Bocconi art gallery si arricchisce con 25 tele di Antonio Calderara
Nuovo allestimento della collezione Calderara e la presentazione di una monografia dedicata all’artista edita da Skira.
Comunicato stampa
Bocconi art gallery si arricchisce con 25 tele di Antonio Calderara
Il 15 ottobre in Bocconi, alle 18, l'inaugurazione del nuovo allestimento della collezione Calderara e la presentazione di una monografia dedicata all'artista edita da Skira
Venticinque tele di Antonio Calderara, una selezione di dipinti che ripercorre l’intera carriera dell’artista dagli esordi figurativi degli anni Venti e Trenta alla sintesi grafica delle opere degli anni Cinquanta, fino ai lavori degli anni Sessanta e Settanta improntati su un linguaggio astratto di respiro internazionale. È il nuovo allestimento che la Fondazione Antonio e Carmela Calderara ha realizzato nell’ambito di Bocconi art gallery e che sarà presentato il 15 ottobre alla Bocconi, alle ore 18 presso l’aula B di via Sarfatti 25, in occasione della presentazione del volume edito da Skira Antonio Calderara 1903-1978, con testi di Paola Bacuzzi, Luciano Caramel ed Eraldo Misserini.
Le venticinque opere di Calderara fanno parte di una collezioneche è nata grazie alle acquisizioni e agli scambi che il Calderara stesso fece con artisti suoi contemporanei, a lui legati da rapporti di stima e amicizia o di affinità di ricerca. Realizzò così quella che volle intitolare “La storia di Antonio Calderara e una scelta di artisti contemporanei suoi amici”, composta da 327 opere di pittura e scultura, di cui 56 di sua stessa mano, e 271 di diversi artisti europei, americani, giapponesi e cinesi, tra i quali Vasarely, Morellet, J. R. Soto, Pomodoro, Alviani, Licini e Dadamaino. La Fondazione Antonio e Carmela Calderara è stata costituita il 10 gennaio 1979 in esecuzione delle volontà del pittore con lo scopo di mantenere l'unità e la specifica destinazione culturale delle opere che costituiscono la Collezione, oltre alla promozione di attività culturali.
Antonio Calderara (Abbiategrasso, 1903 – Vacciago di Ameno, 1978) forma il suo linguaggio espressivo nel contesto milanese, passando da un primo periodo figurativo, influenzato dapprima dalle correnti del gruppo Novecento, poi dalla scoperta di Piero della Francesca e di Seraut, ma anche di Morandi, Guidi e Donghi, ad uno astratto, in linea con le ricerche di grandi maestri europei, come Albers, Mondrian, Mavigner e Max Bill. Il suo lavoro, o meglio, l’intera sua esistenza, trascorsa in un isolamento quasi ascetico sulle sponde del lago d’Orta, ruota intorno al tentativo di “capire cosa fosse la pittura”, di coglierne l’essenza ultima. Tutta la sua produzione è unita da questa tensione e dal ruolo decisivo che hanno in essa luce e colore.