Carlo Montarsolo / La Collezione Brandi Rubiu
Due mostre: Montarsolo. Alta tensione tra passato e presente a cura di Giorgio Agnisola e La Collezione Brandi Rubiu.
Comunicato stampa
Con la mostra Montarsolo. Alta tensione tra passato e presente a cura di Giorgio Agnisola la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea rende omaggio all’artista nel centenario dalla nascita e in occasione della recente donazione del suo Archivio.
Carlo Montarsolo ha rappresentato una significativa presenza nel quadro delle ricerche artistiche del secondo dopoguerra tese a conciliare sintesi geometrica e tendenzialmente astratta - a tratti neocubista e persino informale - con espressioni tradizionali. La cifra identitaria del linguaggio dell’artista emerge in particolare da questo richiamo alla tradizione, leggibile come retaggio di una cultura paesaggistica partenopea e meridionale, che ha alimentato la sua formazione giovanile, caratterizzata da colori morbidi e pastosi e da vibranti risalti della luce.
È soprattutto nel segno di una forte, irrisolta tensione tra passato e presente che tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Settanta del secolo passato, arco temporale su cui è incentrata la mostra, l’artista ha testimoniato un peculiare e felice percorso che, nel panorama degli artisti dello stesso periodo, lo rende assolutamente riconoscibile, con esiti di suggestiva intensità espressiva.
Opere come Tempio sommerso (1967), in cui il dato costruttivo, pur restando trama essenziale dell’immagine, viene per così dire assorbito dai multipli tagli della luce evocando misteriose e quasi magiche e interne armonie, si contrappongono a opere più introverse e materiche, tendenzialmente simboliche, come Sole sul davanzale (1962) e Elementi di una macchina (1979), caratterizzate da calibrate scansioni di piani e di forme, talora da giochi sottesi e intimistici di luci e di ombre. Emblematicamente, le opere di Montarsolo presenti in mostra intrecciano un prezioso dialogo con opere selezionate, provenienti dalle collezioni della Galleria, di artisti a lui contemporanei come Lucio Del Pezzo, Umberto Mastroianni, Augusto Perez.
Completano l’esposizione una selezione di inchiostri e diversi documenti d’archivio che concorrono a ricostruire la carriera artistica di Montarsolo, tra cui lettere e testimonianze di alcuni protagonisti della scena istituzionale, artistica e culturale (Andreotti, Argan, Bucarelli, Guttuso, Iotti).
Questo omaggio è un’importante occasione che si aggiunge alle varie iniziative nel segno della riscoperta di Carlo Montarsolo (1922-2005), con l’obiettivo di approfondire la proficua produzione dell’artista in questa significativa ricorrenza e in occasione della donazione del suo archivio alla Galleria Nazionale, che ha iniziato uno studio approfondito su questo lascito. Contestualmente all’apertura della mostra, i materiali dell’Archivio Montarsolo interamente schedati e digitalizzati verranno pubblicati sul portale OPAC e resi fruibili al pubblico.
Curata e promossa dall’Associazione Montarsolo, la mostra è realizzata con il patrocinio di AitArt - Associazione Nazionale Archivi d’Artista.
Carlo Montarsolo (Marmore 1922- Roma 2005) è cresciuto a Portici (Napoli). Autodidatta, il suo registro si caratterizza sin dagli esordi per un linguaggio neoimpressionista con cui ritraeva paesaggi dell’area vesuviana. Pur restando fedele alla tradizione, fu sempre però aperto a nuove sperimentazioni, che testimonia negli anni successivi con opere segnate da un singolare e suggestivo confronto tra linguaggio tradizionale e nuove ricerche informali e neocubiste. A partire dai primi anni Quaranta è presente sulla scena artistica nazionale e internazionale, segnalato da critici e studiosi d’arte come Argan, Brandi, Bucarelli, Carluccio, Trimarchi, Valsecchi, Venturoli. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1959 e vince numerosi premi tra gli anni Sessanta e Settanta.
E’ inoltre presente a tutte le Quadriennali d’Arte di Roma e alla Biennale Internazionale d’Arte del Mediterraneo, dove rappresenta l’Italia su designazione della Biennale di Venezia, e quindi a Melbourne, Sidney e New York quale rappresentante della pittura italiana su invito della Quadriennale di Roma. Nel 1962 con l’opera Tempio sommerso, primo autentico esempio di cubismo analitico visto a Napoli, riceve il massimo riconoscimento da una giuria presieduta da Argan. I suoi dipinti si trovano tutt’oggi in prestigiose collezioni museali in Italia e nel mondo (alla Permanente di Milano, nei musei d’arte moderna di Parigi, di Monaco, di Bonn, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, al Museo d’Arte Moderna di Santo Domingo). Per i suoi meriti artistici e culturali nel 1968 è stato insignito dal Capo dello Stato della “Commenda” al merito artistico della Repubblica. Nel 1986 presenta, al Museo Pignatelli di Napoli, una antologica delle sue opere a cura della Soprintendenza ai beni Artistici e Storici.
Non soltanto pittore, ma anche appassionato divulgatore, dal 1975 è stato invitato dagli Istituti Italiani di Cultura in America e in Europa a tenere conferenze e seminari sull’arte contemporanea che si accompagnavano a mostre selezionate dei suoi dipinti. Didatta appassionato (suo il libro-vademecum Un artista racconta l’arte, 2002), ha scritto numerosi articoli e saggi sul senso dell’arte e sulle ricerche del Novecento.
