Brian Eno – Gibigiane
La mostra a Venezia, intitolata “Gibigiane”, che si riferisce al bagliore di luce riflessa sull’acqua o su uno specchio, invita il pubblico ad immergersi negli ambienti creati dall’artista.
Comunicato stampa
“What I wanted is to create situations where people can have a little time for themselves, where they don’t have to feel threatened or hurried or stressed”.
Galleria Michela Rizzo è lieta di presentare la terza mostra personale dell’artista britannico Brian Eno, recentemente insignito del prestigioso Leone d'Oro alla Biennale Musica. Brian Eno è uno dei più influenti pensatori, artisti e compositori del nostro tempo, una personalità straordinaria che sfida gli schemi predefiniti attraversando ambiti diversi e rendendo fluidi i confini delle categorie artistiche. Considerato il padre della Generative Art, fin dalla sua infanzia Eno è stato affascinato dai processi creativi, ponendo maggiore attenzione alle fasi di gestazione piuttosto che al prodotto finale, un interesse che ha plasmato l'intera sua ricerca.
Come osserva Christopher Scoates nell’introduzione al libro “Visual Music”, il lavoro di Eno come artista visivo è passato parzialmente inosservato. Non sorprende che sia più conosciuto per la sua produzione musicale, dato che questa è molto più facilmente distribuita, commercializzata e consumata (…). Ma in realtà la formazione formale di Eno nel campo delle arti visive gli ha fornito gli strumenti teorici che gli sono serviti con tanto successo sia come musicista che come artista visivo. Il suo approccio all'arte e alla musica è un processo concettualmente guidato che è parte integrante dell'opera stessa.
La mostra a Venezia, intitolata "Gibigiane", che si riferisce al bagliore di luce riflessa sull'acqua o su uno specchio, invita il pubblico ad immergersi negli ambienti creati dall'artista. Qui, il lento scambio algoritmico di luce, forme e colori crea un’esperienza coinvolgente per il pubblico. Esplorando il concetto di arte generativa, che continua a produrre immagini attraverso combinazioni casuali, dando vita a opere
sempre uniche nella forma e nel colore, Eno introduce un tema a lui molto caro, alternativo alla frenesia della società contemporanea: l'elogio della lentezza. Invita il pubblico a sospendere il tempo, a rallentare il passo e ad avvicinarsi all'opera come parte integrante dell'esperienza, anziché limitarsi a osservare semplici artefatti.
Tra le opere esposte, si segnalano Turntable II, un giradischi funzionante che, quando non riproduce un disco, si trasforma in scultura. È stato esposto per la prima volta nel febbraio 2024.
Nuovamente in Italia, il light box Umbria II, opera site specific presentata alla Galleria Nazionale dell’Umbria, dove era stata posta in dialogo con il Polittico Guidalotti (1447 - 49), capolavoro del Beato Angelico.
Still e Ovation sono due lavori recenti realizzati in occasione della bipersonale con Dan Flavin, straordinario artista minimalista americano, conosciuto per le sue installazioni luminose degli anni ’60 e ’70.
Infine, Eno ha appositamente realizzato per la mostra veneziana tre arazzi tessuti da Giovanni Bonotto, ispirati a un gruppo di lavori degli anni ‘90 ottenuti usando Kid Pix, un programma di disegno ideato da Craig Hickman per bambini.
Giovanni Bonotto insieme a Chiara Casarin fonda nel 2019 A Collection, con l’intento di creare opere d’arte straordinarie promuovendo al contempo una maggiore attenzione per l’ambiente. Attraverso il processo di realizzazione degli arazzi, si fa largo uso di materiali e tecnologie derivanti della ricerca sul riciclo della plastica, seguendo un rigoroso processo certificato da GRS (Global Recycle Standards). A Collection si caratterizza quindi per una stretta correlazione tra tecnologia, ricerca, contemporaneità e tradizione.
La mostra offre al pubblico un'opportunità unica di sperimentare le opere di Brian Eno, incoraggiando una riflessione sulla lentezza come forma di progresso e invitando a una partecipazione attiva nell'esperienza artistica.
