Carla Barchini – Fusione
Mostra personale.
Comunicato stampa
Il post-moderno sancisce la ‘fine delle grandi narrazioni’.
Ma c’è un popolo esiguo che ancora crede alla bontà dei secoli, alla forza del rito, al carattere quasi leggendario di una visione, alla potenza di un’immagine che parla.
Carla Barchini sa di appartenere a questo popolo. Non ha paura di perdersi nel dedalo di strade ricche di significati che si intrecciano nella sua poetica, anzi, riesce a risolverli con una soluzione stilistica coerente che diventa la nuova via del suo pellegrinaggio.
Materiali nobili come l’oro o vetri di Boemia e Murano incontrano la povertà di alcuni legni o ferri industriali, si depositano e si elevano a materia animata da un calore misterioso. Il ventre magmatico e sotterraneo dello spazio, informato anche da opere site specific, rivela quindi la metafora della fiamma che è luce e punto di fusione: abbandono del corpo, catarsi, nuova pelle.
La pelle stessa è regione che l’artista esplora nel suo vocabolario di segni, una cartografia della superficie che nasconde tracce della sfida originaria che accompagna l’uomo, la natura e tutto l’universo di simboli che l’autrice ricerca silenziosamente. Il Dragone è la presenza benevola con la quale dialoga, la sua fiamma, le sue scaglie impenetrabili; una narrazione leggendaria incontra il sentimento personale di Barchini, tocca la sua storia e la sua carriera artistica, informa la propria idea di contemporaneità.
Carla Barchini è un’artista multidisciplinare libanese che spazia il suo lavoro fra Ginevra, Beirut e Firenze dove ha sede il suo studio.
A cura di Cristoforo Maria Lippi in collaborazione con Chiasso Perduto /Francesca Morozzi & Sandra Miranda Pattin