Carlo e Nazzareno Flenghi
Nazzareno e Carlo Flenghi sono padre e figlio, il primo scultore che utilizza per le sue opere rami di legno, il secondo pittore che utilizza un linguaggio derivato dalla grafica influenzato dalla street art e dalla pop art.
Comunicato stampa
Con l’esposizione di Carlo e Nazzareno Flenghi riparte MAD Al Colonial, Rassegna d’Arte Contemporanea curata da Fabio D’Achille e ospitata nel Risto Wine Bar di Via Terenzio, che per la disposizione degli spazi e delle luci ben si presta ad accogliere esposizioni artistiche. Nazzareno e Carlo Flenghi sono padre e figlio, il primo scultore che utilizza per le sue opere rami di legno, il secondo pittore che utilizza un linguaggio derivato dalla grafica influenzato dalla street art e dalla pop art.
Carlo Flenghi
La poetica di Carlo Flenghi si caratterizza per l’interpretazione basata sul simbolismo, presente sia laddove vengono raffigurati paesaggi e persone, sia dove invece l’artista prende spunto da pittori del passato.
L’ispirazione ai modelli antichi, che spazia dall’antichità sino al Caravaggio e oltre, è qualcosa che si limita esclusivamente ai soggetti, rielaborati secondo una cifra stilistica debitrice della street art e della pop art: il linguaggio espressivo di Carlo è connotato da sagome piatte, delineate con una linea nitida e morbida e riempite da campiture cromatiche squillanti e nette, senza sfumature, con passaggi chiaroscurali ben definiti; spesso inoltre sulla tela compaiono schizzi di colore effettuati con lo spray che rivelano una componente solo apparentemente gestuale, ma in realtà costituiscono il risultato di una progettualità programmata.
Il fascino subito dall’artista per l’alchimia si esplica nella resa dell’essenza degli elementi associati ai soggetti e nell’interpretazione metafisica dell’idea, mentre nei paesaggi, diurni o notturni, i colori compaiono solo dove è presente l’intervento dell’uomo.
Lo stile dell’artista è semplice, lineare, essenziale, è immediatamente riconoscibile, è frutto di uno studio a lungo elaborato dove nulla o quasi è lasciato al caso, ma ogni elemento è il risultato di una programmazione attentamente concepita. (Laura Cianfarani)
Nazzareno Flenghi
Natura e arte sono tutt’uno nell’opera di Nazzareno, costituiscono un binomio imprescindibile. L’albero, l’asse cosmico per eccellenza, che affonda le radici nell’elemento primordiale dell’acqua, passa attraverso la materialità della terra, si innalza nella spiritualità dell’aria e nella sua ultima fase viene utilizzato per ricavare energia, abbracciando così tutti gli elementi, è l’elemento portante della sua poetica. In particolare l’artista è affascinato dai rami, specialmente di ulivo, simbolo di pace e di rigenerazione, e del glicine, emblema della coscienza dell’uomo che si espande dai centri vitali dell’interiorità per estendersi a influenzare il mondo esterno; in alcune opere sui rami vengono applicate delle foglie secche o delle pietre di giada, quasi fossero delle gemme in attesa di sbocciare. Ma, al di là delle simbologie, (Nazzareno preferisce infatti che siano i fruitori ad individuarle e ad interpretare le sue opere in base alla loro sensibilità e modo di vedere), nella sua arte è visibile il richiamo alla Land Art e all’Arte Povera: l’artista preleva dall’ambiente naturale del suo territorio rami che gli evocano immagini, ricordi, forme e sensazioni e li plasma in base a questi, conferendo dunque nuova vita ai doni della natura. Per questo potremmo definire la sua un’arte naturista, perché le tracce naturali permangono ma sono soggette a una metamorfosi rispettosa del loro originario essere, metamorfosi lontana da un progetto prestabilito ma che rivela un approccio immediato, una volontà di togliere per raggiungere una forma pura, sintetica, equilibrata, essenziale e semplice, memore della purezza della natura. (Laura Cianfarani)