Le retrospettive più recenti, promosse dall’Associazione Montarsolo, di cui è presidente il figlio Federico, si sono tenute in Montenegro (Museo Nazionale di Cettigne, 2014), alla Spezia (Palazzina delle arti, 2016), a San Francisco (Istituto Italiano di Cultura, 2018), a Napoli (Castel dell’Ovo, 2018), a Portici (Reggia, 2019), in Armenia (Galleria Nazionale di Arte Moderna, Jerevan, 2020). L’archivio dell’artista è stato donato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Venerdì 30 settembre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea inaugura l’esposizione della Collezione Brandi Rubiu, a cura di Marco Tonelli.
La Collezione Brandi Rubiu è composta da un nucleo di 92 opere, che Vittorio Brandi Rubiu donò alla Galleria Nazionale nel 2001. Si tratta di disegni, dipinti, sculture, incisioni donate a Brandi e Rubiu da amici artisti che avevano frequentato e/o di cui avevano scritto presentazioni di mostre e saggi critici.
Accardi, Afro, Angeli, Burri, Capogrossi, Ceroli, Cintoli, De Pisis, Fioroni, Guttuso, Leoncillo, Mambor, Manzú, Marini, Mattiacci, Morandi, Ontani, Pascali, Scialoja, Tacchi, sono solo alcuni degli artisti riuniti in una collezione unica nel suo genere, che testimonia soprattutto di un legame affettivo e intellettivo tra uno dei più autorevoli critici e scrittori italiani del XX secolo quale fu Brandi e il suo più appassionato esegeta ed erede quale è ancora oggi Rubiu, che di Brandi divenne figlio adottivo nel 1985.
La mostra raccoglie, oltre alle opere d'arte, anche fotografie della collezione nella sua collocazione domestica originaria e nell'allestimento presso la Galleria Nazionale nel 2001, quando fu esposta al pubblico per la prima volta. Tra le opere viene anche presentato l'ultimo dipinto di Brandi eseguito nel 1928 a chiusura della sua attività di pittore “quando mi accorsi”, affermò il critico senese, “che dipingevo con gli occhi degli altri”.
L'allestimento pensato in questa occasione vuole anche essere, tra le righe, un rispettoso omaggio all'erede che ha assiduamente contribuito e contribuisce ancora oggi all'opera di divulgazione e diffusione di un'eredità culturale che è stata un lascito importante anche per future generazioni di critici e storici dell'arte. Nella selezione di opere che si è deciso di proporre si delinea così una sintesi dell'arte italiana dalla metà del XX secolo fino agli anni '60 ed oltre, passando per la figurazione, l'astrazione, l'informale e le neoavanguardie.
L’esposizione evidenzia non solo scelte di opere di una donazione ma anche di un rapporto a monte che l'ha resa possibile: Brandi scelse Rubiu come erede tanto quanto Rubiu scelse Brandi come Maestro. Del resto la natura stessa della collezione si compone di artisti conosciuti da Brandi e passati in eredità a Rubiu, ma anche di artisti coetanei di Rubiu passati a Brandi: due vite entangled e per certi versi esemplari.
Cesare Brandi (Siena 1906-1988), storico, critico e filosofo dell'arte, scrittore e poeta, docente universitario, nel 1939 fondò l'Istituto Centrale di Restauro che diresse fino al 1960. Fu un punto di riferimento autorevole nel panorama culturale italiano, intrecciando frequentazioni con Argan, Arbasino, Emilio Cecchi, Giovanni Macchia, Luigi Magnani, Roman Vlad, Gianfranco Contini e Giuseppe Raimondi.
La sua Teoria del restauro pubblicata nel 1963 è stata tradotta in tutta Europa, Cina e Giappone, mentre la sua attività di saggista si è sviluppata a partire dai dialoghi Carmine o della pittura, Celso o della poesia, Arcadio o della scultura, Eliante o dell'Architettura, per proseguire nei testi teorici La fine dell'Avanguardia, Segno e Immagine, Le due vie, Teoria generale della critica. Degli artisti a lui contemporanei si è occupato in particolare di Morandi e poi De Pisis, Manzù, Marini, Guttuso, Leoncillo, Burri, Pascali, mentre tra gli autori antichi e moderni ha prediletto Duccio, Giotto, i pittori senesi del Tre e Quattrocento, Rutilio Manetti, Canaletto e Picasso.
Non meno importante è stata la sua attività letteraria, tra cui si ricordano i libri di poesie del 1939-1954 e di viaggio, dalla Grecia antica a Le città del deserto, Pellegrino di Puglia, Martina Franca, Budda sorride, Persia mirabile, Verde Nilo e Diario cinese.
Vittorio Brandi Rubiu (Lucca 1928) è stato confidente, amico e collaboratore di Cesare Brandi dal 1950 al 1988. Ha partecipato attivamente al clima artistico degli anni '60, scrivendo recensioni e presentazioni di mostre di Pascali, Mattiacci, Cintoli, Ceroli.
Ha curato le mostre L’immagine dell’arte. Omaggio a Cesare Brandi, L’agave su lo scoglio e Le stagioni della scultura, pubblicato la raccolta di scritti Vita eroica di Pascali e il saggio Alberto Burri per Einaudi nel 1975.
Come custode e valorizzatore dell'opera critica e letteraria di Brandi ha curato Viaggi e scritti letterari e Scritti d’arte per Bompiani, l’epistolario di Brandi Credi al mio pessimo e tenero carattere e la recente ristampa della Teoria del restauro presso la Nave di Teseo introdotta da Massimo Carboni. Nel 2019 è uscita la raccolta di testi critici dal titolo Vittorio Rubiu. Scritti tra arte e vita con un’introduzione di Marco Tonelli e nel 2022 Diario per pochi, sorta di suo testamento spirituale, con una lettera di Fabio Sargentini.