Carlo Zoli – Mitologica
La personale intitolata Mitologica, si compone di una selezione di sculture recenti eseguite dall’artista in terracotta. Catalogo con testo di Vittorio Amedeo Sacco.
Comunicato stampa
Carlo Zoli espone per la sesta volta a Mantova alla Galleria “Arinna Sartori - Arte” nella Sala di Via Cappello 17.
La personale intitolata Mitologica, si compone di una selezione di sculture recenti eseguite dall’artista in terracotta. Catalogo con testo di Vittorio Amedeo Sacco.
La mostra si inaugurerà alla presenza dell’artista Giovedì 12 gennaio alle ore 17.00 e resterà aperta al pubblico fino al prossimo 26 gennaio 2012.
Un mito nel Sogno
La mostra "Un Mito nel Sogno" è un tra creature arcaiche e mitiche, ombre latenti che popolano i luoghi delle cose e degli stessi uomini, simboli di quella misteriosa ritualità che nei tempi antichi collegava l'uomo al divino.
Figure femminili dalla silhouette delicata, figure alate e cavalli dal profilo elegante, si stagliano entro uno spazio bidimensionale, di-struggendo l’illusione e rivelando la verità icastica della forma che vive di vita propria. Un senso di umana sacralità percorre le opere di Carlo Zoli, da sempre interessato ad indagare i territori profondi e misteriosi del primitivo e dell’arcaico. Attraverso l'eliminazione di elementi superflui o autoreferenziali, l’artista elude il passaggio prosaico della favola mitologica ed esclude l’esercizio, narcisistico e consolatorio, della divinizzazione dell’umano e della narrazione per immagini, maturando un nuovo linguaggio figurativo, in cui sintesi formale e segnica gli consentono di recuperare la dimensione primaria della figurazione. Le immagini, dense di ogni carattere descrittivo, aneddotico e narrativo diventano puri simboli, fantasie archetipiche che emergono dall’inconscio collettivo, cariche della potenza del mito e al contempo intrise di modernità. Si collocano in uno spazio arcaico e attuale allo stesso tempo, in una cornice temporale sospesa, suggerita dalle forme, da cui affiora la dimensione simbolica. Zoli ha percorso per intero la figurazione, dimostrando una eccezionale perizia disegnativa e pittorica. Si è affermato così, come artista profondamente e passionalmente sensibile. Questa ricerca lo ha portato a considerare la luce, la forma e il colore elementi imprescindibili nella scultura che diventava, sostanzialmente, necessità di una nitida misura mentale, sublimata attraverso l’assimilazione dell’arte antica.
I simboli
Carlo Zoli lavora sui simboli ad alto valore antropologico, su icone sacre, oggetti di culto ma anche su parole e parolacce di forte impatto socioculturale, a riprova di un'analisi minuziosa della devozione collettiva e del rito sociale della cultura popolare e dei suoi risvolti più veritieri. L’artista guarda al valore risanato e primordiale dei simboli, al ragionamento sulle radici fonetiche e culturali di una frase, al cuore di tante icone che spesso non percepiamo nella loro integrità originaria.
Per farlo usa un atteggiamento ironico e dissacrante, ribaltando le ovvietà popolari (e spesso populiste) con senso umanistico, rispetto dei modus e sintetica calibratura visiva. Gli stessi linguaggi un mescolamento mai dogmatico di manualismi e tecnologie semplificate, confermano la forza morale di un viaggio che attraverso il tempo storico senza alcuna paura del dubbio. Le sue sculture, ricche di una fantasmagorica gamma di segni, mantengono un solido substrato grafico, proveniente dalla sua consolidata preparazione nel campo del disegno e della figura. Le sue forme figurative, disegnate con la plastica materica, increspata, disegnano linee fluide composte in una sorta d'esplosione vitale. I primi piani della materia, che si forma, si disgrega e si ricompone nell'eterno gioco della vita sotto il soffio vitale dell'autocoscienza e dell'intelletto, si dilatano in uno scenario figurativo, rappresentano simboli, corpi femminili, guerrieri, cavalli. In queste forme materiche che imprimono alla staticità della massa quasi un vertiginoso dinamismo nel cosmo interiore, è proprio l’uomo a essereil perno di queste illuminanti visioni, rivelandosi in tutta la sua fragile realtà e disvelando utopiche “Isole” nascoste.
