Carlo D’Oria – Sentieri
L’ Uomo, le sue passioni, le sue contraddizioni, solo e in relazione con gli altri. La galleria Boursier Contemporary Art ospita la personale dello scultore Carlo D’Oria dal titolo “Sentieri”, una mostra
antologica che racchiude tutta la sua ricerca artistica dagli anni ’90 ad oggi.
Comunicato stampa
L’ Uomo, le sue passioni, le sue contraddizioni, solo e in relazione con gli altri. La galleria
Boursier Contemporary Art ospita dal 5 ottobre al 15 novembre a Torino in Piazza Cavour
2 a Torino, la personale dello scultore Carlo D’Oria dal titolo “Sentieri”, una mostra
antologica che racchiude tutta la sua ricerca artistica dagli anni ’90 ad oggi.
“ D’où venons-nous ? Que sommes-nous ? Où allons-nous ?. Così si intitola la grande
opera finale, e testamento spirituale, di Gauguin (del 1897-98). Questo è il primo
riferimento alla storia dell’arte che mi è venuto in mente pensando al lavoro di Carlo
D’Oria. Ovviamente non c’è nessun rapporto diretto, ma è vero che si potrebbe utilizzare
un titolo del genere anche per definire il tema di fondo che caratterizza fin dall’inizio la
ricerca dell’artista, che in termini molto diversi e strettamente attuali rimette in gioco la
questione sempre inesorabilmente fondamentale della connessione fra l’uomo e la
dimensione spazio- temporale. Le tre domande si possono sintetizzare così: perché siamo
in questo mondo e qual è il nostro destino individuale e collettivo?
E già solo il fatto di affrontare oggi, in modo chiaro e diretto (e senza slittamenti
retoricamente simbolici) un problema di tale portata esistenziale, è un titolo di merito. Il
merito è quello di una scelta controcorrente rispetto alla ancora dominante deriva
postmoderna.
E proprio in questo senso, penso che si debba citare anche un altro grande come Alberto
Giacometti, certamente amato da D’Oria, e che probabilmente lo ha influenzato, non
stilisticamente, ma per la sua mirabile e ossessiva angoscia umanistica, incentrata sulla
situazione dell’uomo in rapporto al suo contesto di vita, al suo “esserci” nel mondo. Anche
D’Oria sente profondamente il fascino melanconico e inquietante degli individui immersi
nella loro solitudine e sospesi in realtà desolate.”
Così il professore Francesco Poli introduce il suo pezzo critico nel catalogo della mostra,
la quale racchiude quattro dei cicli più significativi del lavoro dell’artista : “Le linee di
confine”, “Le ferite”, “Il potere” e “Le tracce”.