Carlo Fontanella – In Itinere

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO E.
Alzaia Naviglio Grande 4, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al sabato dalle ore 15.00 alle ore 19.00
domenica dalle ore 11.00 alle ore 19.00

Vernissage
23/11/2013

ore 17

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Carlo Fontanella
Curatori
Virgilio Patarini
Generi
arte contemporanea, personale

Nelle sculture e nei bassorilievi di Carlo Fontanella capita spesso che una fitta e ritmata trama di geroglifici scabri ed essenziali costruisca cerchi concentrici o spirali avvolgenti.

Comunicato stampa

Nota critica: La Stele perduta

Nelle sculture e nei bassorilievi di Carlo Fontanella capita spesso che una fitta e ritmata trama di geroglifici scabri ed essenziali costruisca cerchi concentrici o spirali avvolgenti.
Si tratta di segni ripetuti che incidono la materia e suggeriscono un ritmo, scavano piccoli solchi che scandiscono la superficie e determinano così una sorta di rapporto serrato tra lo spazio e il tempo. Talvolta sono semplici graffi, altre volte piccoli tasselli rettangolari o triangoli, quadrati, forme geometriche reiterate come in un mandala. E come in un mandala la nostra immaginazione non può non pensare al gesto ripetuto dell’artista che quelle forme e quei labirinti ha generato: un gesto ripetuto come una danza ipnotica, come un mantra o come una preghiera.
Talvolta il gesto e il segno corrispettivo si fa più rarefatto, più lunghe si fanno le pause, i silenzi. Talvolta la voce, il segno pare affiorare come un relitto da un mare di silenzio: un piccolo solco di ombra nel bianco gessoso e abbacinante di un silenzio fatto di luce. Le sculture e i bassorilievi di Carlo Fontanella infatti sono quasi sempre bianchi: il bianco è imperante ed esalta ogni minimo scarto della materia, ogni minimo segno, graffio o solco, ogni minima asperità o piccolo rilievo.
Nel silenzio assoluto ogni lieve sussurro diviene presenza, voce o nota che risuona e significa. Il bianco di Fontanella acuisce i nostri sensi, ci consente… ci obbliga a mettere a fuoco, a concentrare i nostri sensi (la vista, il tatto) più del consueto.
Allo stesso modo la reiterazione di segni o forme ci induce a prestare maggiore attenzione ai minimi scarti, alle più impercettibili variazioni di lunghezza, di distanza o di forma tra un segno e l’altro. E nel ritmo e nella variazione si nasconde ad un tempo l’armonia e il significato.
Qualche volta il vuoto, il silenzio della materia bianca e levigata allude all’oblìo, e allora i segni più o meno rarefatti ci appaiono come relitti della memoria, reperti fatti riemergere alla luce della coscienza dalla mano paziente e sapiente di un archeologo. E allora i dischi o le steli di Fontanella ci ricordano lapidi istoriate da antiche perdute civiltà, tondi come oggetti votivi o totem su cui sacerdoti di culti arcani hanno inciso litanie mitiche o formule rituali.
E non parrà affatto casuale allora il ricorso ossessivo ed ammaliante (nel senso letterale del termine) a forme archetipiche come la spirale o il cerchio. Certo quello che vediamo è una serie di steli votive, lapidi, incisioni di un’antica civiltà che vi inscriveva le sue storie in un linguaggio di cui oggi è perduto il codice, la chiave di lettura, la Stele di Rosetta. E non ci resta che una rarefatta e abbacinante nostalgìa.
C’è poi, di tanto in tanto, in Fontanella, una raffinatezza e una leggerezza formale che si piega e ci induce al sorriso, scivolando verso una figurazione stilizzata ed elegante che trasforma dei libri aperti in uno stormo di uccelli (“Scripta volant”), giocando con le figure e con le parole dei titoli. Forse si tratta di un bisogno impellente di recuperare, di tanto in tanto, una significazione immediata e folgorante come una battuta di spirito, di far affiorare dal murmure enigmatico di arcane oscure formule magiche il guizzo di una parola chiara e limpida. E dal contrasto trarre forza ed evidenza espressiva: più chiaro e limpido appare il motto ironico accostato a oscure litanie sussurrate, e viceversa.