I significati di miti e leggende
I miti e le leggende sono racconti fantastici che narrano le origini, le vicende, la storia di un gruppo sociale. Prima di essere scritti, miti e leggende sono stati raccontati a voce e nel tempo hanno perso una precisa configurazione storica e geografica. Il racconto mitologico generalmente tenta di dare una spiegazione alle forze che regolano la natura, ai fenomeni e alle leggi della vita: la nascita, la crescita, la morte. (…)
La Mitologia
Con le sue opere, Zoli vuole dimostrare, a torto o a ragione, che la mitologia greca e romana è tra noi. Simbolo e specchio, attraverso le avventure e le passioni degli dei, degli eroi racconta la nostra storia, spiega l’origine del mondo, risponde ai perché dell’uomo, da voce al nascere del pensiero. I miti non sono solo la narrazione fantastica di eventi eccezionali: dietro il giudizio di Paride c'è il concetto della bellezza, alla nascita di Venere si collega quello dell'amore e della fecondità, Giasone è l’uomo che cerca, Orfeo è la musica, Prometeo la sfida dell’uomo agli dei. Ma i miti sono anche poesia, fiaba delle fiabe, il prodotto più luminoso della fantasia dell’uomo ancora fanciullo. Si può pensare a Eorcole come simbolo della forza e dell’uomo che supera le insidie del proprio destino, ma anche come al protagonista di avventure straordinarie: soffocare il leone di Nemea, acciuffare una cerva in corsa, uccidere l’idra di Lerna, catturare il cinghiale di Erimanto e il toro cretese di Minosse, scacciare gli uccelli dal lago di Stinfalo, uccidere Diomede e Gerione, impadronirsi di un cinto di amazzone prima di cogliere le mele d’oro del Giardino delle Esperidi e di incatenare il cane degli inferi non sono forse fatiche che meritano di essere raccontate.
Eppure noi stessi, figli dei greci e dei romani, talora abbiamo dimenticato i miti del nostro passato e facciamo fatica ad orientarci nel groviglio di genealogie, di avventure, di amori. Tutta la nostra cultura, la nostra arte, il nostro stesso modo di esprimerci sono impregnati di riferimenti mitologici, dal complesso di Edipo, a Cassandra, alla bellezza giunonica, a Scilla e Cariddi. (…)
Il ruolo della donna nella mitologia
Nelle opere di Zoli il fascino di una femminilità dalle forme accattivanti si tinge di mistero nella fisionomia appena accennata del volto. Il viso si mostra prezioso tra le geometrie concatenate del busto ed è un angolo di delicata nudità nella confusa sovrapposizione di piani, quella sorta di corazza si costruisce in una prospettiva che non riesci a cogliere nelle forme. Zoli le plasma a tratti fluidi, talvolta matrici, sfruttando a pieno gli effetti concessi dalla mano. Ci scopriamo nuovamente attratti dall’essenza “bipolare” della figura, nella compresenza di forme taglienti e flessuose con cui Zoli ha plasmato un’entità profonda e complessa che ci lascia ancora sul limite della piena comprensione. Con le sue sculture femminili Zoli intende sottolineare il ruolo della donna nella mitologia e contrapporlo a quello dei nostri giorni. Nell'età classica il ruolo pubblico delle donne era andato sempre più riducendosi. Nei tempi omerici invece esse mantengono un certo ruolo attivo e di spicco: appaiono infatti molte figure femminili importanti: Andromaca moglie di Ettore, Clitennestra moglie di Agamennone, la profetessa Cassandra soprattutto Penelope moglie fedele ma anche regina. Il personaggio di Elenaa, pure causa della guerra, appare invece stranamente molto sfumato: prima sposa di Menelao, poi rapita è moglie di Paride e quindi alla morte di questo sposa Deifobo e ancora alla distruzione di Troia torna ad essere la moglie di Menelao come se niente fosse accaduto. Non mostra nessuna passione personale, non vengono nemmeno messo in rilievo i figli: e la donna più bella del mondo ma sembra proprio una donna-oggetto: il mondo esplode per lei ma ella concede le sue grazie all’uomo che per il momento possiede o la possiede. (…)
Vittorio Amedeo Sacco, (dal catalogo)
Carlo Zoli, nato a Bari nel 1959, ha studiato a Faenza dove vive e lavora. È il quarto elemento di una discendenza diretta d’avoli ceramisti: Carlo, Paolo, e il padre Franco, sotto la cui guida si è formato artisticamente.
