Brinkmann | Oppenheim | Poirier – Ironia Temporalità Déplacement
Terzo appuntamento del ciclo espositivo MY30YEARS – Coherency in Diversity ideato dal critico Lóránd Hegyi per omaggiare i trent’anni di attività di Annamaria Maggi alla guida della galleria.
Comunicato stampa
La Galleria Fumagalli presenta il terzo appuntamento del ciclo espositivo MY30YEARS – Coherency in Diversity ideato dal critico Lóránd Hegyi per omaggiare i trent'anni di attività di Annamaria Maggi alla guida della galleria. Le 8 mostre delineano temi in comune e sorprendenti connessioni tra 12 artisti, seguiti o rappresentati dalla galleria, la cui ricerca artistica è generalmente collocata in contesti differenti. Ogni appuntamento del ciclo prevede il dialogo tra 3 artisti su specifici temi evitando qualsiasi imposizione concettuale, ma lasciando totale autonomia di significato alle opere.
Individuando nella triade tematica Ironia – Temporalità – Déplacement un punto di incontro tra opere pur generate da riflessioni differenti, il critico e curatore Lóránd Hegyi presenta un inedito dialogo tra il poliedrico maestro americano Dennis Oppenheim, la coppia francese di fama internazionale Anne & Patrick Poirier e la nuova proposta della galleria: l’artista tedesco Thorsten Brinkmann.
Manifestando un'interpretazione radicalmente critica della storia contemporanea, della politica e della trasformazione sociale, Anne & Patrick Poirier perseguono una rivisitazione radicale e ironica della storia e della mitologia, al fine di attualizzare i loro significati metaforici e collegarli ad atteggiamenti contemporanei. Le opere selezionate offrono messaggi visivi taglienti, provocatori, che ironizzano antiche narrazioni metaforiche e generano un déplacement – uno spostamento – di significato. Iconica è la scultura “Janus” (2017) che coniuga un moderno giradischi in movimento all’iconografia antica del Giano Bifronte, declinato però in modo molto personale. L’opera restituisce, infatti, le mezze teste di Anne e Patrick fuse tra loro a simbolo della simbiosi della coppia, nel lavoro come nella vita, a fronte di un costante sguardo di sintesi al passato e al futuro, tra memoria e contemporaneità.
Noto per le sue esperienze nei contesti della Land Art, della Body Art, dell’Arte Concettuale, Dennis Oppenheim enfatizza, soprattutto nelle opere più recenti, la contestualizzazione antropologica della prassi artistica, focalizzandosi su determinati orientamenti comportamentali e psicologici. Le opere in mostra, realizzate dalla fine degli anni Ottanta ai primi anni Duemila, sono disegni su carta, non meri studi progettuali, bensì opere a matita e pastello dal tocco svelto e genuino che hanno poi ispirato la realizzazione di sculture. Questi disegni si collocano, infatti, nel periodo durante il quale l’artista americano sperimenta la creazione di grandi sculture pubbliche accomunate dall’utilizzo di forme comuni, quotidiane, alle quali aggiunge meccanismi elettrici, movimento, luci, suoni, effetti pirotecnici. L’oggetto viene così stravolto nel suo scopo e significato, generando un effetto di straniamento psicologico e intellettuale nel fruitore.
A completare la triade, Thorsten Brinkmann rivela una personale strategia di riconfigurazione giocosa e ironica della realtà visuale. Il suo lavoro – che in questa mostra si manifesta attraverso il medium fotografico, a volte combinato con objets trouvées – prende ispirazione sia dalla tradizione classica europea sia dall’avanguardia storica. Lo spettatore ritrova inevitabilmente immagini e concetti che sono parte di un orizzonte culturale condiviso, eppure la loro associazione improbabile genera spaesamento e nuovi possibili significati. Nondimeno, attraverso questo approccio ironico a materiali storico-culturali conosciuti, Brinkmann pone interrogativi sulla relazione tra la rilevanza contingente (ovvero temporalmente rappresentativa) e le realtà antropologiche di base.