Camere con vista
Si tratta di una mostra che mette a confronto il lavoro di artisti di formazione e frequentazioni diverse, con l’intento di aprire un confronto dialettico e, se possibile, un costruttivo dialogo intorno alle molteplicità espressive e alle peculiari sensibilità che formano la trama di un vissuto contemporaneo unificante.
Comunicato stampa
Sabato 17 novembre, a partire dalle ore 19.30 si inaugura da Art&Space della LUISI spa (via san Nicolò 4, a Trieste) la mostra “Camere con vista”, con le opere di Elisabetta Bacci, Fabio Fonda, Enzo Gomba, Luigi Tolotti, Piero Toresella. Si tratta di una mostra che mette a confronto il lavoro di artisti di formazione e frequentazioni diverse, con l’intento di aprire un confronto dialettico e, se possibile, un costruttivo dialogo intorno alle molteplicità espressive e alle peculiari sensibilità che formano la trama di un vissuto contemporaneo unificante.
Iniziamo con Elisabetta Bacci nelle cui opere non troviamo soluzioni arzigogolate o complesse: la semplicità del segno, l’uso simbolico del colore, la compostezza della forma ne sono il sistema portante. Si tratta, quindi, di opere che parlano per evocazioni sentimentali e, soprattutto, parlano sottovoce di tentativi atti a custodire l’integrità di una inspiegabile gioia; una integrità di forma e spirito che trova il suo viatico nell’uso di un colore anche disposto a velature o a striature.
Nelle opere di Fabio Fonda è tipico vivere il pennello digitale come una coperta del mondo, nel senso che tutto può diventare segno, assumendo su di sé la trasformazione grafica e coloristica del computer: elaborazioni che partono da vecchie opere o da immagini fotografiche scannerizzate, per arrivare alla gestualità libera, ampia ed espressiva sulla tavolozza digitale a ventuno pollici, quasi in un ritorno di fiamma per una formazione giovanile intrisa di opere in odore di Kandinsky e Pollock. Peraltro nella sua “camera” Fabio Fonda ospiterà anche un’opera/tavolo di Roberto Bilucaglia.
Enzo Gomba, una delle figure più rilevanti della fotografia concittadina, nonché raffinato creatore ed esecutore delle proprie opere,presenta, in questa occasione, un lavoro d’impostazione surrealista eseguito in bianco & nero. Cultore del cinema e della letteratura francese del ventesimo secolo, l’autore opera sulle emozioni che le sue creazioni generano nello spettatore: in questo caso l’occhio diventa lo specchio della propria coscienza, anche sulla falsariga del Grande Fratello che ormai domina la nostra cultura.
Luigi Tolotti, a dispetto della tecnologia più avanzata, realizza le sue immagini fotografiche senza obiettivo e senza computer, secondo la modalità stenopeica: è sufficiente una scatola con un buco, un tempo sufficiente di posa, della pellicola da impressionare e il gusto di inquadrare l’immagine che si vuole riprendere. In questo modo si ottengono immagini dal sapore antico, un po’ sfocate, di norma in bianco e nero: forme evanescenti che ricordano il fluire del tempo. Si tratta di fotografie dedicate all’uomo e al suo ambiente, senza alcun artificio, senza nessuna voglia di modificare il reale, di celare per abbellire, essenziali già al momento della ripresa.
Per Piero Toresella, in questi vent’anni il centro del suo pensiero estetico è stato occupato soprattutto dal dialogo difficile e aspro con l’esistenza: un diritto di esistere che dalla vita passa al linguaggio dell’arte: parola dopo parola, superando il dubbio e la fragilità, che sempre stanno annidate tra le pieghe della condizione umana e del suo significato. In questo senso, possiamo dire che Toresella, come pittore impegnato nella rappresentazione dell’irrapresentabile, avverte una forte affinità con la rivisitazione moderna dell’estetica sublime. Secondo le premesse dell’autore, il compito è quello di “scavare e ancora scavare al proprio interno finché la nuova parola che cerchiamo nel dizionario delle forme mentali - originale e unica proprietà d’artista - s’annuncia. In fondo, lo scopo della pittura e, più in generale, delle arti visive – ma lo stesso ragionamento credo valga per la musica, la poesia, la danza - è quello di elaborare un linguaggio formale, peculiare ad ogni artista, per trasmettere un pensiero percepibile sul piano estetico”.
In conclusione possiamo dire di trovarci in presenza di cinque modalità narrative, ma anche di relazioni artistiche vissute come sperimentazione quotidiana.
La serata, che vedrà la partecipazione del critico Alessandra Vicari è stata organizzata con il concorso dell’Associazione Juliet in collaborazione con Mimexity, Photo Imago, Michele Guida Conte e Adriano Perini.