Capogrossi: internazionalità del segno italiano
In attesa della grande retrospettiva, Luca Massimo Barbero dialoga con Giorgina Bertolino e Maria Luisa Frisa raccontando l’atmosfera culturale in cui si è formato Giuseppe Capogrossi.
Comunicato stampa
L’INTERNAZIONALITA’ DEL SEGNO DI CAPOGROSSI IN UN INCONTRO ALLA COLLEZIONE PEGGY GUGGENEHIM
In attesa dell’apertura della grande antologica dedicata a Giuseppe Capogrossi, sabato 22 settembre alle 11 la Collezione Peggy Guggenheim ospita Capogrossi: internazionalità del segno italiano, incontro a tre voci che intende ripercorrere la storia dell’arte e della società italiana e internazionale degli anni in cui l’artista romano, tra i padri dell’avanguardia artistica del secondo dopoguerra insieme a Lucio Fontana e Alberto Burri, non solo inventa e sviluppa il suo segno, ma diventa uno dei più rappresentativi autori dell’epoca.
Ad aprire il dialogo sarà il curatore della mostra Luca Massimo Barbero, che prende il via dal “caso Capogrossi”, ovvero dalla mostra scandalo del 1950 in cui l’artista presenta per la prima volta quel segno astratto… che lo renderà celebre in tutto il mondo. Giorgina Bertolino, storica dell’arte e studiosa delle correnti artistiche astratte degli anni ’50, proseguirà raccontando come i critici stranieri rimasero folgorati dal segno capogrossiano, del suo rapporto con Michel Tapié e con i grandi artisti con cui esponeva, da Jackson Pollock a Sam Francis a Georges Mathieu, e del mondo delle avanguardie degli anni ’50. In una conversazione dove arte, costume, moda e gusto si intrecciano e costituiscono un’epoca, Maria Luisa Frisa, storica della moda, parlerà di cosa accadeva negli anni ‘50 e ‘60 intorno alle avanguardie del costume e di come il segno di Capogrossi sia diventato un vero e proprio pattern visivo.
L’incontro è gratuito per i soci della Collezione e aperto al pubblico, con biglietto d'ingresso al museo, fino a esaurimento posti. Per informazioni e prenotazioni: 041.2405440/412 – [email protected]