Branding Dalí. La costruzione di un mito
Salvador Dalí (Figueres 1904–1989) va in scena a Napoli con una mostra inconsueta, ricca di sorprese.
Comunicato stampa
Salvador Dalí (Figueres 1904–1989) va in scena a Napoli con una mostra inconsueta, ricca di sorprese.
Organizzata da LelesArt, in collaborazione con con-fine edizioni, con il patrocinio del Comune di Napoli, Branding Dalí. La costruzione di un mito è a cura di Alice Devecchi e mette in luce l'operazione di branding di se stesso, attuata dal genio catalano durante tutta una vita, in anticipo sulla definizione medesima di brand.
Allestita nella suggestiva cornice di Palazzo Fondi in centro storico, dal 25 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020, la mostra prende in considerazione una produzione sicuramente meno nota al grande pubblico, che tuttavia aiuta a capire come il processo di "dalinizzazione" perseguito insistentemente dal grande surrealista, si servisse di canali che esulano dall'ambito auratico dell'arte pittorica tradizionalmente intesa.
Da ammirare preziosi esempi delle sue poliedriche creazioni in ambito di arti applicate, in un percorso che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta: pregiate serie grafiche, manifesti, libri, oltre ad oggetti in porcellana, vetro, argento, terracotta, per un insieme di più di 150 opere, provenienti dalla collezione privata di uno dei segretari personali di Dalí, oggi nella raccolta della società francese Mix's Art, e orchestrate in un suggestivo allestimento ideato da ART.URO Arte e Restauro.
"Avida Dollars", il celebre anagramma del nome di Salvador Dalí coniato da André Breton, non solo rivela l'intuito affilato del teorico francese, padre del Surrealismo, ma prefigura anche la ricerca ossessiva di successo e denaro dell'artista, e insieme la sua incredibile abilità di trasformare in oro (leggi dollari) tutto ciò che toccava. Novello Re Mida, Salvador Dalí con metodo e convinzione granitica "dalinizza" l'intera realtà a lui circostante.
Sceglie tecniche di moltiplicazione meccanica dell'immagine che garantiscono una tiratura, seppur limitata. È il caso della Tauromachia surrealista (1970), eliotipie a punta secca, de I dodici apostoli (1977), litografie con oro, e delle incisioni a punta secca Il Bestiario di La Fontaine dalinizzato (1974), tutte documentate in mostra insieme alle illustrazioni xilografiche della Divina Commedia (1960-1963), esposta integralmente, in cui ogni canto dispiega tutto il suo immaginario onirico intrecciato ad un registro quasi pop.
Così come concettualmente pop è l'apposizione del "marchio Dalí" su oggetti d'uso come serie di piatti e bottiglie o addirittura triviali come le carte da gioco. Sala per sala si svela un mondo da cui emergono storie collezionistiche intriganti e poco conosciute, come per La suite Catalane (1954), serie di rare mattonelle in terracotta destinate in origine ad una piscina, oppure le bottiglie in edizioni limitate per Rosso Antico-Vermouth (1970) e quella commissionata per il brandy Conde de Osborne (1964) di cui realizza il design in porcellana bianca e l’etichetta.
Anche la collaborazione nel 1969 con la SNCF, la compagnia ferroviaria francese, per firmare manifesti pubblicitari che rappresentano le principali regioni della Francia, racconta di una capillare e pervasiva presenza di Salvador Dalí sui media. Altra opera singolare è il piccolo dipinto a tempera e collage Banderoles en forme de papillon (1954) dedicato a sua moglie Gala, con doppia firma e data.
Il fatto che ancora nel 2017 La casa de Papel, acclamato successo della produzione televisiva prima spagnola e poi americana, costruisca la sua trama su un protagonista di nome Salvador e sull'esplicito riferimento a Dalí come volto eroico di una nuova Resistenza, conferma che il brand, l'icona coi baffi all'insù plasmata su se stesso dal grande surrealista, ha superato la prova del tempo e sia ancora un marchio vincente.
L'esposizione accompagna dunque il visitatore a scoprire un altro Salvador Dalí. Parallelamente alla produzione artistica più tradizionale e conosciuta che ha dimostrato di saper padroneggiare disinvoltamente, ha tessuto il suo longevo successo su scelte di materiali e tecniche che gli assicurassero di raggiungere più pubblico possibile. Scopo ultimo: trasferire l'aura di unicità dall'opera d'arte all’unicità dell'artista, dai suoi capolavori a se stesso.
A documentazione della mostra sarà pubblicato un catalogo edito da con-fine edizioni con testi critici di Alice Devecchi.
LelesArt Sa è una piattaforma di consulenza nel settore dell’arte moderna e contemporanea con sede a Lugano. Si occupa della gestione di collezioni private internazionali e di organizzazione di mostre. La rete di collezionisti permette infatti di avere un accesso privilegiato a importanti opere per la realizzazione di esposizioni tematiche e antologiche di spessore museale, in Italia e all’estero. Tra le più recenti Salvador Dalí in Belgio nel 2016, Marc Chagall in Korea e Lucio Fontana in Italia nel 2018.
Le opere presentate a Napoli sono prestate da Mix's Art, società francese specializzata in collezioni del maestro surrealista. Il suo presidente, Mickael Mamou, insieme a Xavier Plovie, ha collaborato a diverse mostre dedicate al’artista catalano, in particolare in California, e al Royal Artistic Circle di Barcellona, in stretta collaborazione con uno dei segretari personali di Salvador Dalí, da cui proviene la raccolta esposta a Palazzo Fondi.
Palazzo Fondi è un progetto speciale di valorizzazione immobiliare temporanea dell’agenzia del Demanio, coordinato e sviluppato dall’agenzia di Marketing Ninetynine divisione Urban Value.