Carlo Cantini – Uno sguardo su Novoli
Una storia per immagini che racconta un quartiere in profonda trasformazione, attraverso momenti di atipica e singolare bellezza. La mostra è accompagnata da un testo di Gianni Caverni.
Comunicato stampa
CANTINI ESPLORA UNA NOVOLI CHE NON TI ASPETTI
Che il grande stabilimento FIAT che per tanti decenni ha caratterizzato la zona di espansione rivolta a nord¬ovest di Firenze sia nato come grande centro di riparazione dei veicoli della casa torinese e poi convertito alla produzione di motori per le automobili o che, come sosteneva Giovanni Klaus Koenig, sia nato seguendo il progetto, ben presto abortito, di spostarvi la FIAT Aviazione, in fondo, in questa occasione, ha davvero poca importanza.
Quelle che Carlo Cantini ha cercato nelle foto che ha scattato aggirandosi curioso fra le vie del suo quartiere sono le tracce di una storia più recente che ha trasformato la zona da un luogo anonimo, classico dormitorio metropolitano, a una zona viva vissuta con partecipazione e affetto dagli abitanti.
Venticinque fotografie dalle luci e dai colori perentori per narrare della vita che, come una pianta infestante, nonostante le condizioni inizialmente assai sfavorevoli, si è fatta largo negli anni e col passare dei decenni ha avuto ragione della superficialità e del cinismo dei troppi progettisti di alienazione e degli urbanisti colpevolmente assenti.
Mi preme segnalare due delle immagini in mostra: la prima è quella dei due giovani fiorentini di origine orientale che, seduti su una panchina, sotto il sole ormai radente del tramonto e davanti al punzuto nuovo Palazzo di Giustizia che tanto ha irritato e irrita gli opachi pseudo difensori di una malintesa “fiorentinità”, ridono probabilmente innamorati mentre giocano con il loro smartphone.
L'altra scattata andando a raggiungere la piccola bicicletta da bambino con tanto di rotelle laterali che già appariva, a ben guardare l'altra foto, sullo sfondo del prato del giardino pubblico, dietro le spalle del ragazzo.
Ecco, la successione si fa simbolica: Carlo ha approfondito, è andato, ha proceduto nello sguardo, si può dire nell'analisi. Quella biciclettina coloratissima è abbandonata sotto le nuvole stirate dal vento in quota e il bambino che la guidava non è assente: è solo andato più in là, a curiosare, a esplorare, a vivere un po' di più, a cercare la sua crescita cominciando forse a lasciare, magari con passo ancora incerto, la “sicurezza” delle ruotine laterali.
Gianni Caverni