Carla Rigato – La forza nel colore
La ricerca di Carla Rigato è davvero pressante, continua ispirazione di forza ed energia da fermare per un istante con il gesto pittorico, per poi tornare a vibrare nello spazio del dipinto e il suo atelier ti fa sentire sopraffatto dal colore e dall’energia che le sue grandi tele subito trasmettono.
Comunicato stampa
Le poetiche dette dell’Informale sono indubbiamente poetiche dell’incomunicabilità. Non è una libera scelta; è la condizione di necessità in cui l’arte, che tutta una tradizione culturale aveva posto come Forma, viene a trovarsi in una società che svaluta la forma e non riconosce più nel linguaggio il modo essenziale della comunicazione tra gli uomini. L’arte non può più essere discorso, relazione.
Giulio Carlo Argan
Non si può approcciare e “ascoltare” la pittura di Carla Rigato, se prima non si è fatto un passo indietro, nella storia e nella critica d’arte. Poiché per l’artista, che si muove con disinvoltura tra Spazialismo e Informale, la tela diventa spazio da costruire, da moltiplicare proprio nel momento in cui si impugna la pennellessa, si sceglie il colore e la giusta tonalità da usare; è lì che l’artista esiste, ferma il tempo e la sua ricerca diventa materia, segno, memoria.
La ricerca di Carla Rigato è davvero pressante, continua ispirazione di forza ed energia da fermare per un istante con il gesto pittorico, per poi tornare a vibrare nello spazio del dipinto e il suo atelier ti fa sentire sopraffatto dal colore e dall’energia che le sue grandi tele subito trasmettono. Ecco quindi il significato del titolo di questa mostra, LA FORZA NEL COLORE, che racconta questo impeto creativo attraverso le opere esposte in questa Personale (diciotto dipinti tra i quali un trittico di grandi dimensioni).
Ascoltare in sottofondo le note dell’ouverture della Traviata, sentire un ritmo, avvertire un cambiamento di suono, di strumento, diventa possibile restando a osservare il trittico Ultimo addio di Carla Rigato, qui esposto per la prima volta.
L’Artista ha bisogno di spazi ampi, di tele grandi, difficili da contenere nello spazio chiuso del suo studio, per lavorare, per costruire quei vortici di gesti e colore che spingono lo sguardo oltre la bidimensionalità della tela, ci fanno entrare nella tridimensionalità della sua pittura Spazialista.
I colori usati sono quelli acrilici, che permettono di lavorare con tempi più veloci rispetto ai pastosi e densi colori a olio, si asciugano rapidamente, permettono sovrapposizioni, rielaborazioni.
Parallela, anzi simultanea, alla pittura informale di Carla, troviamo vedute di Venezia davvero melanconiche, dense di atmosfera eppure vedute astratte, della memoria e dell’animo. Queste vedute che è possibile ammirare in mostra, meritano un faro puntato su di esse poiché rappresentano un tema di lungo corso nella pittura e nella ricerca dell’Artista. Le otto “visioni” di Venezia qui esposte hanno gli stessi accordi, lo stesso pentagramma, gli stessi colori, ci sono forme rassicuranti, le riconosciamo sono le sagome delle cupole e delle torri campanarie più famose di Venezia, ma nello stesso tempo sono astratte in uno spazio e in un tempo altro.
Carla Rigato, vive e opera a Montegrotto Terme (Pd) e si è formata accanto alla pittrice Dolores Grigolon e al professore di estetica Richard Demel. Dal 2004 frequenta la Summer Academy of Fine Arts di Salisburgo, fondata negli anni 50 da Oskar Kokoschka, lavorando con maestri di livello internazionale quali Jacobo Borges, Michael Morgner, gli Zhou Brothers e Mohamed Abla. Il suo linguaggio pittorico è caratterizzato dal vigore emotivo di getti di colore puro sulla tela. La velocità di esecuzione conferisce all'opera una grande forza espressiva e una spontaneità avulsa da ogni regola.