Cattedrale di luce
A 125 anni dalla nascita di Piero Portaluppi, Biffi Arte celebra questo architetto eclettico, ironico, potente nell’ideazione e abilissimo a lèggere i desideri della società del suo tempo, con una mostra molto particolare, e in qualche maniera duplice; lo celebra, cioè, attraverso l’occhio fotografico di due notevoli talenti della Piacenza d’anteguerra: i Fratelli Manzotti.
Comunicato stampa
A 125 anni dalla nascita di Piero Portaluppi, Biffi Arte celebra questo architetto eclettico, ironico, potente nell’ideazione e abilissimo a lèggere i desideri della società del suo tempo, con una mostra molto particolare, e in qualche maniera duplice; lo celebra, cioè, attraverso l’occhio fotografico di due notevoli talenti della Piacenza d’anteguerra: i Fratelli Manzotti.
Dopo una tenace ricerca, nel Fondo Manzotti del Museo della fotografia e della comunicazione visiva di Piacenza sono stati ritrovati oltre 150 tra lastre emulsionate e negativi su celluloide dedicati alla costruzione della Centrale Elettrica Emilia, magnifica prova della capacità di Portaluppi di coniugare utilità e bellezza, e della volontà, spesso efficamente espressa dall’Italia del lungo esperimento totalitario, di realizzare opere pubbliche tanto impegnative quanto magniloquenti nella resa simbolica. La Centrale impegnò l’architetto e le maestranze dal 1925 al 1929, e richiedette il lavoro di ben 900 fra operai e tecnici. Riconvertita a più moderne tecnologie nel dopoguerra, entrò in disuso nel 1985, ed è oggi, un poco costretta nel mezzo dell’espansione viaria tra il limitare settentrionale della città e il fiume, un monumento dell’archeologia industriale di cui molti piacentini ignorano addirittura l’autore.
Anziché percorrere la strada consueta delle mostre in onore di architetti del passato, con schizzi, disegni, prospetti e modellini che certamente testimoniano le capacità progettuali e il potere d’astrazione del genio costruttivo ma sovente comunicano assai freddamente l’entusiasmo della creazione, Biffi Arte ha preferito raccontare il colossale impegno umano del costruire attraverso la sensibilità artistica dimostrata da Erminio ed Eugenio Manzotti coi loro apparecchi fotografici; evidentemente incaricati dallo stesso Studio Portaluppi di documentare le tappe di avanzamento dei lavori, essi infatti hanno immortalato con competenza e non di rado eccellendo nella strutturazione estetica delle inquadrature scavi, palificazioni, potenza infiltratrice del fiume, ponteggi, camminamenti, sopralluoghi dei responsabili, stati mediani degli edifici, delle tettoie, delle fondazioni, facciate compiute – tanto ravvicinate quanto riprese da lontano – particolari decorativi, macchinari e quant’altro. Tutti tasselli di un’emozionante dinamica della volontà umana di civiltà racchiusa – ma conservata viva e vitale – entro l’apparente staticità del medium fotografico.
Questa la duplicità della mostra: l’arte fotografica che ha oggettivato il divenire del progetto non è stilisticamente minore dell’arte architettonica da essa presa a soggetto. Tanto è vero che essa non ricorre ad alcuna enfasi espressionistica – con la sua banale violenza di scorci e di ombre – per dare conto di una costruzione di alto valore estetico ma fatta per il popolo, per la totalità di una comunità, non a sfogo di febbri intellettuali individualistiche.
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Le lastre originali sono state rintracciate, pulite, nel caso restaurate, quindi digitalizzate da Maurizio Cavalloni.