Cara Mamma e Caro Papà
Presentazione del progetto ideato da Alessia Monti e curato da Alessia Locatelli.
Comunicato stampa
Il Museo Fondazione Luciana Matalon ospita una tavola rotonda a presentazione del progetto Cara Mamma e Caro Papà, a
cui interverranno l’artista - Alessia De Montis, la critica e curatrice - Alessia Locatelli, Massimo Rizzardini - Docente
Università degli Studi di Milano e altri ospiti.
“Cara Mamma e Caro Papà”, l’ultimo lavoro affrontato dall’artista Alessia De Montis, vuole cercare di scandagliare i
legami consanguinei alla ricerca dei profondi solchi che lasciano nella personalità.
Come spiega la curatrice Alessia Locatelli progetto si articola in diverse fasi. Primariamente un sito web
(http://www.caramammaecaropapa.it/) in cui, attraverso un’interfaccia blog, i navigatori vengono invitati a scrivere in
modo totalmente anonimo una lettera aperta ai genitori, per fissare attraverso un gesto poetico parole mai dette e
sedimentate nel fondo dell’anima. Collettivizzare le proprie emozioni, condividere uno stato d’animo che pensavamo
solo nostro aiuta a riconoscerne il valore universale, perché no, terapeutico..
Senza alcuna pretesa di analizzare clinicamente la questione, la prima tappa del lavoro di Alessia si prefigge una doppia
valenza: alleggerire l’animo da fardelli inespressi nei confronti dei propri genitori attraverso il “gravoso” gesto del mettere nero
su bianco tali pensieri e, leggendo le lettere degli altri, riconoscere come questi siano elementi ricorrenti nella vita di tutti, non
dipendenti dalla sfera privata.
E’ la prima volta che l’artista si confronta col mondo di Internet e lo fa per condividere l’esperienza di questo work in progress.
La raccolta delle lettere trova dunque nel web il suo inizio in quanto agile e veloce strumento di condivisione (che continua per
le strade, nei vernissage, alle fiere… ) e mese dopo mese cresce fino a creare il primo nucleo del lavoro.
Successivamente l’opera prende una forma. Da virtuale diviene fisica, tangibile: l’installazione è il prosieguo naturale del
processo creativo dell’artista. Una grande struttura in vetro (come simbolo della permeabilità tra sfera intima e pubblica)
accoglie le lettere stampate e precedentemente accartocciate. All’interno della struttura viene montato un grosso ventilatore e
la sua pavimentazione è coperta di sale, testimonianza solidificata e tangibile delle lacrime versate. L’aria generata dal
ventilatore crea un turbinio di lettere che colpiscono chi varca la soglia ed entra nella stanza.
I pensieri ai genitori concretizzati su carta vogliono essere raccolti, letti e condivisi in una catarsi (personale) e al
contempo collettiva (permeabile) come il vetro stesso che compone la struttura;
“per capire che siamo tutti figli di un padre ed una madre per mezzo dei quali siamo sulla terra..”, racconta l’artista: “Per
imparare ad alleggerire questo fardello di cose non nostre.(…) Realizzare che siamo nel mondo e che ognuno ha il proprio
destino da ascoltare, per imparare ad essere veramente liberi”.
Vi invitiamo a visitare il sito e a partecipare al progetto sul web scrivendo la vostra lettera anonima ai genitori.