Carlo e Fabio Ingrassia – Exhibition
I due giovani artisti catanesi, “lanciati” dalla Galleria di Giuseppe Lo Magno con la collettiva “L’unico tratto” (allestita a Modica e a Catania nella primavera del 2011) e poi approdati alla 54° Esposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia con due istallazioni, esporranno una decina di opere, tra disegni, pastelli, installazioni, sculture e macchine-struttura che si caratterizzano per la novità formale, anche se l’attenzione alla natura, alla scultura classica e alle opere di artisti del Novecento è costante.
Comunicato stampa
Si intitola “Exhibition” l’attesa mostra dei gemelli Carlo e Fabio Ingrassia allestita dall’11 novembre al 5 gennaio 2013 nella Galleria Lo Magno (vernissage domenica 11 ore 19.00).
La mostra reca come sottotitolo una frase del pittore francese neoclassico Jean-Auguste-Dominique In gres: “Niente colore troppo caldo...eccedete nel grigio piuttosto che nell’infuocato”.
I due giovani artisti catanesi, “lanciati” dalla Galleria di Giuseppe Lo Magno con la collettiva “L’unico tratto” (allestita a Modica e a Catania nella primavera del 2011) e poi approdati alla 54° Esposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia con due istallazioni, esporranno una decina di opere, tra disegni, pastelli, installazioni, sculture e macchine-struttura che si caratterizzano per la novità formale, anche se l’attenzione alla natura, alla scultura classica e alle opere di artisti del Novecento è costante.
«Le loro opere – scrive il critico d’arte Paolo Nifosì nel catalogo della mostra - disorientano e attraggono allo stesso tempo, sorprendono e […] restano enigmatiche. Si vorrebbe collocarle in una tendenza, si vorrebbe trovare ascendenze, ma queste, se ci sono, sono molto vaghe e per certi versi irrilevanti». «Eppure – prosegue Nifosì - hanno coerenza, seguono un ductus chiaro. Alcuni animali, una colomba, un toro, un elefante, due cervi, una giraffa, alcune sculture classiche, il Marco Aurelio del Campidoglio, la Nike di Samotracia, una Venere ellenistica, tutti resi col pastello, a grana dura e a grana morbida, con grande perizia, fatti a regola d’arte […], plasticamente resi con un disegno impeccabile, con passaggi chiaroscurali delicati e solidi allo stesso tempo, tutti soggetti contestualizzati in superfici e spazi neutri, organizzati geometricamente in fondali che rimandano alla Bauhaus, alle geometrie neoplastiche olandesi, alcune collocate su piedistalli come monumenti».
Forme plastiche, dunque, che diventano visioni metafisiche, sottratte al fluire del tempo e rese attraverso una scala cromatica di grigi che esprime il trapasso dal buio alla luce.
«Lavorano i nostri – scrive ancora Nifosì - col grigio, col grigio danno tutti i colori. Il grigio conserva in sé tutti i colori che possono essere percepiti da chi guarda, spostandosi e cogliendo in questo modo la luce fisica che colpisce l’immagine. Il loro è un procedere dal buio verso la luce».