Cafe’ des Arts

Ia galleria, già in fattezze di casa ottocentesca, è stat trasformata in un salotto artistico, rifugio dall’atmosfera calorosa e intima, stimolante per il pensiero e per la percezione, per poterci dedicare all’accostamento tra i sorprendenti arredi/scultura creati da un duo di giovani designers/ebanisti di indiscutibile talento.
Comunicato stampa
Dopo anni di eccessi fieristici in padiglioni anonimi, immensi e spaesanti e “white cubes” algidi e minimali, dopo decenni di ossessione da grandi mostre istituzionali itineranti, non abbiamo forse bisogno di maggiore intimità e silenzio per accostarci all’arte?
Forse abbiamo bisogno, ove possibile, di tornare negli ateliers degli artisti o, almeno idealmente, dove gli artisti si trovavano fra loro, cioè nei Caffè, il vero luogo di nascita delle avanguardie e dell’arte moderna. Molto di quanto abbiamo incontrato nella storia dell’arte dall’800 a oggi è nato nei Caffè. Non sarebbe esistita nessuna avanguardia senza questi luoghi in cui artisti e critici si incontravano e architettavano rivoluzioni estetiche, esistenziali e politiche. Rifiutati dalle gallerie del loro tempo, dai musei, dai Salons, dai collezionisti, trovavano rifugio solo in questi luoghi accoglienti e caldi, in cui potevano sopravvivere con i loro simili. E non sarebbe esistita nessuna forma di influenza reciproca e contaminazione tra generi se gli artisti fossero rimasti chiusi nei loro atelier o avessero frequentato solo accademie e pinacoteche e gli scrittori si fossero limitati ai loro studi e alle librerie o i musicisti a conservatori, teatri e sale concerto.
Quella che è stata la linfa vitale della modernità e delle avanguardie, l’incrocio e il confronto tra le diverse discipline, il passaggio di energie e sangue vivo da linguaggi freschi a forme di creazione ormai esauste e scariche di idee, è stato possibile solo perché queste persone si sono incontrate, scontrate, amate, odiate, sedotte e abbandonate all’interno dei tanti Caffè nati nelle città europee negli ultimi due secoli. Il Cafè des Arts (o meglio, il Caffè Letterario) rappresenta l’incarnazione del momento dell’ozio, della flânerie, del pensiero che fluisce libero tra i vapori delle tazze fumanti e dell’alcool, contrapposti al concetto di “negozio”, incontro d’affari, trattativa economica. Lo spazio che dedichiamo a noi stessi, alle persone che scegliamo di frequentare e non a quelle che siamo costretti a incontrare per questioni professionali. Il Caffè è anche lo spazio sognante della notte che accoglie i momenti di abbandono a fantasie poetiche e a ciò che vogliamo davvero amare. Probabilmente si può sostenere che la vera arte degli ultimi due secoli, ovvero quell’entità chimerica, quasi sacrale, la cui esistenza si basa su una continua rinascita dalle proprie ceneri, sarebbe potuta sopravvivere senza musei e gallerie, ma sarebbe di sicuro morta senza la presenza di questi locali.
I Caffè, insieme agli Ateliers, sono le vere istituzioni fondamentali e fondanti dell’arte moderna.
Per questo, dopo una conversazione con Gian Enzo Sperone, abbiamo pensato di trasformare la galleria, già in fattezze di casa ottocentesca, in un salotto artistico, rifugio dall’atmosfera calorosa e intima, stimolante per il pensiero e per la percezione, per poterci dedicare all’accostamento tra i sorprendenti arredi/scultura creati da un duo di giovani designers/ebanisti di indiscutibile talento, Luca Fiorini e Leonardo De Bortoli, fondatori di LESELS Ancient Design, e una selezione di dipinti e disegni. Pitture di vario genere, tecnica e provenienza; che partendo dal Futurismo di Balla, Prampolini, Severini, Tato, giungono, attraverso le opere degli Astrattisti Rho, Radice, Reggiani, Soldati e Veronesi, dagli anni ’30 al ’50 alle sperimentazioni Poveriste di Alighiero Boetti e Salvo, a quelle di artisti contemporanei quali le cover di LP dipinte da Nicola Bolla, i graffianti ritratti di Paolo Galetto, le sovrascritture a smalto su fondi lucenti di Tania Pistone, i progetti anamorfici di Georges Rousse, i quadri trovati e sovradipinti da Peter Schuyff alla figurazione fantastica di David Bowes, Stefano Di Stasio e Paola Gandolfi.