La tradizione della sua famiglia risale agli albori del secolo scorso, quando Carlo operava come ceramista presso il Borgo Durbecco a Faenza. Paolo, il figlio, fu pittore presso i celebri fratelli Minardi, e dal 1918 titolare della prestigiosa bottega “La Faience”, che collaborò anche con artisti quali Pietro Melandri, Roberto Sella e Francesco Nonni.
Franco fu invece docente di Decorazione Artistica presso l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “G. Ballardini”, e affermato pittore e scultore.
Oggi, le qualità artistiche di Carlo, scultore di ceramica, lo hanno fatto emergere.
Sin dalla giovane età è salito alla ribalta in numerose rassegne nazionali e internazionali, dove continua ad avere notevoli consensi.
Ha tenuto mostre personali in tutta Italia: Bari, Bologna, Napoli, Padova, Roma, Venezia, solo per citare le città più importanti; è stato ospite di varie reti nazionali e nel Benelux. Da oltre dieci anni partecipa a fiere d’arte internazionali: ExpoBari, Art Fair Melbourne - Australia, Art Expo New York (USA), Arte Fiera a Bologna, Art Jonction Nizza, EuropArt Ginevra, LineArt Gand (B), a Mosca e a Parigi, poi Gmunden (A), Padova, Pordenone, Udine, Vicenza in Italia.
Nel 2007 ha realizzato una personale alla ja edizione “L’àme du métal, les dous arts” ad Anse (F) e ha partecipato alla 3° edizione del “Salon Européen des Métaux allo Chàteau de Clères (F).
Nel 2008 ha collaborato con l’associazione lirica “Pia Tassinari”, nella realizzazione della scenografia per l’opera “La Bohème” pre-sentata al Teatro Comunale A. Masini di Faenza. Nello stesso anno ha realizzato una mostra dal titolo “Mythos und Suggestionen” a Schwàbisch Gmùnd (D), ha partecipato al Mercato dell’arte ceramica di Gmunden (A), e in occasione di una mostra collettiva di artisti italiani ha esposto le sue opere nel salone dell’arte contemporanea del Kammerhof Museen della medesima città austriaca. Sempre nello stesso anno ha esposto al 2° Salon des Métiers d’Art a Morez (F) e alla 7° Mostra della ceramica d’autore “La Terra del Fuoco” a Avigliana, Torino.
È stato più volte invitato ad importanti mostre insieme ai grandi maestri della scultura del XX secolo: Milano, Bologna, Ferrara, in Normandia, nel Beaujolais per la Biennale d’Arte, a Lione (Francia), Anversa e Knokke (B), Hong Kong, in Giappone e in Florida (USA), Zurigo, Ginevra, Losanna e Yverdon in Svizzera. Nel 2009 espone alla Galleria “Artstation” di Legny (Francia) alla Galleria “Pasquinucci” Capraia Fiorentina (FI) e al Kammerhof Museen di Gmunden (Austria).