Carlos Araujo – Genesis
Carlos Araujo espone Genesis nel Pantheon di Roma. L’artista brasiliano sarà il primo artista contemporaneo ad esporre nel monumento classico.
Comunicato stampa
L’opera più emblematica dell’architettura classica assieme all’Acropoli greca, il Pantheon di Roma riceverà tra il 25 settembre e il 3 ottobre una mostra del pittore brasiliano Carlos Araujo. Con 32 tele che illustrano passaggi biblici della “Genesi”, la mostra segna la riapertura del Pantheon come spazio espositivo dopo più di tre secoli.
Pittore acclamato dall’inizio degli anni ’80 da Pietro Bardi (1900-1999) e altri collezionisti importanti dentro e fuori dal Brasile, Araujo, 65, ha trascorso l’ultimo quarto di secolo dipingendo a partire dalla Bibbia - creando più di 1.200 tele fino a sei metri di altezza, in un progetto colossale.
Dopo essere stato scelto per la missione di ri-inaugurare il Pantheon come spazio espositivo, l’artista ha dovuto adattare la sua pittura al formato definito dal dipartimento del patrimonio storico italiano. Le 32 tele verticali (2,20 X 0,80 m) che viaggiano verso Roma sono state elaborate specialmente per l’esposizione durante otto mesi di lavoro. Il lavoro di curatela è stato fatto in cooperazione tra il proprio artista e Giovanni Belardi, sovrintendente di Beni Architettonici e Paesaggistici della Città di Roma.
“La Genesis è praticamente una poesia. La prima lettera d’amore di Dio all’uomo”, spiega Araujo, che è ammirato delle autorità del Vaticano dagli anni ’70 e ha già esposto tele nella Biennale di Firenze (2007), nel Carrousel du Musée du Louvre, a Parigi (2008), nel Parlamento Europeo, a Bruxelles (2012) e nel Castel dell’Ovo, a Napoli (2014).
“Il mio lavoro è un messaggio di solidarietà ed amore al prossimo che vale per cristiani, buddisti, atei, ebrei, musulmani… siamo tutti fratelli”, aggiunge. Non per caso la mostra ha l’appoggio dell’Unesco e altri organismi internazionali: Vaticano, Biennale Internazionale di Firenze, Biennale Internazionale di Roma, CEI, UCID, Ambasciata del Brasile a Roma, Istituto Italiano di Cultura e Parlamento Europeo.
Secondo l’arcivescovo Daniele Micheletti, la mostra del pittore brasiliano viene a inaugurare un nuovo periodo per il Pantheon. Il maestro rinascimentale Raffaello (1483-1520), sepolto nel luogo, è uno dei nomi illustri i cui quadri sono stati lì esposti, e l’esposizione di Araujo vuole riprendere la vocazione artistica dello spazio. Un’applicazione interattiva con più di 1200 immagini dell’artista completa la mostra.
Contemporaneamente, l’artista farà una mostra individuale, dal 20 settembre, nella prestigiosa Galleria D’Arte Benucci, situata nei paraggi della Piazza di Spagna, la zona più nobile della città.
Impeto intensificato
In tre occasioni - 1974, 1979 e 1987 - i dipinti di Araujo sono stati tema di mostre individuali al Masp (Museo d’Arte di Sao Paulo), trattando di dilemmi umani e sociali. Tra il 1989 e il 1991, l’artista passa per un periodo di isolamento, ripensando i suoi motivi pittorici e finalità artistiche. È a partire da questo momento che definisce il suo lavoro come “strumento di qualcosa di più grande” e comincia a dedicarsi a nuove tematiche. “Mi guardavo nello specchio e non mi riconoscevo più. È stata una transizione sofferta.”
La sua linea di lavoro lo avvicina ad altri artisti che dipingono passaggi della Bibbia sotto vari punti di vista - dal modernista Marc Chagall al fumettista Robert Crumb. L’anno scorso, il produttore cinematografico e regista Darren Aronofsky ha organizzato una mostra d’arte contemporanea nella galleria 462 West Broadway, a SoHo, incentrata appena su Noè e la Genesis - tema del suo ultimo film - , dimostrando che il libro che ha guidato la storia dell’arte per più di dieci secoli continua ad essere una fonte inesauribile per la creazione.
Sul Pantheon
Quasi duemila anni dopo essere stato costruito, il Pantheon è una delle strutture della Roma antica meglio conservate ed è rimasto in uso durante tutta la sua storia. Edificio commissionato da Marco Vipsanio Agrippa durante il regno dell’imperatore Augusto (r. 27 a.C. - 14 d.C.), fu distrutto in un incendio e ricostruito da Adriano (r. 117-138) attorno al 126. Nel 609 fu convertito in chiesa cattolica consacrata a Santa Maria e i Martiri.
Il suo progetto è ancora conosciuto per la pianta circolare, con un portico di grandi colonne corinzie in granito che sostengono un frontone. La sua cupola è tuttora la più grande cupola al mondo in calcestruzzo non armato e ha influenzato opere fondamentali dell’architettura, come il Duomo di Firenze e La reading room del British Museum.