Catastrofi d’arte
Un saggio che ripercorre le profezie più clamorose del Novecento attraverso le vicende di opere e artisti che hanno inaugurato un nuovo paradigma.
Comunicato stampa
Il Novecento è stato prodigo di opere rivoluzionarie che hanno sfidato il concetto classico di bellezza. Con il tempo, e con il contributo decisivo della cultura di massa, quegli strappi si sono in gran parte ricuciti e il senso comune ha fagocitato molta di quell’arte inizialmente percepita come sovversiva. Eppure ci sono opere che non sono mai riuscite a diventare “belle”, o meglio, che non sono mai riuscite a diventare davvero arte, nemmeno arte urticante o sgradevole: sono le opere-catastrofe, capaci di fare tabula rasa della tradizione con una radicalità inedita, germi di un nuovo paradigma che prenderà il nome di “contemporaneo”.
Luigi Bonfante ripercorre il secolo delle avanguardie e ci svela il valore profetico di un’arte che non è più sufficiente guardare, che è spesso indistinguibile dagli oggetti d’uso comune e indissolubile dalle personalità e dalle vite dei suoi autori. Scopriamo così che lo spiazzante rigore dei 4'33'' di silenzio di Cage e l’apparente impersonalità dell’Erased de Kooning Drawing di Rauschenberg hanno strettamente a che fare con l’annientamento del confine tra arte e vita; che le sperimentazioni sul vuoto di Klein e gli affilati paradossi di Manzoni inaugurano una costruzione del mito dell’artista che diventa essa stessa opera d’arte; che l’iconica Brillo Box di Warhol ribalta le gerarchie moderniste aprendo uno squarcio sul postmoderno; che l’ambizione di un inizio assoluto, elemento fondante di qualunque fare artistico, assimila la ricerca di Duchamp a quella di Malevič.
Nel gusto dello spiazzamento, nella sottrazione di punti di riferimento e aspettative, nella beffa ironica che accomuna questi lavori c’è tutto il fascino filosofico dell’enigma, di un’arte che mette in discussione se stessa e rinuncia a compiacere lo spettatore per ricercare un grado zero di forma e contenuto, dove non esiste più un medium privilegiato e si può usare qualunque materiale, in qualunque modo. Giocando con la trasgressione, non solo estetica ma anche etica e giuridica, l’opera deborda dall’oggetto di cui è costituita e si fa discorso da interpretare, nel complesso delle relazioni semantiche che costituiscono il suo artworld, per usare un termine caro ad Arthur Danto.
Attraverso le opere-catastrofe questo saggio ci aiuta a riconoscere le caratteristiche più salienti del contemporaneo e a comprendere le ambiguità del nostro presente, stretto fra un sistema senza scrupoli che alimenta la produzione di bluff e feticci per assecondare ingenti interessi economici e un’arte straordinariamente inventiva, paradossale e pregna di significati pur se retroattivamente attribuiti, secondo la lezione fondamentale di Duchamp per cui l’atto creativo non è realizzato dal solo artista ma attende il verdetto della posterità.
Luigi Bonfante è saggista, autore televisivo, sceneggiatore e divulgatore. Suoi contributi su arte moderna e contemporanea, televisione, cinema e musica sono apparsi su Doppiozero e Link – Idee per la tv.
Elio Grazioli insegna Storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi e all’Accademia di Belle Arti di Bergamo. Dirige con Marco Belpoliti la collana di monografie Riga e con Riccardo Panattoni il semestrale di cultura visiva Imm’. Per Johan & Levi ha già pubblicato La collezione come forma d’arte (2012) e Duchamp oltre la fotografia (2017).