Black and white is more realistic
In occasione dell’apertura della propria sede di Caravaggio, Biquadro Fine Art presenta Black and white is more realistic, un progetto espositivo che pone in dialogo le opere di sei artisti italiani attivi in fasi e contesti differenti dell’arte europea dal secondo dopoguerra a oggi
Comunicato stampa
In occasione dell'apertura della propria sede di Caravaggio, Biquadro Fine Art presenta BLACK AND WHITE IS MORE REALISTIC, un progetto espositivo che pone in dialogo le opere di sei artisti italiani attivi in fasi e contesti differenti dell'arte europea dal secondo dopoguerra a oggi: Gastone Novelli, Giulio Turcato, Mario Giacomelli, Pier Paolo Calzolari, Gianni Pettena e Alberto Garutti.
Il titolo è tratto da una citazione del film Lo stato delle cose diretto dal regista Wim Wenders, un autore fortemente legato alle immagini la cui produzione ha certamente guardato alla nostra tradizione iconografica. Nell’arte infatti il bianco e il nero avevano assunto una connotazione particolare già a partire dal 1915, anno in cui fu per la prima volta esposto il Quadrato Nero di Kazimir Malevič: un'opera che rappresenta nelle parole dell'artista «la prima forma di espressione della sensibilità non oggettiva», «il volto della nuova arte», dunque una vera e propria rivoluzione, una creazione in grado di contenere infinite possibilità.
A partire dal lavoro di Gastone Novelli, in cui il bianco, colore per eccellenza, assume una propria “storia materica” che concorre a diverse potenziali letture d’opera, il percorso muove dalle Superfici Lunari di Giulio Turcato, nate dall’esplorazione e dalla conquista dello spazio inteso come luogo fisico di percezione del colore, alle fotografie di Mario Giacomelli, «immagini create, come pensiero, come segno di un movimento interiore» ricorda l’artista negli appunti di lavoro, una rappresentazione quasi viscerale della realtà sempre rigorosamente in bianco e nero.
L’esaltazione di una concezione poetica dell’arte, in cui l’essere umano è spinto a immergersi, si concretizza nella celebre mostra When Attitudes Become Form (1969) di cui Pier Paolo Calzolari fu partecipe; processualità, apertura e metamorfosi ne furono i tratti peculiari, caratteri che ritroviamo nel lavoro di Calzolari, mediante l’indagine di materia e colore condotta attraverso tecniche e materiali insoliti. Dalla valenza critica del lavoro di Gianni Pettena, esponente dell’architettura radicale italiana, che in un continuo processo di ricerca e sperimentazione si integra con il divenire delle arti reinventando e rivisitando alfabeti e linguaggi, la mostra sfocia negli Orizzonti di Alberto Garutti, ciascuno concepito in virtù della relazione con un committente, dunque estremamente rappresentativo del suo intendere l’arte come mezzo di relazione: opere costituite secondo un principio “sentimentale” che racchiudono tra bianco e nero un frammento di realtà.