Cavie
Evento di arti performative e videoarte.
Comunicato stampa
CAVIE (concept)
Cavie nel linguaggio comune è sinonimo di animale da esperimento. Esso esprime la dicotomia sofferenza/benessere. Poche cavie soffrono (e non per propria scelta) per offrire un ipotetico benessere ai molti. Dal superamento di questa dicotomia nasce il concept Cavie: cavie da performance.
Le arti performative e la videoarte vengono proposte in questo evento come laboratorio di sperimentazione e ricerca nell’ottica di offrire un benessere ai molti. Ma in questo laboratorio l’accezione Cavie è positiva/propositiva, frutto del libero arbitrio. Vuole palesare la sofferenza (volontaria) di chi desidera far emergere le proprie/oggettive verità per il reale bene comune, e per
questo scopo combatte il bigottismo istituzionalizzato, il luogo comune, il falso cosiddetto “bene
comune”. Ma per raggiungere questo obiettivo l’artista/cavia/performer deve utilizzare i linguaggi
dell’arte meno istituzionalizzati: propri delle arti performative e della videoarte.
La cavia/performer per raggiungere il suo scopo deve ingannare il censore. Nella sua azione l’artista mette in atto un’operazione psicologica di tipo freudiano: per far emergere alla coscienza le nevrosi inconsce deve superare il controllo di un preconscio (censore) vestendo il significato con un significante accettabile/plausibile oppure con un significante non convenzionale. Per questo scopo le arti performative contemporanee sono efficaci; esse esprimendosi con linguaggi poco convenzionali possono essere censurate con difficoltà. Questa difficoltà di censura ne determina la loro forza e le rende estremamente attuali; capaci di far emergere le nevrosi della nostra società con immediatezza (basta saper decifrare il messaggio) e di superare facilmente gli ostacoli che potrebbe frapporgli il censore/conservatore (che non comprendendo o fraintendendo lascia passare).
Per concludere, il laboratorio performativo Cavie è positivo in quanto libero e propositivo in quanto offre a tutti i frutti della propria libertà d’espressione, di ricerca formale e culturale in totale contrapposizione al laboratorio coatto dell’arte istituzionalizzata.