Bruno Di Bello – Fractals & Other
La mostra rende omaggio a Bruno Di Bello, artista che ha attraversato i momenti più significativi dell’arte italiana della seconda metà del ‘900. Dopo quasi trent’anni Di Bello torna ad esporre in un’ istituzione napoletana, l’ultima mostra pubblica fu Terrae Motus, allestita da Lucio Amelio in occasione del terremoto che sconvolse Napoli e l’Irpinia nel ‘80.
Comunicato stampa
Il PAN | Palazzo delle Arti di Napoli con la mostra Fractals & Others, curata da Mario Franco, Maria Savarese e Maurizio Siniscalco, rende omaggio a Bruno Di Bello, artista che ha attraversato i momenti più significativi dell’arte italiana della seconda metà del ‘900. Dopo quasi trent’anni Di Bello torna ad esporre in un’ istituzione pubblica napoletana,ovvero dal 1984 quando Lucio Amelio presentò al pubblico a Villa Campolieto la collezione Terrae Motus.
Presente sullo scenario artistico nazionale ed internazionale, trasferitosi a Milano, Di Bello ha sempre mantenuto solidi i legami con la sua città, dove sin dalla fine degli anni Cinquanta con il “Gruppo 58”, insieme a Fergola, Del Pezzo, di Biasi, Persico e Luca, contribuì al rinnovamento dei linguaggi del contemporaneo.
Fin dai suoi esordi,l’artista ha utilizzato una cifra stilistica “asoggettiva” e impersonale mirando al superamento del soggettivismo esasperato ed ideando moduli ripetuti ma variati attraverso tecniche, tematiche e metodologie, alla destrutturazione dell’ordine figurativo predeterminato, al fine di costruirne uno nuovo, ma privo di leziosità estetizzanti. Le sue decostruzioni iconiche godono di un’ autonomia immanente, vicina, ad esempio, a quella di certe immagini di Klee. Come nell’opera dell’artista tedesco, l’artista propone, infatti, la finitezza di un’ immagine, ed al tempo stesso la sua possibile e varia continuità per germinazione di forme che vanno ad aggregarsi a quelle preesistenti, in un’ interminabile opportunità combinatoria.
Autore negli anni Sessanta e Settanta di lavori che hanno indagato le metodologie espressive dei maestri delle avanguardie storiche, da Marcel Duchamp a Man Ray, Di Bello recentemente ha cominciato ad interessarsi alle possibilità creative che i new media offrono, esplorando le infinite geometrie dei frattali. Sono proprio tali moduli figurativi metamorfici organizzati in strutture proliferanti, a metà tra calcolo matematico, logica fantastica ed estetica combinatoria, indagati grazie all’uso del computer, ad essere il tema privilegiato della ricerca estetica che ha portato alla creazione dei suoi lavori recenti, esposti in questa mostra al PAN.
Terza tappa espositiva, dopo la Certosa di Capri e il MAC, il Museo di Arte Contemporanea di Niteròi in Brasile nell’estate del 2011, questa mostra si compone di circa una trentina di stampe digitali su tela di grande formato, assemblate in trittici, e di un nucleo di lavori preparatori di formato ridotto insieme ad un’ opera inedita, A Bao A Qu, realizzata per lo spazio dell’istituzione espositiva napoletana, lavoro che mutua il suo titolo da una creatura fantastica descritta nelle pagine di Manuale di Zoologia Fantastica di Borges.
In occasione dell’anteprima stampa, sarà presentato, a corredo dell’ampio catalogo antologico dell’artista, un magazine edito da Paparo Edizioni con testi critici di Mario Franco, Maria Savarese, Maurizio Siniscalco, Mario Costa.
Bruno Di Bello è nato a Torre del Greco il 10 maggio 1938. Nel ‘58 frequenta ancora l’Accademia di Belle Arti di Napoli ma già espone, con Biasi, Del Pezzo, Fergola, Luca e Persico, e forma il “gruppo ‘58”.
Il suo lavoro si distacca da quello dei suoi amici per un riferimento ad un’arte segnica, astratta, più vicina ad esperienze di azzeramento della pittura. Nel ‘62 prima mostra personale alla Galleria 2000 di Bologna, nel ‘66 espone a Napoli alla Modern Art Agency di Lucio Amelio ed incomincia ad usare la fotografia come proprio mezzo di realizzazione artistica.
Nel ‘67 si stabilisce a Milano, ed il suo studio diventa una grande camera oscura dove, in grandi tele fotografiche sperimenta tutta una serie di riletture dell’esperienza delle avanguardie storiche e di rivisitazioni dei propri miti artistici (Klee, Duchamp, Man Ray e i costruttivisti russi) sviluppando così un’idea di arte come “riflessione” sulle avanguardie storiche. Espone per la prima volta da Toselli nel ‘69 e nel ‘70 alla galleria Bertesca di Genova.
Nel ‘71 espone allo Studio Marconi un’istallazione composta di 26 tele fotografiche con la scomposizione dell’alfabeto e prosegue poi ad elaborare opere in cui parole/concetto si scompongono e ricompongono animando un gioco di dispersione e ritrovamento di senso. Da Marconi esporrà anche nel ‘74, nel ‘76, nel ‘78 e nell’81.
Altre sue personali sono quelle del ‘74 alla galleria Art in Progress a Monaco ed alla Kunsthalle di Berna, nel ‘75 all’I.C.C. di Anversa e alla galleria Plurima di Udine, nel ‘77 alla galleria Lucio Amelio di Napoli.
Alla fine degli anni ‘70 le sue tele fotografiche da analitiche diventano sintetiche: grandi segni neri si accampano su fondi bianchi realizzando una elementare scrittura di luce.
Espone questi lavori nel ‘78 alla galleria Rondanini di Roma e nell’estate ‘80 realizza un grande lavoro per il Festival di Spoleto.
Altre tele fotografiche sono realizzate negli anni ‘80 giustapponendo figure umane ed oggetti che proiettano le loro ombre sul materiale fotografico sviluppato poi con grandi pennellate.
È di quel periodo l’”Apollo e Dafne nel terremoto” eseguito per la collezione “Terrae motus” allestita da Lucio Amelio ed esposta a Parigi-Palais Royale, ed ora in permanenza presso la reggia di Caserta.
Altre sue opere sono state acquisite dal museo Boymans di Rotterdam, dalla Galleria d’arte contemporanea di Parma, dal museo d’arte moderna di Mexico City, dal museo di Dortmund.
Altri suoi lavori sono alla VAF Stiftung, Museo Mart di Rovereto ed al museo del ‘900 di Napoli
Dagli anni ‘90 dirada le sue apparizioni in pubblico e si dedica allo studio delle nuove tecnologie operando ricerche come grafico e fotografo digitale.
Da queste ricerche nasceranno i suoi nuovi lavori che esporrà nel 2003 alla galleria Giò Marconi a Milano, nel 2004 alla galleria Plurima di Udine, nel 2005 alla fondazione Morra di Napoli, nel 2008 alla Galleria Elleni di Bergamo. Nel 2010 grande retrospettiva alla fondazione Marconi di Milano, esce la monografia Bruno Di Bello “Antologia” a cura di Volcher Feierabend per la VAF Stiftung –
Silvana Editoriale. Nel 2011 personale al Museo della Certosa di Capri ed al Museu de arte contemporanea de Niteroi. Vive e lavora a Milano.