alcuni aspetti della sua applicazione in musica. Il percorso espositivo, fra l'altro, mette a disposizione del pubblico una cuffia che consente di 'ascoltare il bianco' mentre se ne ammirano le valenze cromatiche negli oggetti allestiti.