Carlo Michele Schirinzi – La ballata del naufrago
Riuniti e osservati insieme, i video e i lavori fotografici di Schirinzi si rafforzano a vicenda riaffermando quell’estetica della visione accidentata, sospesa tra il racconto biblico e la drammatica attualità, tra il Diluvio Universale e i viaggi disperati dei migranti che cercano, sbarcando sulle nostre coste, un futuro migliore.
Comunicato stampa
Riuniti e osservati insieme, i video e i lavori fotografici di Schirinzi si rafforzano a vicenda riaffermando quell’estetica della visione accidentata, sospesa tra il racconto biblico e la drammatica attualità, tra il Diluvio Universale e i viaggi disperati dei migranti che cercano, sbarcando sulle nostre coste, un futuro migliore.
La cronaca diventa però solo lo spunto iniziale per un discorso più complesso sulla memoria, storica ma anche personale, biografica, attraverso la rielaborazione pitto-grafica di negativi familiari, i cui protagonisti - colti nei loro gesti quotidiani, vacanzieri in alcuni casi - acquistano una dimensione epica e drammaturgica.
L’opera più suggestiva, che fornisce il titolo a questa mostra, è Ballata naufraga, un polittico di sette elementi rimando alle predelle delle antiche pale d’altare ma naturalmente anche ai fotogrammi di un film e, dunque, alla materia con cui lavora principalmente Schirinzi: quelle immagini in movimento che costituiscono il cuore del suo immaginario. Ispirato agli affreschi della basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina e al mosaico pavimentale della cattedrale dei Martiri ad Otranto, questo lavoro - come suggerisce lo stesso Schirinzi - è una sorta di Via Crucis in sette stazioni.
Ad accomunare sia le visioni fisse sia quelle cinetiche di Schirinzi, è l’attitudine all’iconoclastia dell’artista-cineasta leccese; una distruzione e negazione delle immagini che, paradossalmente, le rende ancora più penetranti e indelebili. Se Ballata naufraga rimanda alla sequenza filmica, viceversa un suo video esposto in mostra, Notturno stenopeico, si basa su fotografie che, assemblate, ci restituiscono una visione confusa, lampeggiante. Attraverso una serie di aperture circolari e grandangolari che squarciano un profondo velo nero, intravediamo i volti e i corpi di centinaia di disperati che tentano di sbarcare sulle nostre coste, spesso trovandovi la morte. Il movimento nel video è dato solo grazie a squarci che illuminano frammenti di una visione apocalittica (il Gericault de Le Radeau de la Meduse). Il figurativo (e dunque il dramma, raccontato dai media) trasfigura inevitabilmente nell’onirico, la denuncia politica si fa muta poesia. Il mare assassino diviene in un altro suo video qui riproposto, Suite Joniadriatica, assoluto protagonista. La superficie liquida con le sue rifrazioni e i suoi riflessi, si trasforma in un’elegia di luce e di suono: siamo davanti a un mare deserto e primordiale da cui scaturisce l’origine di tutte le cose. Un mare che rassicura e a tratti inquieta, scandito dall’efficace musica elettronica di Gabriele Panico, che utilizza il rumore della risacca come elemento ritmico di base.
Ritornando alle opere esposte, a completare questo paesaggio apocalittico Schirinzi ha aggiunto un’altra serie di lavori definiti «un’accozzaglia di pezzi: un Frankenstein imbastito da Baltrusaitis col filo della cronaca mediterranea». Il ciclo dei Grilli fonde, ancora una volta, figure “in negativo” con l’iconografia artistica sempre di derivazione medievale, proponendoci un bestiario umano fantastico. Tali figure, mostruose e disperate, vanno a popolare il presepe schirinziano, con un tocco grottesco ancora pregno, tuttavia, di echi drammatici dell’attualità: sono anch’essi dei naufraghi, freaks alla deriva prigionieri di una ballata onirica senza fine.
Nell’estetica di Schirinzi, il fotografico e il videofilmico mantengono un loro sapore analogico, dove il ritocco manuale, il graffito, la cancellazione, si affiancano alle rappresentazioni pittoriche e scultoree della sua terra, quella Puglia romanica e ancestrale, macabra e sensuale, sacra e profana, dove vengono messe in scena le bibliche catastrofi e i piccoli naufragi che costellano la nostra esistenza quotidiana.