Botto&Bruno – Society you’re a crazy breed

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE MERZ
Via Limone 24, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedì-domenica 11-19

Vernissage
09/03/2016

ore 19

Biglietti

€ 6,00 intero € 3,50 ridotto (visitatori di età compresa tra i 10 e i 26 anni, maggiori di 65 anni, gruppi organizzati min. 10 persone, possessori di Pyou Card) gratuito (bambini fino a 10 anni, disabili e accompagnatori, possessori tessera Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card, membri ICOM, giornalisti con tessera in corso di validità o accreditati, amici Fondazione Merz e ogni prima domenica del mese)

Artisti
Botto e Bruno
Curatori
Beatrice Merz, Maria Centonze
Generi
arte contemporanea, personale

La Fondazione Merz presenta Society, you’re a crazy breed un progetto inedito degli artisti Botto&Bruno concepito come un’unica grande installazione che si relaziona al luogo che la ospita e in particolare si sofferma sul valore simbolico che esso rappresenta, nella sua trasformazione da edificio industriale dismesso a centro di cultura.

Comunicato stampa

La Fondazione Merz presenta Society, you’re a crazy breed un progetto inedito degli artisti Botto&Bruno concepito come un’unica grande installazione che si relaziona al luogo che la ospita e in particolare si sofferma sul valore simbolico che esso rappresenta, nella sua trasformazione da edificio industriale dismesso a centro di cultura.

La mostra – a partire dal suo titolo, tratto dal brano “Society” di Eddie Vedder e colonna sonora del film “Into the Wild” - è una sorta di grido per riflettere sul futuro della nostra società e sulla follia contemporanea che tende ad azzerare la memoria per costruire su macerie un presente senza storia. Citando Marc Augé “La storia futura non produrrà più rovine. Non ne ha il temp” (Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri, 2004).

Entrando nella spazio espositivo si è avvolti da un paesaggio fotografico che ricopre quasi per intero le pareti perimetrali e la pavimentazione, un fitto intreccio di immagini stampate con inchiostri ecosostenibili che riproducono generici scenari di margini urbani uguali e diversi, in tanti parti del mondo. Sono le periferie di Botto&Bruno, lo spazio di accumulo di una sorta di degrado delle culture e dello spirito umano, il prezzo pagato nel passaggio dalle civiltà arcaiche e contadine a quelle del cosiddetto “benessere” della nostra contemporaneità.
All’interno di questo scenario degradato gli artisti individuano alcune pause, luoghi di riflessione; si tratta di tre strutture, un silos, un muro e un cinema concepiti dagli artisti come “ristori dell’anima”.
Il silos, simile per forma e dimensioni a quelli che occuparono lo spazio esterno della Fondazione, ex centrale termica delle Officine Lancia, è un luogo in cui la distruzione dell’uomo si è fermata. Le immagini che lo ricoprono internamente riproducono una natura che si rimpossessa delle rovine, un luogo dell'immaginazione onirico, che riporta all'antico rapporto con la terra e con la natura.
Proseguendo nel percorso un frammento di muro aggettante da cui escono simbolicamente parole e frasi che si disperdono sulle pareti, avvicina ad un terzo elemento: una piccola sala cinematografica chiamata “Cinema Lancia”, ricostruita sul disegno della facciata dell'ex edificio industriale e ora sede del museo, diventa un altro luogo dove l'immaginazione ha la possibilità di relazionarsi con il pubblico.

Botto&Bruno, nati e vissuti sempre nei quartieri di una società operaia costantemente alla ricerca di una nuova identità, raccontano il mondo con lucido e duro realismo mettendo in relazione visione e realtà, inquietudine e sogni, incanto e macerie. Con questa mostra offrono molteplici letture: quello che resta di un mondo finito distrutto dalla mancanza di un progetto, un mondo sognato, uno sguardo sul futuro; una ipotesi di cosa avverrà se ognuno di noi non riprenderà a far dialogare la ragione con il sentimento e a ritrovare un intenso e rispettoso rapporto con i luoghi.

Botto&Bruno vivono e lavorano a Torino.
Hanno partecipato a numerose rassegne internazionali tra le quali nel 2000 al Palazzo delle Esposizioni a Roma con la personale dal titolo “Under my red sky”. Nel 2001 sono presenti alla 49° Biennale di Venezia curata da Harald Szeemann con un progetto intitolato “House where nobody lives”. Nel 2002 sono invitati alla Biennale internazionale di Busan in Corea e nel 2003 al Mamco di Ginevra con una mostra monografica. Nel 2004 sono chiamati a fare un progetto site specific alla Caixa forum di Barcellona. Sempre nel 2004 una personale al Mamac di Nizza .
Nel 2005 realizzano i costumi e l’arredo scenico per il Don Giovanni di Mozart per il Teatro Carlo Felice di Genova con la regia di Davide Livermore.
Nel 2006 progettano un lavoro permanente per la stazione di piazzale Augusto a Napoli.
Nel 2007 per il Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci di Prato realizzano un progetto negli spazi del museo.
Nel settembre del 2008 presentano una nuova installazione per “Le Printemps de Septembre” a Toulouse curata da Christian Bernard.
Nel 2009 partecipano ad una collettiva allo IAC di Villeurbanne a Lione ed alla Kunsthalle di Helsinki.
Sempre nel 2009 realizzano le scene per lo spettacolo teatrale “Quattro atti profani” per il Teatro Stabile di Torino con la regia Valter Malosti.
Nel 2010 sono invitati alla 8th Biennale di Shanghai e realizzano per la centrale Ecotermica ETS di Ivrea una installazione pubblica permanente.
Nel 2011 sono presenti alla collettiva presso il Parc du la Villette a Parigi
Nel 2012 vincono il premio Madrid Photo e sono invitati dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid per una personale.
Nel 2013 realizzano un lavoro site specific al Pav di Torin
Nel 2014 realizzano una installazione permanente alla Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma.
Nel 2015 installano alla Cittadella di Giustizia di Venezia un’opera permanente.
Hanno allestito mostre personali nelle gallerie Alberto Peola a Torino, Alfonso Artiaco a Napoli, S.A.L.E.S. a Roma, Oliva Arauna a Madrid, Magda Danysz a Parigi, Laure Genillard a Londra.