Cartabianca Firenze

Una mostra che presenta la vitalità delle ricerche dei giovani artisti presenti a Firenze (individuata come luogo centripeto e baricentrico di un più vasto territorio, che non necessariamente coincide con la Toscana), proponendo tre diverse chiavi di lettura per interpretare ricerche apparentemente molto differenti tra loro.

Comunicato stampa

cartabianca a cura di Silvia Cini

con la collaborazione di Francesca Serrati

ha il piacere di presentare

carta bianca_firenze
sabato 21 aprile Museo di Villa Croce Genova ore 18

tornare per partire (genova-firenze)
Francesca Banchelli, Yuki Ichihashi, Jacopo Miliani, Studio ++, Eugenia Vanni, Enrico Vezzi
progetto a cura di Lorenzo Bruni

Fuori dai confini
Giorgio Barrera, Leonora Bisagno, Andras Calamandrei, Giovanni Ozzola, Robert Pettena
progetto a cura di Daria Filardo

La matta bestialitade

Emanuele Becheri, Francesco Carone, Michelangelo Consani, Elena El Asmar, Kinkaleri, Olga Pavlenko

progetto a cura di Pietro Gaglianò

I curatori Lorenzo Bruni, Daria Filardo e Pietro Gaglianò, inaugurano sabato 21 aprile, per il progetto carta bianca al museo di Villa Croce a Genova, una mostra che presenta la vitalità delle ricerche dei giovani artisti presenti a Firenze (individuata come luogo centripeto e baricentrico di un più vasto territorio, che non necessariamente coincide con la Toscana), proponendo tre diverse chiavi di lettura per interpretare ricerche apparentemente molto differenti tra loro.

Cosa è Firenze? Turisti, città del Rinascimento, caldo afoso, camera con vista, sindrome di Stendhal, il David, Ponte Vecchio, gli inglesi a Firenze, Grand Tour, Manierismo, moda, pittura, chiusura, guelfi e ghibellini, Amici miei, ironia, il vino, il Chianti e il chiantishire, Leonardo da Vinci, le colline, il paesaggio...Gli stereotipi e il fascino emanati da questa città sono innumerevoli e spesso scaturiscono da una precisa volontà di autoreferenzialità che non permette un collegamento in presa diretta con le ricerche contemporanee; e che fino agli anni Novanta sono stati il capro espiatorio per giustificare la mancanza di impegno concreto per l'arte contemporanea. Grazie alle forme e agli strumenti della comunicazione globale gli artisti della generazione attuale non si sentono isolati dal resto del mondo e dal dibattito internazionale: questi, infatti, hanno già assimilato le dinamiche dell'arte relazionale, le connessioni tra arte ed emergenza geopolitica, e usano con disinvoltura tutte le tecniche espressive, adottandole a seconda del progetto da affrontare.

Lorenzo Bruni presenta le opere di sei artisti che si confrontano con l'esigenza concettuale e tecnica di raccontare l'esperienza “del paesaggio”. Le domande che emergono da questa riflessione sono: cosa intendiamo con la parola “paesaggio”? Come viene gestito e concepito lo spazio pubblico nell'era di google maps e della comunicazione globale? Questi artisti come risolvono il tentativo di dialogo tra lo spazio rappresentato e quello vissuto, tra la visione e l'esperienza del territorio? Le modalità di confronto con la natura è la chiave di lettura per osservare in maniera differente le ricerche dei giovani artisti attivi in Toscana, regione che ha contribuito sin dagli anni Sessanta al dibattito internazionale legato all'arte ambientale, al nuovo ruolo dell'architettura, al tentativo di registrare il paesaggio o di modificarlo.

Daria Filardo ha coinvolto cinque artisti a riflettere sul tema dell'altrove, sulle fughe che ognuno di loro intraprende e sui conseguenti ritorni. I lavori scelti sono accomunati dalla stessa particolare visionarietà con cui ri-visitano i viaggi immaginati e compiuti, i continui spostamenti che li portano ad operare e risiedere nel territorio toscano o a fuggire da esso. Le loro opere sono caratterizzate da una interrogazione e una analisi sulla natura dell'immagine e sui suoi meccanismi percettivi.

Quello che accomuna il percorso di questi artisti è che le loro riflessioni partono da un nuovo tipo di libertà concettuale e operativa che non sente il peso di un legame originario quanto piuttosto si concede ad un continuo rinnovamento dell'orizzonte interpretativo.

Pietro Gaglianò ha invitato sei artisti che descrivono una geografia dispersa, connessa alla centralità di Firenze, ma memore di una pluralità di contenuti che arrivano da altre aree della Toscana. Tutti gli autori sono altrettanti testimoni di una educazione sentimentale alle cose dell’arte che traligna dai percorsi consolidati. In questa occasione sono stati invitati a riflettere sull’esercizio dell’arte come forza morale, come difesa, come idea di resistenza alla “matta bestialitade”, uno dei fondamenti del peccato indicati da Dante nel canto XI dell’Inferno (“le tre disposizion che ‘l ciel non vuole” vv. 81-83) e qui interpretato come dissipazione della condizione umana.