Bruno Gianesi – La seduzione del tessuto
In mostra un ciclo di nuovi dipinti dell’artista di origine piacentina e una serie di foto dedicate a scorci e abitanti del paese di Zavattarello.
Comunicato stampa
In mostra un ciclo di nuovi dipinti dell’artista di origine piacentina e una serie di foto dedicate a scorci e abitanti del paese di Zavattarello
Le opere di Bruno Gianesi si collocano all’interno di una oscillazione tra dimensioni contrastanti, tra vere e proprie antinomie che la pittura sembra voler comporre in una situazione fluida, armonica e a tratti persino gioiosa.
L’uso del tessuto, il materiale che caratterizza in modo emblematico tutto il lavoro di Gianesi, è finalizzato a questo tentativo di armonizzare le diverse parti dell’opera, di fonderle in una successione spontanea, in un intreccio fluente, in una trama che le accomuni, che le saldi le une alle altre.
L’esito di questa operazione è rappresentato da una pittura paradossale, armonica e dissonante allo stesso tempo, in cui il colore apposto dall’artista sul tessuto si fonde con il supporto e allo stesso tempo risalta, si staglia, assume una sua speciale pecularietà espressiva.dar forma e consistenza ai fantasmi Nei suoi quadri- osserva il critico Roberto Borghi- il tessuto assume la valenza di ” una struttura da decostruire e ricostruire, come congegno da sabotare nei suoi autentici ingranaggi, per poi riformularlo secondo una meccanica di pura invenzione”.
Alla base c’è sempre l’apprendistato avvenuto nella haute couture: “ è stato realizzando patchwork di citazioni prelevate da arti e stili differenti, componendo temerari assemblaggi di suggetioni attinte da civiltà di epoche lontane e di territori remoti, come avveniva di consueto nella maison Versace, che si è fatto strada in Bruno-prosegue Borghi- l’idea che ogni stoffa in fondo non fosse altro che un collage o, forse meglio, che il collage fosse la matrice di fondo di ogni stoffa”. Da qui l’idea di lasciarsi “ sedurre da un tessuto, per individuare i punti nevralgici del disegno, le zone critiche della trama, con una certa predilizione per l’accostamento curioso tra forme geometriche e colori azzardati, quindi incastonare una figura nella parte di trama selezionata, farla interagire con la stoffa, farla sembrare una germinazione del tessuto, l’esito spontaneo di un suo ipotetico sviluppo interno”.
Uno dei temi già perlustrato nella scorsa personale a Milano “IPNOTIKA”, è la bambola , in una accezione surrealista-pop, in un gioco ironico di allusioni e rimandi che attingono alle avanguardie artistiche , all’immaginario cinematografico e della moda. Non a caso queste bambole possono assumere anche le sembianze di marionette e di manichini, “ sono insomma bambole da smontare, collage di dettagli corporei, combinazioni di ingranaggi somatici. Cioè quanto di più opportuno per un artista che ama decostruire e reinventare i meccanismi creativi”, richiamando uno scambio delle parti tra naturalità e artificialità che è un altro dei percorsi ricorrenti di Gianesi, a cominciare dai cuori-foglia e dai corpi- stoffa tatuati della sua prima personale nello spazio espositivo di Palazzo Farnese.
(Da testi di Anna Anselmi e Roberto Borghi)