Cathy Josefowitz – Blue blue and more
Otto grandi tele, che fanno parte dell’ultima produzione della pittrice, domineranno la mostra. Protagonisti i cieli sempre più tersi e immateriali che vagamente si confondono con le visioni del quotidiano, oggetti danzanti nella scenografia delle luci e delle ombre.
Comunicato stampa
Sabato 6 settembre 2014 abbiamo l’onore di ospitare nella galleria di Pietrasanta, un omaggio a Cathy Josefowitz, artista legata dal 1991 alla galleria e recentemente scomparsa. L’accurata selezione delle opere è stata fatta da Lei nel mese di Giugno, e riguarda i lavori eseguiti nel suo atelier di Ginevra al suo ritorno da un viaggio in Tunisia.
“Blue blue and more”, è il titolo nato da una sua frase riportata egregiamente dallo scrittore Beppe Sebaste nel testo che accompagna il catalogo: “E mentre ti guardo nuotare e volteggiare nell’azzurro, e vorrei toccarti ma non ci riesco, mi accorgo che le parole più belle le hai usate tu accompagnando una delle tue ultime tele: blue, blue and more.”
Otto grandi tele, che fanno parte dell’ultima produzione della pittrice, domineranno la mostra. Protagonisti i cieli sempre più tersi e immateriali che vagamente si confondono con le visioni del quotidiano, oggetti danzanti nella scenografia delle luci e delle ombre. Alle tele si accompagnano 50 disegni, veri e propri appunti di viaggio dove si incontrano le pose dei personaggi di C.J. sempre in movimento, a volte contorte a volte distese in un disarmante abbandono. Citava infatti Philippe Daverio, nella bella e penetrante introduzione della mostra “Meditation In & Out” del 2012 a Palazzo Broggi di Milano: “Matisse settantenne rifiugiato in Costa Azzurra... continuerà ad applicare il credo di un’estetica pura guardando filtrare nell'aisance la luce mediterranea attraverso un boccale di pesci rossi, col coÍore...” Da Matisse discende, forse inconsapevole, la visione di Cathty Josefowitz.
Da trent’anni la vedo dipingere l'inquietudine della sua aisance adolescenziale. Col colore e con la forma. La ritrovo in un'esperienza ben più condensata oggi, stratificata. E' innegabile che la frequentazione mentale con Francis Bacon ha finito per fare da contrapposizione esistenziale a Matisse. Che cosa ci può essere di più lontano dalle atmosfere ovattate di Nizza se non i corpi contorti della sofferenza baconiana?
Dopo l’allestimento di Milano, questa di Pietrasanta, si colloca come naturale epilogo, testimonianza della vitalità e della complessità di un’artista che, come lei stessa amava ripetere ha “scelto la pittura per esprimere il mondo: un palco teatrale dove tutto può accadere”.
A proposito di palco-scenico, sempre dal ricordo della Tunisia, una laboriosa “ricostruzione scenografica“ di carte e collage di una piccola cittadina che appare agli occhi del visitatore come un teatrino.
La mostra è allestita con un contributo di Lorenzo Piqueras, allestitore di importanti mostre del Louvre.
Cathy Josefowitz nasce nel 1956 a New York. Sua madre dipinge, suo padre è produttore di dischi e direttore d’orchestra. Cresce in Svizzera; a 16 anni si trasferisce a Strasburgo dove studia scenografia al Theatre national de Strasbourg, l’anno seguente si iscrive alla Accademia di Belle Arti di Parigi. A 21 anni, nel 1977, torna negli Usa dove il teatro e la danza le aprono nuove prospettive. Studia «Performing Arts» al Dartington College of Arts nel 1979 ed entra in contatto con alcuni maestri della danza contemporanea che integrano la sua formazione. Dopo il diploma torna nuovamente in Europa, è la volta del Galles, dove fonda una compagnia di danza e teatro, «Research and Navigation» con Mara de Wit. E’ in questo periodo che la danza e la musica diventano parte integrante e fondamentale del suo lavoro da pittrice. Nel 1988, con il suo primo lavoro da coreografa, vince il concorso di coreografia a Vienna con lo spettacolo “Woodstock”. Ha insegnato a lungo danza sia in Svizzera sia in Italia (dove si era trasferita dopo l’incontro con lo scrittore Beppe Sebaste, col quale ha avuto il figlio Pierre). Il cineasta Francese Levy Kuentz assieme a suo fratello Stéphane, scenografo, hanno realizzato due documentari sul lavoro di Cathy, uno nel 2003 e uno nel 2011. La sua prima personale risale al 1973 alla Galerie Helmina di Strasburgo, cui fece seguito nel 1975 quella alla Galerie La Puce à l’Oreille a Parigi. In Italia espone per la prima volta nel 1990 a Milano (Galleria Lusca). Dal 1991 inizia la collaborazione e l’amicizia con Susanna Orlando con la partecipazione a rassegne nella sua galleria. Fra le rassegne collettive a cui ha partecipato si ricordano quelle parigine: Salon des Femmes, Unesco (1976); Grands et jeunes d’aujourd’hui, (1995), Salon de mai (1996,1997). Muore nel giugno 2014.