Bruno Querci – Energicoforma
Una mostra personale di Bruno Querci, in occasione della quale viene presentato un percorso espositivo che, attraverso la compresenza di lavori degli anni Ottanta e opere recenti, mette in luce gli snodi cruciali del percorso creativo dell’artista.
Comunicato stampa
La galleria A arte Invernizzi inaugura martedì 21 novembre 2017 alle ore 18.30 una mostra personale di Bruno Querci, in occasione della quale viene presentato un percorso espositivo che, attraverso la compresenza di lavori degli anni Ottanta e opere recenti, mette in luce gli snodi cruciali del percorso creativo dell’artista.
Sin dagli albori del suo “fare pittura” Querci, protagonista di quella tendenza artistica che Filiberto Menna definì a metà anni Ottanta come “astrazione povera”, restituisce sulla superficie delle tele un articolato gioco di pesi percettivi in cui la dislocazione dei diversi piani definisce una complessa condizione di equilibrio, sempre diversa.
Opere come “Incombente” (1985), “Insieme” (1985) e “Pittura” (1985), che si trovano al primo piano della galleria, mostrano come sin dal momento germinale della ricerca emerga la tendenza dell’artista a cercare di fissare il “confine di quella forma che sempre sfugge”. Il rapporto tra visibile e invisibile, che resta una tematica fondamentale di riflessione anche nelle opere recenti, si determina a partire dal vuoto, cioè dalla scelta di ridurre, e quindi di costruire attraverso la sottrazione degli elementi presenti sulla superficie. L’idea di pittura che emerge da lavori quali “Minimo” (1986) e “Luogo” (1985) è quella di un potenziale dialogo con l’infinito, in cui la luce, da un lato definisce e attiva la sembianza delle forme, dall’altro crea la possibilità di percepire in chiave sempre diversa il valore tattile delle cromie. Querci stende infatti più mani sovrapposte di pittura, bianca e nera, procedimento che determina tuttavia un “effetto di annullamento del tessuto della tela, restituendo superfici come prive di supporto materiale”.
I lavori recenti, realizzati e presentati per la prima volta in questa occasione espositiva, perseguono una maggiore radicalità e si mostrano più geometricamente essenziali allo sguardo dell’osservatore. La compresenza tra i lavori esposti al piano superiore e “Geometricoluce” (2017), “Geometriconaturale” (2017), “Dinamicoforma” (2017) e “Goticonaturale” (2017), rende ancor più evidente come l’artista si sia spinto sempre più a fondo nella descrizione di un potenziale dialogo con l’infinito, in cui la forma si struttura al punto tale da divenire un “unicum” con l’assenza, quella intrinseca, quella della forma stessa. Querci si è lasciato, e si lascia condurre dalla necessità che ciò che appare guidi “la mano dell’artista finché la forma-informe non appare, fino a che egli non rende liberi sé e l’opera riuscendo a volere ciò che la necessità di quest’ultima gli impone di volere”.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo contenente la riproduzione delle opere in mostra, un saggio di Davide Mogetta, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.
The A arte Invernizzi gallery will open on Tuesday 21 November 2017 at 6.30 p.m. a solo exhibition of works by Bruno Querci, highlighting the most important turning points in the artist’s creative career, with works from the 1980s interacting with some of his most recent creations.
Ever since he first started painting Querci, who led the way in the artistic current that Filiberto Menna referred to in the mid-1980s as “astrazione povera”, has brought to the surface of his canvases a complex play of perceptive weights, in which the distribution of the various planes brings about a complex and ever-different state of balance.
Works like “Incombente” (1985), “Insieme” (1985) and “Pittura” (1985), on the first floor of the gallery, show how the artist tended to pin down the “confines of an ever-evading form” right from the embryonic stage of his artistic research. The relationship between the visible and the invisible, which remains a fundamental subject of reflection also in his recent works, starts out from the void. In other words, from the decision to reduce, and thus to build up by subtracting elements on the surface. The idea of painting that emerges from works like “Minimo” (1986) and “Luogo” (1985) is one of a potential dialogue with infinity, in which light defines and brings about a semblance of forms, while also giving us the ability to perceive the tactile value of the colours in ways that are always different. Querci applies a number of layers of paint, black and white, but this is a process that has the “effect of nullifying the texture of the canvas, creating surfaces as though devoid of any material support”.
His recent works, which are being shown for the first time in this exhibition, are more radical in their approach, appearing more geometrically essential to the eye of the viewer. The works shown on the upper floor in conjunction with “Geometricoluce” (2017), “Geometriconaturale” (2017), “Dinamicoforma” (2017) and “Goticonaturale” (2017), show even more clearly how the artist has delved ever deeper into this description of a potential dialogue with infinity. Here, form is structured to such a point that it becomes as one with the intrinsic absence of form itself. Querci has let himself, and still lets himself, be led by the need for what appears to guide “the artist’s hand, so that formless form will no longer appear, until he frees himself and the work, managing to want what the needs of the latter impose upon his own wishes”.
On the occasion of the exhibition a catalogue will be published, with illustrations of the works on display, an essay by Davide Mogetta, a poem by Carlo Invernizzi and updated bio-bibliographical notes.