Ceramicamica
Scultori, ceramisti, e dunque alchimisti, gli artisti presenti in questa rassegna sono tutti ceramici: artisti amici della ceramica. Formano una pattuglia generazionale.
Comunicato stampa
Scultori, ceramisti, e dunque alchimisti, gli artisti presenti in questa rassegna sono tutti ceramici: artisti amici della ceramica. Formano una pattuglia generazionale – quella degli anni 60/80 – nati sotto la costellazione di Fontana, Melotti, Leoncillo. Queste grandi stelle polari dell’arte moderna non risplendono in cielo, ma nel profondo della terra, negli strati di argilla che sin dalla preistoria l’uomo ha scavato per trarne la materia dei suoi primi manufatti. Una materia splendente, striata di giallo, arancio e rosso a causa degli ossidi di ferro, screziata di bianco e giallo per effetto dell’ossido di titanio. E’ pasta tenera quella dell’argilla, nella quale la mano modella il pensiero prima di consegnarlo a quella bocca di fuoco che è la fornace. Che lo fissa, per sempre, in forma plastica.
Un blocco di argilla, squadrato e pesante, contiene tutte le forme possibili e immaginabili, passate e a venire. L’artista le cava, scavando nella storia come nelle profondità di se stesso, della sua memoria e della sua immaginazione. Ognuna delle opere in mostra è il risultato dell’immersione che i nostri artisti hanno compiuto nei soffici fondali argillosi del loro mondo. E quello che hanno trovato, dopo averlo sottoposto alla prova del fuoco, lo consegnano a testimonianza di quel confronto – e potrà aver forma di lotta, dialogo o abbraccio - che laggiù, nelle caverne ctonie e nelle fornaci che sono i loro studi, hanno avuto con il mondo della forma e delle idee.
Sarà allora il dialogo colto di Giuseppe Ducrot (1966) con le forme e gli stilemi in perenne movimento dell’arte barocca; la segreta complicità di Benedetto Pietromarchi (1972) con gli ossidi minerali e con la potenza delle forme organiche; la fascinazione di Tristano di Robilant (1964) per le labirintiche armonie orientali; l’arguzia illusionistica di Davide Monaldi (1983) che sottrae la ceramica alla sua funzione utilitaria facendone una ceramica da parati; l’attenzione di Emiliano Maggi (1977) che dalla sua argilla bianca invetriata, lavorando di stecca e di occhiello, ha tratto delle forme zoomorfe colorate di rosso fuoco; la sensibilità di Alessandro Twombly (1959) nel cogliere le infiorescenze di una botanica del profondo; i volumi di ceramica ramata in incessante metamorfosi di Peter Contigliozzi (1977).
Dopo la mostra La ceramica che cambia del MIC di Faenza (2014), la Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea di Frascati (2014-15), la mostra sulla Scultura Ceramica Contemporanea in Italia alla GNAM (2015) e la mostra Ceramix al Bonnefanten Museum di Maastricht (2015), lo studio Geddes-Franchetti offre il suo contributo al riscatto della ceramica intesa come materia privilegiata della scultura contemporanea attraverso le opere di sette tra i più interessanti artisti romani attivi sulla scena internazionale.