Brigitta Rossetti – Sacchetto di carta
Alla sua prima edizione il collettivo Spazio Plurale presenta una mostra dal titolo Sacchetto di Carta. L’esposizione, curata da Marta Fogagnolo, ruota intorno a Brigitta Rossetti con la parteci pazione di altri artisti impegnati nel collettivo.
Comunicato stampa
Alla sua prima edizione il collettivo Spazio Plurale presenta una mostra dal titolo Sacchetto di Carta. L’esposizione, curata da Marta Fogagnolo, ruota intorno a Brigitta Rossetti con la parteci pazione di altri artisti impegnati nel collettivo e rappresentanti di diverse discipline artistiche: Alex Sala, Diego Alto, Silvia del Grosso.
Il sacchetto di carta è un medium utilizzato da Rossetti fin dal 2009, materiale di riciclo su cui dipinge momenti toccanti della sua storia personale “attingendo alla bellezza primordiale del nostro mondo [creando] una narrativa dalle sfumature esoteriche le cui trame fanno di sacchetti di carta e oggetti di recupero il filo rosso attraverso cui leggere un intero universo.”
Nello spazio capita di inciampare in alcuni oggetti che l’artista porta a galla e trasforma, piccoli talismani ben augurali, apriporta su nuove realtà.
“Le opere di Rossetti sono paragonabili a specchi che riflettono, distorcono, ampliano e destrutturano il mondo che ci circonda grazie ad un sapiente accostamento di colori, suoni e materiali che le rende piene e vuote, speculari e opposte, vive. Come un iceberg di cui si riesce a vedere solo la punta ma la cui immensità è celata in gelide profondità, trovare una risposta sembra impossibile e scegliere di porsi l’interrogativo significa compiere un atto di fede verso sé stessi.”
Il percorso si conclude con un video in cui il lavoro sul sacchetto di carta non è più un momento raccolto di creazione, ma dove gli attori irrompono gli uni negli altri. In questa sequenza il gesto diventa fine e inizio, dove gli artisti sono chiamati a collaborare sia in presenza che in spirito.
La realizzazione sonora finale, Diving, rappresenta l’immersione delle pluralità in una realtà acquatica dove appare una piccola lettera, una visione, un’immagine guida rimasta sul fondale di una piscina simbolo del percorso che abbiamo intrapreso, ma dimenticato.
“Qui dove singoli attori si riuniscono in un collettivo il cui intento è mostrare la pluralità del mondo, opere eterogenee si intersecano in un unicum narrativo che spazia su intenti e tecniche, mentre a noi -tesi sul baratro dell’immensità cosmica- viene richiesto di ridefinire la nostra vita e ampliare i nostri orizzonti in un vortice di creatività distruttiva dalle cui ceneri uscire rigenerati e diventare padroni del proprio destino.”