bn+Brinanovara – Hadal Zone
Hadal Zone si rifà agli abissi marini, ai crepacci profondi che si aprono nel cuore degli oceani da sei a undicimila metri di profondità.
Comunicato stampa
Il progetto Hadal Zone, si pone nella piega del processo artistico dove il corpus di quadri dalle tonalità profonde, insieme ad oggetti con parti fotosensibili, genera un ambiente che vuole intendersi autonomo e mutabile nel tempo. La mostra non vive per, ma insieme a Spazio In Situ e si trasforma anche quando lo spazio è chiuso al pubblico e tutto è buio, rilasciando la luce assorbita durante il giorno.
Hadal Zone si rifà agli abissi marini, ai crepacci profondi che si aprono nel cuore degli oceani da sei a undicimila metri di profondità. Qui la luce non può contrastare l’oscurità regina. La stessa riempie il fondo dei dipinti, squarciati da panneggi di maniche a sbuffo, scampoli architettonici e spiragli nascosti. Ogni quadro presente si pone come un ecosistema a sé stante che coabita con gli altri sulla base di un delicato equilibrio fatto di accordi cromatici e compositivi. Personaggi senza volto entrano in relazione con lo spettatore creando un dialogo silente, aperto e condiviso; quasi a diventarne l’alter ego, avvolti in quel buio che non vuole annientare la terza dimensione, bensì mostrarla.
I quadri – dalla serie Unpredictable Ecosystem – ricombinano e reinterpretano grandi opere della maniera, ponendo un’attenzione particolare ai ritratti. Alcune parti selezionate sono messe in luce con la pittura ad olio o con l’erosione di colori stratificati; altre sono elise nel fondo monocromo. Riecheggiano i nomi che hanno animato il Cinquecento: Bronzino, Parmigianino, Mor e Rosso Fiorentino.
La ricerca e produzione degli artisti, definita dagli stessi des-autoriale, si innesta nel manierismo con un’attitudine ricombinatoria simile alla post-produzione, ritrovando in essa un’affinità metodologica. Come se i pittori della maniera, a loro volta, fossero grandi burattinai di immagini preconfezionate.
Di fatto, il ritratto e la sua impostazione classica riaccadono nelle porzioni tessili selezionate e riprodotte. Si annulla così la distanza temporale e si unisce il passato al presente.
La moda fa il ritratto, ovvero l'immagine che ognuno vuole dare di sé, sulla base degli standard socio-culturali vigenti.
Giorgio Brina (1993, Milano) e Simone Novara (1994, Milano) fondano il duo artistico bn+BRINANOVARA sull’idea di una ricerca continua e transdisciplinare che approfondisca archetipi ecologici e culturali. Sfidando il rigore culturale a cui siamo assoggettati, in favore di un’immagine che, dall’incontro con il reale multiforme, accada come una sorta di innamoramento e diventi territorio fertile di indagine.
Hanno esposto in diverse mostre personali e collettive tra le quali: Dreamt Uncanny Valley, Adiacenze, Bologna (2020), Holomovement, Dimora Artica, Milano (2020), Amnesia, Museo di Arte Contemporanea, Lissone (2019), Thunder Boogie, Crag Gallery, Torino (2019), Animal Farm, Galleria Monopoli, Milano (2019).
Valentina Muzi
Zona Adale
Sul fondo degli oceani si aprono dei crepacci che si estendono in profondità per chilometri. Nella regione Adale l’oceano diventa discreto e il tempo è autonomo.
La neve marina che precipita per settimane vi permette la vita.
L’immagine regola la nostra epoca definendone i modelli sociali. Ma è compromessa in un’incessante riconfigurazione che produce uno scarto particellare continuo.
La zona Adale è un ambiente di possibilità per la vita di nuovi ecosistemi dove immagini dimenticate assimilano gli scarti della superficie.
Sono stati più uomini sulla Luna che nella zona Adale.
bn+BRINANOVARA