Bizhan Bassiri – Meteorite Narvalo
Rappresentante della Repubblica dell’Iran alla 57a Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 2017, Bizhan Bassiri torna nella città lagunare con la monumentale installazione dell’opera Meteorite Narvalo nel cortile di Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, inaugurandola nella settimana della Biennale 2019.
Comunicato stampa
Rappresentante della Repubblica dell’Iran alla 57a Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 2017, Bizhan Bassiri torna nella città lagunare con la monumentale installazione dell’opera Meteorite Narvalo nel cortile di Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, inaugurandola nella settimana della Biennale 2019. Attraverso il colosso in bronzo, alto 10 metri, dalla punta in platino, Bassiri esprime la propria concezione plastica, viscerale e atavica, all’insegna del “pensiero magmatico” e del Manifesto del pensiero magmatico, elaborati a Roma all’inizio degli anni ottanta. In particolare, facendo riferimento ai punti 10 e 49 del Manifesto, l’artista afferma: “L’esistenza dell’opera d’arte nel mondo è meteorite proveniente dal cosmo, non appartiene alla terra ma le appare”. Meteorite Narvalo vuole rappresentare proprio questa sospensione tra la dimensione mondana e quella celeste, sintetizzando un ampio repertorio di sculture realizzate nel corso degli anni, evocanti la caduta dei meteoriti come fenomeno dalle implicazioni metaforiche e poetiche. L’ispirazione del progetto, iniziato nel 2009, arrivò dopo una visita al cratere del Vesuvio nel 1979, grazie alla quale l’artista iraniano elaborò l’identificazione tra processo creativo di trasformazione della materia e l’attività vulcanica del pianeta. Bassiri volle dunque riaprire un dialogo con la storia e il suo linguaggio universale, e con la tradizione, vista come la trasmissione di un’idea, un’eterna epifania attraverso la quale si può accedere alla verità, una condicio sine qua non per l’espressione artistica. Meteorite Narvalo accoglierà quindi il visitatore di Ca’ Pesaro per introdurlo al sublime, aprendo le porte al sorgere di quel “tesoro che emerge dalle profondità con ardore”, così come la materia dell’opera, che si attorciglia su se stessa e si trasforma in oro, puntando in alto, verso il cielo.