Brian Eno
Brian Eno (Woodbridge, Regno Unito, 1948) è una delle voci più influenti nel mondo dell'arte e della musica contemporanea fin dai primi anni Settanta. Alla ricerca del significato più profondo della lentezza in un mondo frenetico e persino eccessivamente dinamico, Eno è uno dei principali esponenti della musica ambient e dell'arte generativa. Le sue installazioni vanno osservate con estrema calma; i suoi esperimenti sonori portano la sua arte verso orizzonti orchestrali tranquilli e avvolgenti che permettono all'ascoltatore di fare una vera esperienza dei sensi. Come dice l'artista stesso, le sue sono opere di luce e musica che aiutano chi vuole stare da solo con i propri pensieri, piuttosto che essere bombardato dai pensieri degli altri.
Un'opera fondamentale di Eno, per comprendere appieno la sua poetica, è 77 Million Paintings: una combinazione di arte digitale coordinata da un software che crea immagini in modo casuale. Il titolo deriva dal numero di combinazioni possibili generate dallo stesso software, garantendo così che le immagini create non si ripetano mai due volte. Eno ritiene che semplici istruzioni possano portare a risultati sorprendenti e spesso molto complicati, che non si basano su istruzioni complicate. Per l'artista, l'idea generativa dell'opera diventa fondamentale piuttosto che la forma in cui poi si materializza. Nel caso delle famose Lightbox, ognuna di esse si traduce in una combinazione infinita di seducenti colori autogenerati grazie a una serie di luci LED intrecciate. Estendendo i confini temporali attraverso un'opera che solo apparentemente non ha un inizio, una fine e uno scopo, Eno incoraggia le persone a rimanere a lungo nel luogo in cui sono esposte le sue opere, affermando che queste stesse opere cambiano nel tempo attraverso lente evoluzioni. Il modo in cui le opere cambiano suggerisce che non importa se una parte di esse viene persa, lo spettatore è ancora partecipe e immerso in un flusso continuo.
Per Eno c'è un forte desiderio di collegare elementi diversi, mescolando i loro ruoli, le loro funzioni per arrivare al punto in cui spazio e tempo si fondono all'unisono.
La figura di Brian Eno è nota anche per la sua dedizione a sposare cause benefiche e filantropiche: le Light Box, ad esempio, sono state commissionate, a scopo terapeutico, per il Chelsea and Westminster Hospitals di Londra, per il Montefiore Hospital di Hove e per la sanctuary room del Macmillan Horizon Centre di Brighton. Tra il 1995 e il 1997, invece, l'artista si è recato in Bosnia per un progetto di musicoterapia rivolto ai bambini traumatizzati dalla guerra civile che tra il 1992 e il 1995 ha devastato i territori bosniaci, testimoni dei più crudeli crimini della storia occidentale contemporanea.
Il progetto prevedeva la costruzione di un centro creativo ed educativo, inaugurato nel dicembre 1997, a Mostar (Bosnia-Erzegovina) che riunisse i bambini orfani. Il progetto è stato realizzato grazie all'associazione no-profit War Child e ai fondi raccolti con numerosi concerti a cui hanno partecipato lo stesso Brian Eno, Bono, Luciano Pavarotti e altri artisti internazionali.
Le sue opere sono state esposte in musei e gallerie come il Walker Art Center di Minneapolis, il Contemporary Arts Museum di Houston, il New Museum of Contemporary Art di New York, la Vancouver Art Gallery, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Centre Pompidou di Parigi, l'Institute of Contemporary Arts di Londra, il Baltic Art Centre di Gateshead, Sydney, San Paolo e alla Biennale di Venezia.
Brian Eno ha collaborato, nel 2018, con la Galleria Michela Rizzo in occasione della mostra personale Ambient Paintings. Nel 2020 la Galleria ha inaugurato una mostra a due, per la prima volta in dialogo tra loro per un progetto site specific pensato appositamente per gli spazi dell'Ex Birrificio.